Una preziosa collezione di opere d’arte contemporanea, diffusa tra le fermate della metropolitana, a loro volta realizzate da grandi architetti internazionali. L’iniziativa è quella ormai storica delle Stazioni dell’Arte di Napoli, un progetto apprezzatissimo, che ha fatto scuola e che rappresenta un banco di prova, per i metodi di conservazione, tutela e valorizzazione dei lavori, allestiti a strettissimo contatto con i fruitori quotidiani del trasporto pubblico. Ma a parte il valore come case study nella complessa materia del restauro e del display del contemporaneo, il progetto è significativo anche per le avanzate pratiche di collaborazione in via di sviluppo tra enti pubblici e soggetti privati.
In questo senso, è entrata nel vivo la seconda fase dei cantieri-scuola realizzati da ANM, l’azienda pubblica controllata dalla municipalizzata Napoli Holding e concessionaria del servizio di trasporto locale, insieme all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nell’ambito di una convenzione triennale di alta formazione. Così, con il coordinamento scientifico di Giovanna Cassese e in stretta collaborazione con gli storici dell’arte esperti di gestione del patrimonio artistico e con i tecnici delle opere civili ANM, il team multidisciplinare del Corso di Restauro Quinquennale ha avuto modo di lavorare sulla “materia” di studio a 360 gradi. A partire dalla ricerca storico-artistica, documentaria e scientifica condotta su ogni singola opera, per comporre una schedatura di tecniche e materiali costitutivi, tra campagne fotografiche, indagini diagnostiche e monitoraggio dello stato conservativo, fino alla progettazione e realizzazione di interventi straordinari di restauro e all’elaborazione dei piani di manutenzione programmata.
Sono cinque le nuove opere sottoposte a intervento di restauro: Napoli città madre di Ugo Marano, Senza titolo di Enzo Cucchi, Ritmo nello spazio di Renato Barisani, Senza titolo di Mimmo Paladino e Stagioni di Lucio del Pezzo, collocate negli spazi esterni delle Stazioni Salvator Rosa e Materdei, progettate da Alessandro Mendini e inaugurate, rispettivamente, nell’aprile 2001 e nel luglio 2003. La prima fase del programma di salvaguardia si è già conclusa il 24 giugno, con il completamento dei lavori di restauro sulle opere Colonna persa di Ettore Spalletti e Splotch Non geometric form #8 di Sol LeWitt, recentemente presentati alla stampa. Un modello di cooperazione istituzionale che potrà contare anche sul supporto dei Friends of Naples, associazione impegnata nella promozione e nella conservazione dei beni artistici della città partenopea, che ha sponsorizzato il restauro delle due opere conservate nella Stazione Materdei.
Al contributo dei mecenati Gianfranco D’Amato, collezionista, e Alfonso Artiaco, gallerista, si deve inoltre la progettazione e realizzazione della nuova teca protettiva dell’opera Splotch di LeWitt, progettata dall’architetto Lucio Turchetta, la cui innovativa funzionalità garantisce e facilita le attività periodiche di monitoraggio dello stato conservativo dell’opera e di manutenzione programmata da parte degli addetti ai lavori. I vivaci colori dell’opera dell’artista statunitense, in particolare, si presentavano in uno stato seriamente compromesso, che ne impediva di fatto la corretta percezione.
«L’opera era ricoperta da uno spesso deposito carbonioso incoerente e da una patina grassa di natura più consistente, dovuti all’esposizione costante alle polveri sottili generate dalla circolazione dei treni combinata alle correnti d’aria che si determinano al passaggio dei convogli», si legge nella scheda dei lavori. Dopo le indagini preliminari, la scultura è stata quindi ripulita, piccole scaglie di colore, che si erano sollevate, sono state fatte riaderire alla struttura e integrate a tono nelle zone mancanti. L’opera è stata infine rimontata all’interno della nuova teca dotata di sistema mobile alla base, per facilitare interventi futuri.
«La Convenzione con ANM rappresenta una grande occasione per fare rete tra istituzioni pubbliche», ha evidenziato Giovanna Cassese, coordinatrice scientifica per l’Accademia. «Contribuire fattivamente alla salvaguardia della più grande raccolta di opere di arte pubblica site specific contemporanea significa aprire veri e propri cantieri di conoscenza sulle problematiche di conservazione dell’arte contemporanea, formare restauratori abilitati e rafforzare la coscienza che questo è un patrimonio identitario unico materiale e immateriale di Napoli da tramandare alle nuove generazioni».
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