Frutto della prima residenza artistica della Galerie Françoise Besson, l’esposizione “Récolter l’instant de nos évidences” ha raccolto le opere in una monografica sulla giovane artista lionese Nawelle Aïnèche che trasforma gli oggetti in materia, attraverso la tessitura. Così, la Galerie Françoise Besson realizza la volontà di sostenere la creazione contemporanea e di accompagnare gli artisti nello sviluppo di un progetto. In questo modo, la galleria si mette al centro del processo creativo facendo dell’esposizione una tappa invece che una finalità.
Questa monografica di Nawelle Aïnèche è un racconto a ritroso sul suo lavoro, sin dall’inizio. Quella dell’artista lionese è una pratica dedita al gesto – in misura quasi ossessiva – che si trova al confine tra arte visiva, arti performative e artigianato d’arte. È attraverso il medium della tessitura che Nawelle Aïnèche trasforma gli oggetti in materia, rendendoli in alcuni casi parti integranti di episodi performativi. Per esempio, è il caso del progetto ibrido “ENTRE”, punto di incontro tra la performance e la scultura tessuta, tra i lavori presentati alla Galerie Françoise Besson.
Qui si mostrano le intenzioni dell’intero lavoro di Nawelle Aïnèche, tra cui il desiderio di ridare poesia a quei materiali che ne son stati denudati. “ENTRE” è strutturato attorno al concetto giapponese del ma che definisce il vuoto anche come uno spazio che collega due persone. Infatti, in alcuni casi è proprio il vuoto a essere mappato dall’opera dell’artista (Cartographies du vide, 2021) che dialogherà col corpo in movimento della performance pensata per questo progetto (residenza a Les Subsistances, Lione, marzo 2022).
Torna il riferimento alla cultura giapponese con la citazione dell’ikebana, arte floreale che sublima la natura, nella piccola scultura omonima. Fonte d’interesse alla base di questi lavori è l’attrazione tra la materia corporea e il paesaggio delle nostre emozioni. Così, attraverso le sue opere Nawelle Aïnèche rende esplicita la relazione tra interno ed esterno; l’obiettivo è l’emozione e non la realizzazione finale. Bande magnetiche (per questa occasione recuperate esclusivamente da videocassette con film di Jean-Luc Godard), spilli da cucito e il telaio. Questi sono gli elementi fondamentali delle opere esposte in “Récolter l’instant de nos évidences”.
Nawelle Aïnèche è un’artista multidisciplinare, proviene dal mondo della performance e ha intrecciato a questa, nel tempo, quello della tessitura. “Qu’est-ce que je vais faire de toi?” (2017) è un’opera che nasce proprio da questo connubio, lo stesso presente nel progetto ibrido “ENTRE” di cui sopra. Françoise Besson ha deciso di aprire le porte della sua galleria a questa artista credendo nella sua pratica che tesse un filo tra passato e presente, trattandosi di un modo di lavorare di antiche origini però con materiali contemporanei. Così, la Galerie Françoise Besson rende omaggio al quartiere dove si trova, La Croix-Rousse (Lione), facendo eco ai canuts, gli operai della tessitura della seta.
Proprio davanti la galleria, sull’alto lato della strada – spiega Françoise Besson – vi è un’ex fabbrica tessile. Infatti, è proprio qui che lavoravano i canuts dal XVIII secolo, coloro che hanno contribuito alla fama di Lione in quanto a lavorazione della seta. Fama e tradizione ancora oggi del tutto attuali e che si perpetuano nell’opera degli artisti più giovani. Come Nawelle Aïnèche, i cui lavori sono esposti al Museo storico di Mosca (Russia) al Tank Museum (Cina) e al Grand Palais di Parigi e hanno richiamato anche l’attenzione di Villa Medici e dei curatori della prossima biennale di Lione.
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