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Non solo auto. Volvo Studio, a Milano, parla attraverso l’arte
Arte contemporanea
Parlare attraverso le arti è l’obiettivo dello spazio e dell’azienda che c’è dietro a Volvo Studio, con sede nell’urbanizzata Gioia. In mezzo ai solitari grattacieli di Milano la protagonista diventa l’arte contemporanea, scalino che può generare sensazioni forti e innescare dubbi; attraverso un discorso che parla di habitat e di umano e su come i due si abitano a vicenda, gli artisti e la loro poetica diventano il focus di una serie di appuntamenti che parlano di aspetti imprescindibili futuri, tenuti in Viale della Liberazione angolo Via Melchiorre Gioia.
Francesca Colombo, insieme a Bam (progetto di fondazione Catellla) ha pensato ad un percorso di contenuti che desse voce al desiderio dell’azienda, sviluppato in quattro serate, a cura e ideate dalla curatrice Ilaria Bonacossa. Così quattro letture perfromative, che hanno avuto inizio il 22 marzo con Ayman Zedani e proseguiranno con Natália Trejbalová, Trevor Paglen e Nazgol Ansarinia, traggono ispirazione dalla natura, così intrinsecamente collegata ai valori di tutela della biodiversità portati avanti da BAM, coinvolgendo artisti provenienti dai background più diversi. Tramite uno sguardo critico e portatore di visioni inaspettate, ogni artista diventa portatore della propria estetica e idea di rappresentazione in un mondo digitale in vorticosa trasformazione, creando un dialogo con lo spazio e chi partecipa ai talk.
Tra realtà e finzione: il lavoro di Ayman Zedani
Ayman Zedani, artista proveniente dall’Arabia Saudita, analizza nel suo lavoro il rapporto tra il mondo umano e il naturale, con un particolare focus sul clima e la natura del golfo persico. Nel suo lavoro “protagonisti non umani” parlano del cambiamento climatico e della sostenibilità rendendo l’uomo spettatore attivo del mondo che abita e che pensa di padroneggiare. I protagonisti delle sue installazioni, sia fisiche che digitali, sono spesso abitanti dei deserti, come funghi e piante parassite, creature dalle sembianze aliene che sopravvivono in ambienti poco ospitali, contenenti un archivio della storia del paesaggio al loro interno.
La costruzione e il consumo della natura nel Golfo sono centrali nel processo esplorativo dell’artista, così tracce di temi animisti e politeisti trovati nell’Arabia preislamica, dove elementi non umani co-esistevano in armonia con gli umani. Nuove filosofie materialiste sono presenti anche nel suo approccio nella creazione di nuovi spazi ibridi costruiti sui confini del reale e della finzione.
Una bella iniziativa che è aperta ad esperti del settore e un pubblico interessato, in grado di aprire il dialogo e generare nuovi spazi e momenti di fruizione dell’arte che vadano oltre la canonica sala da museo.