mtn | museo temporaneo navile il prossimo dicembre chiuderà. Una chiusura sofferta per chi ha fatto (Silla Guerrini e Marcello Tedesco) e spiacevole per chi, come chi scrive, dal 2019 è stato un frequentatore mai deluso dall’offerta di questo presidio culturale al piano terra di via John Cage, 11, alle porte di uno dei quartieri più popolari di Bologna.
In un momento storico senz’altro non facile per la cultura durante il quale molti spazi stanno decidendo di cessare le attività, alimentare polemiche sarebbe fin troppo semplice, ma Tedesco e Guerrini possono affrontare questo momento senza alcun rimpianto per aver offerto un servizio pubblico libero e gratuito. Chiudere è come spegnere un interruttore, il buio si sa, può far paura ma può anche cambiare la prospettiva sulla visione delle cose e, quelle belle, sono spesso effimere.
Ironia della sorte, prima di sapere della comunicazione della chiusura del museo temporaneo navile, Marcello Tedesco era già a lavoro su questa (pen)ultima mostra, “Paura della libertà”, con la quale mtn saluterà il suo pubblico dal 14 ottobre. Un’ esposizione ancora una volta di carattere storico, che si pone, dopo quelle dedicata a Cesare Zavattini (“Aspettando Za”, una non mostra dalla collezione Massimo Soprani) e a dieci maestri dell’arte moderna e contemporanea (“All Stars”, Gino De Dominicis, Claudio Parmiggiani, Joseph Beyus, etc.), come focus sulla figura di Carlo Levi.
Ispirata al poema politico che scrisse lo stesso Levi nel 1939 e pubblicato in Italia nel 1946, individua alcune personalità, bolognesi e non, nate tra gli anni ‘30 e ‘50 del ‘900 ancora da (ri)scoprire dalla scena artistica attuale. Marion Baruch, Pinuccia Bernardoni, Pietro Coletta, Corrado Levi, Marco Pellizzola, Roberto Rizzoli e Mili Romano, compongono la squadra di artisti che, in primis con il loro modus vivendi, avrebbero ancora molto da dare, in questo momento in cui la grande lezione del Novecento sembra ancora non esser stata assimilata.
Non sono solo le loro poetiche, infatti, ma le stesse biografie di questi artisti a sorreggere le opere in esposizione. A partire proprio da Levi (Torino, 1902 – Roma, 1975), con in mostra un olio su tela del 1971 dal titolo “Nel mio giardino”. Quella che potrebbe apparire come una semplice natura morta è una dichiarazione di un atteggiamento verso la realtà, arrivare a una visione metamorfica che connota tutta l’opera matura dell’autore. L’osservazione del mondo della natura gli permetteva di immergersi in quello che lui chiamava la “forma delle forme”, un’immagine primordiale che le comprendesse tutte in modo simultaneo senza cristallizzarsi in nessuna in particolare.
Tedesco parla di una terra di mezzo tra gli estremi opposti nei quali la società si è divisa dal dopoguerra in poi e che questi sette artisti, non necessariamente con totale consapevolezza si sono spostati lungo tale filone negli anni finendo non sempre per ricevere i giusti meriti ma ciononostante continuando il loro percorso mossi in primis da necessità espressive evitando accuratamente comfort zone a favore della costante ricerca personale. Dopo una preview della mostra accompagnato da Tedesco (che ne firma la curatela) Il carattere fortemente metamorfico, negletto e al tempo stesso pregno di spunti mi ha fatto pensare, prendendo a prestito Leonard Cohen, a dei Beautiful Losers.
Nella project room sarà presente Agnese Zavoli, studentessa dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Fino al prossimo 12 novembre la mostra sarà sempre visibile dall’esterno del museo. Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica dalle 15 alle 19.
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