15 luglio 2022

Other identity #18. Altre forme di identità culturali e pubbliche: intervista a Donatella Izzo

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Other identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e della loro rappresentazione, nel terzo millennio: la parola a Donatella Izzo

DONATELLA IZZO, Ritratto
DONATELLA IZZO, Ritratto

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana abbiamo raggiunto Donatella Izzo.

 

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Other Identity: Donatella Izzo

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«La mia generazione è nel mezzo di un radicale e veloce mutamento e la società sta ridefinendo i concetti di “identità” stessa. La spettacolarizzazione continua nella quale ci vediamo inevitabilmente protagonisti, attraverso i new media, sta fondendo l’identità privata in quella pubblica, creando una “identità altra”, non ancora definita ma dagli effetti corrosivi sulla stessa percezione del proprio IO, confuso e travolto da un dominante ed effimero apparire.

Questo concetto si riversa sull’arte contemporanea figlia del suo tempo in un ammasso di creazioni, studiate per impressionare ed apparire e volontariamente pensate per essere date in pasto ai smartphone e ai social. Faccio sempre più fatica a riconoscere la volontà degli artisti di scavare nel profondo e di restituire al pubblico il proprio sé più nascosto. La mia rappresentazione di arte va in questo senso in direzione opposta, e continuerà a contribuire a sollevare domande su quei tanti IO nascosti, quasi dimenticati, ormai “controproducenti” se riportati a galla per il “perfetto vivere social”».

Donatella Izzo, A really mum, 2016, stampa giclèe su carta baritata, misure variabili

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«La mia identità nell’arte contemporanea è sicuramente quella di un artista “disturbatore” che restituisce al pubblico una dimensione parallela della realtà, nella quale la visione oggettiva viene trasfigurata a favore di un linguaggio che vuole catturare l’attenzione per sviluppare interrogativi di riflessione».

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«So che dovrebbe essere importante apparire socialmente e farsi notare dal pubblico, ma non ne sono capace!».

Donatella Izzo, Autoritratto durante l’avanzata dei deserti, 2019, stampa giclèe su carta baritata,misure variabili

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«A mio avviso l’arte contemporanea che richiama costantemente icone del passato ha totalmente perso la sua carica irrompente e con sé il suo valoreartistico: la volontà di “deformare” il passato in nome di una nuova identità contemporanea ha smarrito l’idea di coscienza e memoria storica che ne ha caratterizzato la produzione fino ad una decina o poco meno anni fa. “Rappresentare” oggi è per me la capacità di suscitare ancora emozioni destabilizzando la visione, creando connessioni temporali indefinite, ma dove il tempo contemporaneo sia predominante, perché è esso che determina l’attuale identificazione del sé privato e pubblico».

The white show, 2020, Finestra in ferro originale, vetro, luci led, cm 81×142

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Si mi definisco un’artista, mentre – sebbene utilizzi la fotografia come medium prediletto – non mi sono mai definita una fotografa. La fotografia è una modalità di comunicazione e il “prodotto fotografico” non è mai stato il fine ultimo della mia ricerca».

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Caro Francesco, mi hai mandato questa bella intervista a cavallo con lo scoppio della guerra in Ucraina, che ci coinvolge tutti e che ha sconvolto tante delle certezza che avevo, o che credevo di avere. Tutto in questo momento è messo in discussione e le vite e le identità spezzate di migliaia di persone, sotto le bombe o mentre scappano, colpisce profondamente me e il mio IO. Sto già guardando la vita con altri occhi e sicuramente la mia produzione artistica ne rimarrà segnata. Penso di vivere un profondo cambiamento in quella che dovrebbe essere la mia identità privata sia culturale che pubblica».

Donatella Izzo, Malachite (autoritratto)2011,stampa giclèe su carta baritata, misure variabili

Biografia

Donatella Izzo, nata a Busto Arsizio nel 1979, vive e lavora a Milano. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Brera e da subito il suo interesse si concentra sulla fotografia elaborata in maniera pittorica, tanto da permetterle di vincere numerosi premi per la pittura tra il 2006 e il 2019. Nel 2010 l’artista si spoglia della manipolazione pittorica fin ora pre-dominante e approda ad una fotografia più pura nella tecnica, sebbene caricata di una forte valenza metaforica.

Donatella Izzo, Migrations, 2022,stampa giclèe su carta baritata, misure variabili

La combinazione degli opposti, di reale e surreale, di razionale e sensoriale, ma soprattutto di sacro e profano, sono infatti al centro degli interessi e della sua narrazione. L’artista utilizza la fotografia come medium prediletto, anche se non unico, per ricreare un universo personale ed intimistico legato all’Io più profondo e sommerso e condurre lo spettatore in un viaggio emozionale attraverso metafore e simbologie. Una narrazione diventata del tutto riconoscibile che ha permesso all’artista di esporre in numerose mostre italiane oltre che internazionali tra cui Londra, New York, Madrid, Barcellona, Rzeszow (Polonia).

Donatella Izzo, Phobia, stampa giclèe su carta baritata, misure variabili

Le sure opere sono state acquistate da collezioni pubbliche e private.  È apparsa sulle pagine dei principali quotidiani italiani e su numerose riviste e magazines italiani ed internazionali. Nel 2020 le opere dell’artista, appartenenti alla serie “The Dreamers”, sono state selezionate dalla fondazione Cariplo per l’esposizione in una mostra monografica tenutasi presso gli spazi della Fabbrica del Vapore a Milano, con il patrocinio del comune di Milano.

Donatella Izzo, Sweet medicine, 2020 stampa su tessuto, cm h160x140

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