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NFT on fire: Damien Hirst espone i suoi 10mila Spot Paintings, in attesa di bruciarli
Arte contemporanea
di redazione
Alla fine, la sfida tra NFT e opere fisiche, lanciata da Damien Hirst con il suo progetto “The Currency”, è finita in pareggio o quasi. Sono stati infatti 5.149 gli acquirenti che hanno scelto di scambiare i loro Non Fungible Tokens con i corrispondenti “Spot Paintings” realizzati dall’artista inglese, mentre 4.851 hanno deciso di conservare solo i Token, decretando così la fine materiale delle opere a quelli riferite, che verranno bruciate dallo stesso Hirst durante la settimana di Frieze London. E non poteva presentarsi occasione migliore, cioè quando la valuta sonante, appunto la “currency”, con ogni probabilità girerà felicemente tra i booth della frequentatissima fiera.
Intanto, le 10mila opere, sono state mostrate alla Newport Street Gallery di Londra, l’ex laboratorio di falegnameria nel quale Hirst espone la sua personale collezione d’arte. In questo ampio e raffinato spazio postindustriale, i disegni sono ordinatamente schedati in una gigantesca e suggestiva installazione ma non tutti sono fisicamente presenti: di quelli che non verranno bruciati sono state esposte solo delle diapositive in bianco e nero, in un ennesimo gioco di rimandi e di specchi tra originali, copie e riproduzioni, pensato dall’artista che non perde il gusto per il divertissement.
Lanciato nel luglio 2021, il progetto “The Currency” è partito da una raccolta monstre di 10mila NFT corrispondenti a 10mila opere d’arte originali di Damien Hirst, della serie dei suoi famosi “Spot Paintings”. Le opere d’arte fisiche sono state create nel 2016, utilizzando vernice su carta. Ogni opera è fatta a mano, numerata, titolata, timbrata e firmata dall’artista sul retro. Ciascun lavoro è stato acquisito a partire da una base di 2mila dollari, arrivando a generare ben 25 milioni già nei primi 60 giorni e chiudendo dopo un anno, a luglio 2022, con poco meno di 50 milioni di dollari.
Ai collezionisti è stata data la possibilità di fare una scelta: mantenere l’NFT o scambiarlo con l’opera d’arte fisica. Il periodo di scambio si è concluso il 27 luglio 2022 con il risultato che poco più della metà degli acquirenti ha deciso di mantenere l’opera d’arte fisica. Le restanti opere, delle quali gli acquirenti hanno preferito mantenere l’NFT, invece, andranno in cenere.
A quel punto, dunque, non si tratterà più dell’NFT di un’opera, quindi di un codice “virtuale” generato su una blockchain e riferito a un oggetto fisico, ma di un NFT autonomo, insomma, una “cosa” di un’altra categoria ancora non identificata e che, evidentemente, presuppone anche una diversa idea di possesso o un’ulteriore prospettiva di investimento. Per Hirst è un aut-aut, o l’uno o l’altro, dunque. Tuttavia, il sistema ufficiale dell’arte, che non mollerà le sue posizioni e che potrà continuare a contare sulla persistenza delle sue strutture di attribuzione di valore (musei, gallerie blue chip, fiere, aste…) e la scena NFT, che in una fase pionieristica si era sviluppata proprio come reazione al potere consolidato detenuti da quei pochi protagonisti, potrebbero trovare altri modi di fondersi, ibridandosi su un nuovo piano, al di là delle bolle speculative che tanto hanno fatto storcere il naso ai puristi e considerando le potenzialità futuribili delle criptovalute.
«L’intero progetto è un’opera d’arte e chiunque acquisterà The Currency parteciperà a questo lavoro, non si tratta solo di possederlo», ha dichiarato Hirst in una nota. «È di gran lunga il progetto più eccitante su cui abbia mai lavorato», ha continuato l’artista, facendo riferimento anche al senso di community suscitato dal progetto, al quale hanno partecipato – acquistando l’opera o l’NFT dell’opera – non solo collezionisti di lunga data ma anche nuove tipologie di acquirenti, incuriositi dalla novità e dalla relativa accessibilità.
E poi, durante l’evento di apertura riservato ai 10mila acquirenti, è stata presentata anche una vasta collezione di merchandising a tema spot colorati, che a quanto pare è stata molto apprezzata. In vendita, una selezione di magliette, felpe, cappelli, ombrelli e bag, rigorosamente tangibili, indossabili. Chissà se Hirst ne farà anche una versione pensata per gli avatar virtuali. Per ora, si gode il momento: «Non so ancora cosa sto facendo e non ho idea di cosa riserverà il futuro, se gli NFT o gli oggetti fisici saranno più preziosi o meno. Ma questa è l’arte!».