Opera Viva: giovani artisti raccontano i quartieri di Torino

di - 14 Novembre 2020

Uno scambio interattivo tra il luogo e l’artista. Un quartiere difficile, come quello di Barriera di Milano a Torino, che diventa luogo di crescita per l’arte, stimolo per la creazione da parte dei giovanissimi studenti dell’Accademia di Belle Arti. Un modo, da un lato, per formare i più giovani, dall’altro, per convergere l’attenzione su alcune delle problematiche sociali della zona.

Opera Viva, l’Artista di Quartiere, ideato da Alessandro Bulgini, è questo e molto altro. Nel suo ultimo progetto, tra settembre e ottobre, l’artista, con la curatela di Christian Caliandro, ha dato la possibilità, a dieci giovani studenti o neolaureati delle Accademie di Belle Arti di tutta Italia, di poter interagire con l’ambiente in cui vivono per dare vita a nuove opere.

Opera Viva

«Da sempre mi occupo del mio quartiere, questo è un territorio complesso», ha spiegato Alessandro Bulgini. «Penso di essere una sorta di “guerrigliero urbano” che si avvale degli strumenti che ha a disposizione per trasformare l’esistente in altro. “Opera Viva” è un ciclo di lavori che nasce nel 2008, prendendo origine da un
termine nautico che indica la parte sommersa degli scafi, dalla linea di galleggiamento in
giù. Traslo il termine nell’arte contemporanea per sottolineare che la parte
importante di un ambiente è quella invisibile, nascosta. Il compito dell’artista è proprio
produrre immagini che la gente non conosce e di cui magari ha paura. In questo senso, i
miei progetti raccontano tutti luoghi che diversamente la gente non conoscerebbe, senza
imporre nessun giudizio. L’idea è proprio di difendere il quartiere tramite l’arte con i
mezzi a disposizione. Con il progetto Opera Viva, Artista di Quartiere, insieme a questi
ragazzi, siamo andati ad analizzare delle tecniche, che verranno poi inserite in un
“vademecum” volto a descrivere questa nuova figura di artista da inserire nei
territori».

L’idea è quella di mettere in dialogo arte e spazio pubblico, evidenziando il ruolo dell’opera nella vita di tutti i giorni, nella comunità e nelle relazioni tra le persone. I ragazzi, armati del proprio estro creativo e con a disposizione qualsiasi tipo di materiale, hanno lavorato in sinergia e singolarmente, realizzando lavori in varie zone dei propri quartieri.

Tutti sono diventati appunto “Artisti di Quartiere”, protagonisti attivi della propria realtà quotidiana. Per quattro settimane hanno sperimentato un progetto di “opera di arte vivente”, immergendosi in questo workshop creativo e interagendo, attraverso il mezzo dell’arte, con le persone, i luoghi e gli oggetti che li circondano.

Opera Viva 2020

«È interessante entrare in contatto con il luogo, sviluppando una relazione che porti a un’evoluzione», ha raccontato Brenno Franceschi, tra i partecipanti al workshop. «A tal proposito, abbiamo scelto determinati luoghi, per esempio la fermata del tram 4,
oppure le colonnine dei to-bike abbandonate che sono state divelte: ecco, dove c’è una
mancanza, noi la andiamo a colmare».

«Si riesce a lavorare meglio con la quotidianità piuttosto che in ambienti chiusi e lontani come uno spazio espositivo. Penso poi che questo è un quartiere molto vivo (Barriera di Milano, ndr), ed è affascinante interagire con una realtà di questo tipo. Estendere questo progetto tramite la relazione tra noi e la popolazione è proprio l’obiettivo finale: creare progetti fatti dalla collettività e che parlano alla collettività», ha aggiunto Beatrice Sacco.

Il progetto

Il progetto AdQ avrebbe dovuto svolgersi durante la scorsa primavera, configurandosi in concreto come un progetto di residenza per giovani artisti provenienti da tutta Italia. La recente emergenza Covid-19 ha reso impossibile la prosecuzione del progetto nelle modalità pianificate in precedenza. Il presente ha posto nuove sfide e riflessioni, sottolineando ulteriormente l’importanza dei territori e di un rapporto ancora più profondo tra arte e collettività, così come il ruolo fondamentale della formazione delle nuove generazioni: valori già impliciti nella poetica di Bulgini che hanno spinto gli organizzatori a sviluppare ancora di più la portata del progetto, aumentando il numero dei giovani beneficiari e amplificando il raggio d’azione dell’artista di quartiere da Barriera di Milano ai singoli luoghi in cui si trovano gli studenti coinvolti.

I ragazzi hanno partecipato, in presenza e online, a workshop e ad azioni sul territorio torinese, interagendo con la comunità, nelle modalità non predefinite, che anzi traggono linfa dall’imprevedibilità della vita, con cui opera Bulgini, facendosi tutti interpreti e attori protagonisti della realtà che li circonda.

L’obiettivo è anche la scalabilità del progetto: ogni singolo artista, rientrando nel proprio territorio di appartenenza è diventato “artista del proprio quartiere”, mettendo a disposizione della comunità le esperienze ricavate nel corso del progetto. Le immagini, le storie e i racconti di questo percorso saranno ancora raccontate sui canali social del progetto (FB / IG @artistadiquartiere). Lo scopo non è solo quello di offrire una narrazione complessiva di quanto realizzato, ma anche di compiere un lavoro di scouting tra le nuove generazioni, una sfida fondamentale per il futuro dell’arte contemporanea del nostro Paese, in cui l’Associazione Flashback crede fortemente.

Il progetto è vincitore del bando “Creative Living Lab – II Edizione” promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del MiBACT e realizzato in collaborazione con il Segretariato Regionale del MiBACT per il Piemonte, e ha visto la collaborazione con l’ultima edizione virtuale proprio di Flashback 2020.

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