In che modo i cambiamenti rapidi e profondi che sta affrontando la società albanese stanno avendo un impatto sulla sua produzione artistica? Per capirne gli effetti dobbiamo andare indietro fino alla fine dello scorso novembre, quando nella capitale si è svolto il Tirana Art Weekend, un evento diffuso che, per la prima volta, ha raccolto in un unico progetto le voci e le realtà artistiche albanesi più significative per dare visibilità internazionale alle pratiche contemporanee. Nato dalla collaborazione tra istituzioni indipendenti e collettivi locali, la quattro giorni è inserita a pieno titolo in questo percorso di rinnovamento culturale. Il primo Tirana Art Weekend ha segnato quindi un passo importante verso il consolidamento di una rete culturale che mira a promuovere la libertà espressiva e a stimolare il dialogo. Non solo un’opportunità di incontro tra artisti, curatori e pubblico, ma una piattaforma diffusa di riflessione sulle sfide della società albanese, tra memorie storiche e questioni del presente.
Il progetto è stato organizzato da Albanian Visual Arts Network (AVAN), un’organizzazione non-profit dedicata alla promozione e al supporto della scena artistica contemporanea in Albania. AVAN è nata dall’urgenza di rispondere alle necessità di un paese che vive un periodo di rinascita culturale. La capitale sta emergendo come polo creativo, trainata in particolare da iniziative indipendenti che riflettono su temi come la memoria storica, l’identità nazionale, le politiche culturali attuali e la gestione dei cambiamenti urbani. Eventi come la Tirana Art Weekend sono quindi piattaforme necessarie per rafforzare le infrastrutture culturali e proporre alternative socio-politiche di respiro internazionale. Con la direzione di Adela Demetja, curatrice del padiglione Albania alla 59ª Biennale di Venezia e direttrice di Tirana Art Lab, il team di amministrazione è composto da Amantia Peza, founder dello spazio progettuale Bazament Art Space con Valentina Bonizzi, Elian Stefa di Galeria e Bregdetit e Sonila Abdalli, fondatrice di Bulevard Art and Media Institute con Valentina Bonizzi. 16 le istituzioni coinvolte, tra l’Art House di Adrian e Melisa Paci, le case editrici Botime Berk e Pararoja, Bulevard Art and Media Institute, la fondazione Art Kontakt, le gallerie Bazament, Galeria e Bregdetit, Minus Art Space, Parking Art Gallery, ZETA Center for Contemporary Art, Satellite Zone e The Albanian Cinematheque.
«Il discorso qualitativo sulle arti visive contemporanee in Albania è stato quasi esclusivamente portato avanti da iniziative indipendenti che tuttavia hanno incontrato notevoli difficoltà nel ricevere riconoscimenti e sostegno finanziario a livello locale», ci racconta Adela. AVAN nasce nel maggio 2024 per cambiare definitivamente questo assetto e fare pressione per migliori condizioni di lavoro. «Tra i nostri valori, il garantire trasparenza nella rete di rapporti istituzionali, promuovere la ricerca e la libertà di espressione di tutte le organizzazioni, formali e informali. Comprendiamo che tutti debbano svolgere un ruolo attivo nei processi decisionali e nella creazione di un sistema sano e democratico, e sembra che le cose stiano cambiando in meglio. Grazie ad AVAN ci aspettiamo un maggiore supporto alle arti in futuro».
L’Unione europea ha formalmente avviato i negoziati di adesione con l’Albania. Il Paese punta al progresso da diversi punti di vista, dopo la difficile transizione verso la democrazia post 1991 e le contraddizioni profonde di un turbocapitalismo alienante e deregolamentato dell’espansione edilizia urbana gentrificante, la “febbre del cemento”, a discapito del benessere collettivo (tra gli esempi, la piramide mausoleo di Hoxha, scelta tra i luoghi espositivi, espressione della smisurata autocelebrazione del leader). Dopo 45 anni di isolamento sotto il regime comunista, dagli anni ’90 l’Albania ha cercato di mettersi in pari con il resto del mondo, adattandosi al sistema democratico e, ovviamente, a una mentalità orientata al mercato. «Dal punto di vista politico, ci sono state pochissime critiche all’adozione del nuovo sistema», racconta Adela. «In nome del progresso e dello sviluppo, i cambiamenti sono avvenuti molto rapidamente, spesso senza considerare gli impatti a lungo termine e, talvolta, contro la volontà dei cittadini, della società civile e degli esperti». Questi approcci hanno portato a problemi come la scomparsa dello spazio pubblico, l’enfasi sull’intrattenimento invece che sulla promozione del pensiero critico, lo sfruttamento delle risorse naturali. «Lo sguardo occidentale è stato spesso prioritizzato e idealizzato sia in politica sia nelle arti, mentre curatori e artisti stranieri sono stati sovente sopravvalutati per via della mancanza di autoriferimento e di critica nei confronti dell’Occidente». Negli ultimi anni, ricercatori e curatori sono tornati in Albania per investire le competenze e le conoscenze acquisite, unendosi per «plasmare culturalmente il paese in cui vogliamo vivere al meglio.»
Di fronte alla mancanza di un ecosistema artistico che consenta uno sviluppo sano per tutti gli attori del settore, AVAN promuove la ricerca, punto centrale di ogni pratica, invece di focalizzarsi solo sull’atto espositivo. «Interagiamo a partire dal contesto locale, insistendo criticamente per mantenere l’arte il più lontano possibile dall’influenza della politica e del potere (dato che il mercato dell’arte è quasi inesistente in Albania), che potrebbero essere interessati a sfruttarne l’impatto esclusivamente a proprio beneficio». In termini di supporto finanziario, l’Art Weekend è sostenuta dal Ministero dell’Economia, Cultura e Innovazione, da Raiffeisen Invest Albania e dall’Unione Europea in Albania, accordi importanti che hanno reso AVAN un partner riconosciuto per discutere le politiche culturali e le esigenze della comunità.
L’evento è iniziato simbolicamente il 28 novembre, giorno dell’Indipendenza albanese dall’Impero Ottomano nel 1912, e si è sviluppato in una programmazione coordinata di presentazioni e opening, creando un circuito vivace e dinamico da percorrere a piedi nel centro città. La serata inaugurale si è svolta nella sede centrale temporanea negli spazi della storica villa dell’Istituto per l’Integrazione degli Ex-Perseguitati Politici, l’ente che riconosce e risarcisce coloro che furono condannati e perseguitati dal regime di Hoxha. Nella villa espongono 15 realtà, tra gallerie e progetti editoriali, che illustrano i propri approcci. Spazio anche a DJ, performer e musicisti della scena locale, uniti nella riscoperta del patrimonio musicale albanese su vinile, tra elettronica e live act. Realtà come Art House, Bazament, Art Kontakt, PARAROJA, Galeria e Bregdetit e ZETA Center for Contemporary Art da anni portano avanti la dimensione narrativa di un’arte iper-contemporanea che declina e interpreta l’eredità culturalee dà visibilità a voci femminili, a pratiche di resistenza, arti digitali e nuove tecnologie. Al Bulevard Art and Media Institute è stata allestita The Independent Book Fair, fiera di progetti editoriali da tutto il mondo che coinvolge giornalisti, attivisti e militanti politici, laboratori su tematiche come libertà e identità sessuale, poesia partigiana della rivoluzione curda, letture di solidarietà con la Palestina e il Libano eproiezioni cinematografiche. La diffusione di progetti editoriali autonomi, come l’interessante lecture di Anna Shkreli a Botime Berkdi brani da The Decalogue of a Tirana Neighborhood, offre uno spaccato di vite albanesi in sette decenni attraverso le architetture “senza autore” della capitale, eredità della caotica pianificazione urbana. Il Satellite Program ha riunito realtà tra cui Apparat Studio e le mostre collettive alla Gallery of Arts Tirana, GurGur Gallery e Zenit Gallery, che hanno proposto una visione variegata dell’arte albanese attraverso diverse generazioni e istanze globali.
L’energia della prima Tirana Art Weekend è stato un passo importante per il rinnovamento culturale e sociale che impegna il paese e, diversamente da altre manifestazioni più grandi come la Biennale di Tirana o Tirana Open, ha incluso attivamente veri attori locali. «Siamo profondamente commossi dalla risposta straordinaria del pubblico che ha visitato TAWE, dall’interesse dei media e dai numerosi ospiti venuti appositamente a Tirana. Più di 2000 visitatori hanno partecipato al Festival in soli tre giorni, di cui il 60% visitatori internazionali», ci racconta Adela Demetja. Nella prossima edizione si intende ampliare il programma satellite del festival per coinvolgere altre iniziative e istituzioni che non fanno parte della rete, permettendo loro di partecipare a questo grande progetto dedicato all’arte contemporanea in Albania: «Alla fine, gli artisti sono i principali beneficiari del nostro progetto, e la promozione del loro lavoro rimane la nostra priorità».
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito dell’associazione www.avan.al
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