26 febbraio 2025

Nuova vita per Ordet, lo spazio indipendente che a Milano cambia sede e apre un bookshop

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Nell’abbraccio della comunità dell’arte milanese hanno aperto il nuovo spazio di Ordet con la personale di Cosima von Bonin, e il primo bookshop della casa editrice Lenz Press. Nuova sede, stessa anima curatoriale per il progetto diretto da Edoardo Bonaspetti

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Cosima von Bonin, Anschauungsobjekt, 2001. Installation view, Cosima von Bonin, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist and Galerie Neu, Berlin. Photo Nicola Gnesi

Lo spazio ha il sapore della vecchia sede, l’ex laboratorio artigiano in zona Porta Romana, chiusa a settembre 2024 con la mostra di P. Personale. Entrando nell’ex autorimessa, con soffitti di nove metri incastrata tra i palazzi di via Filippino Lippi 4 – in zona Piola -, il nuovo Ordet si compone come un open space di 250mq riconvertito in spazio espositivo. Grazie al progetto di ristrutturazione curato da Ballabio & Bava, con un piano superiore a soppalco e piccole finestre a cielo, la doppia apertura si inserisce come risorsa vitale per la scena artistica contemporanea milanese.

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Cosima von Bonin, Installation view, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist, Galerie Neu, Berlin and Ordet, Milan. Photo Nicola Gnesi

Con la cura controcorrente che dal 2019 portano avanti Edoardo Bonaspetti e Stefano Cernuschi, insieme alla project manager Anna Bergamasco, la galleria è forte del recente riconoscimento come Spazio Indipendente 2025 e donazioni dai patron di fiducia come Massimo Giorgetti, principale sostenitore del progetto, la comunità di artisti e amici. Una realtà che si ripropone come sinergia tra mondo editoriale e curatoriale, piattaforma di lancio e produzione per artisti internazionali mai mainstream e di natura disparata, con pochi appuntamenti annuali di qualità, inaspettati e non convenzionali.

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Cosima von Bonin, How To Decorate Without Going Broke 2, 2024. Installation view, Cosima von Bonin, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist and Galerie Neu, Berlin. Photo Nicola Gnesi

Il nuovo bookshop di Lenz Press a pochi passi da Ordet

Al numero 10 della stessa via apre la prima flagship store di Lenz Press, casa editrice nata dopo Mousse sempre per volontà di Bonaspetti e dedicata alle arti, di cui saranno disponibili le edizioni dal 2020 in poi. «La libreria sarà in dialogo con Ordet e lo spazio espositivo ci permetterà di organizzare presentazioni dei nuovi titoli e di ospitare eventi di approfondimento su tematiche per noi rilevanti. Sono due anime che si relazionano», racconta il fondatore. «Il libro ha prima di tutto una fisicità, è un oggetto che si sfoglia e si tocca. Avere un luogo nostro in cui le persone possano vederli e viverli è per noi una grande gioia». Tra i titoli, numerosi cataloghi e libri d’artista, la prima monografia di Caroline Poggi e Jonathan Vinel, Tomaso Binga: Euforia, La serie pubblicata con lo Swiss Institute di New York e la collana di saggi brevi legati ai progetti artistici site-specific commissionati da GAMeC. «Al momento lavoriamo a una monografia di Charlotte Posenenske, un’artista tedesca che amo molto. Stiamo costruendo il libro in maniera originale, ripensando i modelli classici di una pubblicazione monografica».

Lenz bookshop. Ph Nicola Gnesi

Ordet, la nuova programmazione

Quali i desideri del team Ordet per quest’anno? Moltissimi: «La programmazione di alcune mostre richiede tempi medio-lunghi ma ci conserviamo degli spazi per realizzare dei progetti che decidiamo all’ultimo, cogliendo occasioni che si presentano, e conservando libertà di ridefinire alcune idee e posizioni», sempre nelle parole del team. «Continueremo a presentare ricerche e artisti che riteniamo oggi particolarmente significativi. Abbiamo pianificato cinque mostre per quest’anno, accompagnate da diversi eventi. Naturalmente l’architettura del nuovo spazio espositivo influenzerà la programmazione e ci divertiremo a esplorarne le possibilità, rimanendo fedeli alla nostra identità».

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Cosima von Bonin, Installation view, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist, Galerie Neu, Berlin and Ordet, Milan. Photo Nicola Gnesi

Una cuteness presa molto seriamente: la mostra di apertura

Arenata e incastrata al millimetro, una (vera) grande banca a vela in vetroresina bianca taglia in due lo spazio della galleria. Simbolo di una fuga interrotta e impossibile, colta in una turbolenza senza vento apparente, come un oggetto in fuga ma trattenuto. Forse rappresenta l’ambizione di un’umanità che, snaturata e priva di ormeggi, si disperde nella vastità?

È l’artista tedesca Cosima von Bonin con i suoi “oggetto di osservazione” ad aprire il primo show a Ordet, installando lavori storici e una nuova produzione. Nata a Mombasa, Kenya, nel 1962, Cosima vive e lavora a Colonia dove, a partire dagli anni ’90, attraverso referenze stratificate e ironiche racconta il senso di urgenza delle trasformazioni culturali ed economiche e di nuovi modelli di pensiero attraverso installazioni, video, pittura e materiali tessili. La pratica di von Bonin, esposta in Italia per la prima volta nel 1992, è stata inclusa in appuntamenti come documenta, Schirn Kunsthalle Frankfurt e la Biennale di Venezia 2022, dove installò nei giardini del padiglione centrale il suo equipaggio salato di pesci di flanella con chitarre e tavole da surf. Alla sua presenza costante eppure marginale del mondo artistico, di cui frequenta i maggiori esponenti, sarà dedicata una grande installazione in occasione del 70esimo anniversario del Fridericianum questa estate.

Cosima von Bonin, Alpha Plus Mind, Gamma Minus Morals (Mae Day 10), 2024. Installation view, Cosima von Bonin, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist and Galerie Neu, Berlin. Photo Nicola Gnesi

La ricerca di Cosima von Bonin

Una vita tra il mondo più istituzionale di gallerie e riviste e l’underground anni ‘90: con Bonin ha frequentato molti dei locali alternativi nella scena musicale di Colonia, tra feste e live di musica punk, post-metal e rock – da amante anche della musica pop più mainstream. Tanto del suo lavoro può essere letto in un’ottima musicale, soprattutto nei termini di “remixaggio” dei materiali. Nella sua carriera, Cosima ha collaborato con molti musicisti facendo art-cover, ambientazioni scenografiche per i videoclip e oggetti di performance, attivati durante i live.

Un cast di animali marini, bambole e oggetti dall’aspetto amichevole, “carino”: le figure che si ripetono nel suo lavoro sono rese in un tessuto morbido come peluche, che l’artista recupera dal negozio di seconda mano a fianco a casa. Centrale è la strategia della “cuteness“, la “purezza d’infanzia”, per parlare di temi più ampi come l’identità, la società e le dinamiche di potere, mescolando estetiche apparentemente innocenti e infantili con una profondità autoironica, quasi cinica, che sottolinea la valenza commerciale e manipolatoria dell’oggetto. «Una balena killer con ciglia lunghe», insomma: la “cuteness” è utilizzata per decostruire il concetto stesso di dolcezza, esaminando quanto questo possa essere legato a dinamiche di controllo di un “serissimo” mondo dell’arte, che performa se stesso e le aspettative di iper-produttività, che ricadono in malinconia.

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Cosima von Bonin, Installation view, Ordet, Milan, 2025. Courtesy the artist, Galerie Neu, Berlin and Ordet, Milan. Photo Nicola Gnesi

L’autoironia del sistema

Le 6 sedie vintage dell’opera sul mezzanino Alpha Plus Mind, Gamma Minus Morals (Mae Day 10) del 2024 si trovavano nell’accademia di una base militare, in un’installazione inizialmente pensata con una lampada Umberto Riva, e una balena di stoffa arancione Hermès. Altro elemento iconico del suo lavoro è la palma, a richiamo di un’arte “locale”, riproposta nell’assemblage How to Decorate Without Going Broke 2, e la formula “Daffy Duck” dei Looney Tunes, disegnato con acrilico da Cosima stessa, a rappresentare un personaggio pop congenitamente egoista, subdolo ma grandioso e virile al tempo stesso.

«Preferiamo sempre rivolgerci al futuro e pensare a nuovi progetti che, prima di tutto, ci emozionano, rimanendo fedeli alla nostra identità», racconta Edoardo Bonaspetti parlando di Ordet. Un’anima curatoriale che, in fin dei conti, «Crede che un sacco di piccoli miracoli avvengano segretamente», per dirlo con le parole del film Ordet – La Parola del 1955. La scelta di inaugurare con Cosima von Bonin, decisamente fuori dall’ecosistema mainstream delle proposte italiane, il nuovo capitolo del progetto suggerisce come la ricerca di Ordet non sia etichettabile nel suo guardare oltre.

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