Le ampie sale della sede di piazza Belgioioso 2 di Peres Projects accolgono le sorprendenti astrazioni di Brent Wadden, classe 1979, per la sua prima personale milanese, Night Soil. Attraverso le loro ripetute forme geometriche e la loro simmetria, le tele presentano riferimenti formali e concettuali all’astrazione modernista, sfidando allo stesso tempo le convenzioni della tessitura. Come tessitore autodidatta, il processo di Wadden è esplorativo, laborioso e si è ampliato nel corso degli anni per tentativi ed errori, includendo forme complesse e combinazioni di colori inaspettate. Negli spazi appartenuti un tempo a Massimo De Carlo, a due passi dalla Scala, una compenetrazione di piani policromi, sagome irregolari, geometrie astratte, si fondono assieme generando vibranti suggestioni in chi guarda.
«Ancora non puoi davvero prevedere quei momenti magici in cui una linea o un colore si incrociano da un pannello all’altro, speri solo che funzioni. Il modo in cui creo i miei lavori lascia molti piccoli misteri estetici che si rivelano solo una volta che l’opera è cucita e allungata – è allora che il tutto si unisce e posso incontrarlo pienamente», racconta l’artista canadese a Émergent Magazine in una intervista del 2021.
In Night Soil lavorare è ripetere, migliorare e perfezionare, ma persino gli errori «sono portali di scoperta». La costante risoluzione dei problemi diventa così un metodo per l’artista; al telaio qualsiasi errore è elevato a un vantaggio sulla superficie dell’opera d’arte. D’altronde anche l’origine di gran parte del materiale utilizzato da Wadden è indicativa di questa elevazione: una vasta collezione di tessuti e materiali, raccolti nel tempo da innumerevoli vendite di lotti, sgomberi di case, mercatini delle pulci, e questa provvidenza pone un mantello sostenibile sulla sua pratica artistica, oltre a permettergli di scegliere ed esplorare qualsiasi colore fino all’esaurimento.
Per usare le parole del curatore John Holten, «proprio come la scrittura e la cancellazione di parole da parte di un poeta nella stesura della musica e della canzone, così anche la tessitura verso la visione espansa e astratta del piano catturato all’interno della cornice. E cosa rimane dentro il telaio? Tracce di tutti noi forse, qualunque cosa che desideriamo aver portato via entro la mattina. Sotto il mantello della linea, la prospettiva di un ingresso digitale. L’apertura dello schermo, l’impronta della mano del lavoro».
Questo è il quinto solo show di Wadden con Peres Projects. Una delle ultime collaborazioni con la galleria si è tenuta nelle sale della sede berlinese di Peres nel 2021. Tra le sue recenti mostre personali si annoverano quelle organizzate da Pace Gallery, a Los Angeles nel 2023, Seoul nel 2022 e Ginevra nel 2021, a New York da Mitchell-Innes & Nash, nel 2023, da Almine Rech, a Parigi, 2022, e Bruxelles, 2019, e dalla Contemporary Art Gallery di Vancouver, curata da Kimberly Phillips (2018); i suoi lavori presenziano in diverse collezioni, tra cui il Rubell Museum di Miami, la Marciano Art Foundation a Los Angeles, la parigina LVMH Foundation e la Taguchi Art Collection, parte del Museum of Modern Art di Gunma.
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