Con le restrizioni dovute alla pandemia ormai definitivamente allentate – e con una percezione di sicurezza ormai ritrovata – anche i grandi eventi del mondo dell’arte sono ritornati a puntare sui grandi numeri e sulla movimentazione massiva di persone e oggetti. Anche se l’attenzione alla sostenibilità ambientale è ormai doverosa, come nel caso, per esempio, della certificazione di neutralità carbonica ottenuta dalla Biennale di Architettura di Venezia, recentemente conclusasi. Sulla restaurazione delle dimensioni Ante Covid ha puntato la narrazione scelta da un po’ tutte le fiere globali ma qualcosa è inevitabilmente cambiato e oggi i grandi player del settore provano, in ogni caso, a trovare nuove strategie di sviluppo, proponendo progetti che tentano di estendere le ramificazioni del marchio, anche al di là della dimensione strettamente legata al mercato.
Per dire, nel 2021, in tempi ancora complicati per gli assembranti, Frieze London lanciava una nuova iniziativa: tre spazi espositivi nel quartiere Mayfair, da affittare alle gallerie d’arte internazionali durante tutto l’anno. «Negli ultimi 12 mesi, abbiamo imparato che l’esperienza di vedere l’arte è insostituibile, così come le connessioni umane, che sono così cruciali per il suo apprezzamento. Siamo sempre alla ricerca di nuovi modi per supportare la nostra comunità di gallerie, quindi No.9 Cork Street è una risposta naturale alle sfide portate dalla pandemia», spiegava la direttrice artistica di Frieze London, Eva Langret.
Dall’altra parte della barricata, nello stesso anno Art Basel proponeva nuove modalità di espansione in Asia: non una nuova edizione in presenza ma programmi di consulenze specializzate per le fiere più piccole ma molto ambiziose. Il gigante delle fiere d’arte contemporanea avrebbe messo il proprio preziosissimo know how, maturato nel corso degli anni nell’organizzazione di eventi artistici e culturali, a disposizione di società private del settore ma anche di enti pubblici e amministrazioni locali. Una scelta di sistema, insomma, e molto lungimirante.
Nelle ultime settimane, quasi in concomitanza, i due titani fieristici hanno presentato altri due progetti che proseguono su questa scia e una in particolare ci riguarda da vicino. Dopo le clamorose acquisizioni estive dell’Armory Show e di Expo Chicago, Frieze ha infatti annunciato una collaborazione con il British Council per sostenere il Padiglione Britannico alla 60ma Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia, che si terrà dal 20 aprile al 24 novembre 2024. Oltre a fornire il suo supporto per la realizzazione del progetto dell’artista e regista britannico-ghanese John Akomfrah, Frieze promuoverà la mostra online tramite i social media.
Si tratta della prima volta che una fiera d’arte sponsorizza un padiglione nazionale alla Biennale e l’evento potrebbe fare giurisprudenza. Collaborazioni di questo genere non avranno risvolti commerciali immediati ma possono certamente giovare all’economia della filiera artistica sul lungo periodo, contando anche che, negli ultimi tempi, tra pandemie e guerre, il settore culturale è stato uno dei primi a soffrire dei tagli della spesa pubblica. La Biennale di Venezia poi rappresenta una sfida di non poco conto e le spese possono essere anche difficilmente sostenibili dagli enti pubblici che si occupano dell’organizzazione dei Padiglioni nazionali. Anche se le gallerie d’arte hanno sempre avuto il loro peso, spostare l’ago della bilancia verso l’intervento privato potrebbe comportare una inclinazione commerciale più spiccata.
Nel caso di Frieze, poi, però c’è anche un altro risvolto: il proprietario di maggioranza di Frieze è infatti Endeavour, che è una società statunitense che rappresente anche la NFL e la NHL, football americano e hockey, oltre alla WWE – World Wrestling Entertainment. Il Padiglione Britannico, dunque, sarà sponsorizzato da una fiera (che è anche una rivista) e da un partner statunitense.
In ogni caso, il contributo finanziario del British Council al Padiglione non è diminuito rispetto agli anni precedenti ed è sempre stato integrato da donatori privati, tra cui il brand di moda Burberry, che la scorsa edizione figurava come partner principale. Tuttavia, il progetto di Akomfrah sembra essere particolarmente ambizioso e costoso. L’entità della somma messa a disposizione da Frieze non è stata divulgata.
Sull’online continua invece a puntare Art Basel, una delle prime fiere a trasferire i booth sul mondo virtuale, in piena pandemia. Il colosso fieristico svizzero targato MCH, ha infatti presentato Access by Art Basel, una nuova piattaforma di vendita online che integra le attività del mercato primario dell’arte con quelle della filantropia e del mecenatismo, mettendo in contatto diretto gallerie, collezionisti ed enti di beneficenza.
La prima vendita di Access è stata lanciata il 27 novembre, in preparazione della prossima edizione di Art Basel Miami Beach, che si svolgerà dall’8 al 10 dicembre 2023. La piattaforma ospiterà le opere di varie gallerie che esporranno alla fiera, con lavori di Hernan Bas della Fredric Snitzer Gallery, Katherine Bradford di kaufmann repetto, Wu Chi-Tsung della Sean Kelly, Rafael Delacruz di Mitchel-Innes & Nash, Mark Handforth di Luhring Augustine, Jaider Esbell di Mendes Wood DM, Jenny Holzer di Sprüth Magers, Angel Otero di Hauser & Wirth, Kibong Rhee di Tina Kim, Maja Ruznic di Karma, Chelsea Ryoko Wong di Jessica Silverman.
Per ognuno degli acquisti effettuati tramite la nuova piattaforma di Art Basel, al collezionista sarà richiesta una donazione aggiuntiva a favore di un ente di beneficenza, a partire da un minimo del 10% del prezzo dell’opera, scegliendo come destinatario la Miami Foundation, che si occupa di progetti incentrati sulle comunità svantaggiate di Miami, o la ICRC – International Committee of the Red Cross, l’istituzione ginevrina che assiste le vittime dei conflitti armati internazionali. «Access by Art Basel mette in contatto i nostri clienti con un pubblico globale più ampio di mecenati, attraverso una piattaforma di digitale che semplifica il processo di acquisto, con un impatto filantropico immediato e significativo», ha dichiarato Noah Horowitz, CEO di Art Basel. Le gallerie non sono tenute a pagare per partecipare e Art Basel non percepirà alcuna quota nelle vendite.
Curata da Stefano Raimondi, MOCKUPAINT di Oscar Giaconia al Museo d’Arte Contemporanea di Lissone rimarrà aperta fino al 26 gennaio…
Il 2024 l'ha dimostrato, l'architettura roboante e instagrammabile è giunta al capolinea. Forse è giunto il momento di affinare lo…
Caterina Frongia, Millim Studio, Flaminia Veronesi e Anastasiya Parvanova sono le protagoniste della narrazione al femminile in corso presso Spazio…
Sei consigli (+1) di letture manga da recuperare prima della fine dell'anno, tra storie d'azione, d'amore, intimità e crescita personale.…
Aperte fino al 2 febbraio 2025 le iscrizioni per la sesta edizione di TMN, la scuola di performance diretta dall’artista…
Fino al 2 giugno 2025 il Forte di Bard dedica una mostra a Emilio Vedova, maestro indiscusso della pittura italiana…