14 ottobre 2022

Other identity #31. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Marco Rèa

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione, nel terzo millennio: intervista a Marco Rèa

Marco Rea, RITRATTO
Marco Rèa, RITRATTO

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana l’ospite intervistato è Marco Rèa.

 

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Other Identity: Marco Rèa

 Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«La mia rappresentazione di arte è legata molto al mondo dell’inconscio e delle emozioni. Posso dire che è esattamente ciò che hai nominato…Cioè un “privato pubblico”, amo rappresentare i miei soggetti in solitudine, come se fossero scatti rubati alla loro intimità, atti a indagare se stessi, i loro pensieri, a volte tristezza altre serenità…Ma poi non sono mai davvero momenti privati perché dall’altra parte dell’opera c’è lo spettatore, sia che fosse in una galleria o ancora di più quando lavoro su muri pubblici».

marco rea
Marco Rèa, senza titolo (rosa), 2018, spray su materiale pubblicitario. Courtesy Fendi

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«La mia identità nel mondo è maschile mentre la mia identità nell’arte è senza dubbio “il femminile”, la donna, in tutta la sua forza o fragilità, passione, fierezza, realtà. Cerco di immedesimarmi il più possibile nella mente e nelle emozioni delle donne e raffigurarle non dal punto di vista maschile ma da una soggettiva femminile. O almeno questo è il mio intento».

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«È importante quando questa apparenza è sincera,  non credo che chi indossi una maschera totalmente estranea al proprio essere possa prendere in giro se stesso e gli altri per molto. Poi sicuramente in alcune situazioni è anche bello accentuare il proprio essere ma sempre rimanendo veri».

Marco Rèa, senza titolo (rossa), 2017, spray su materiale pubblicitario, collezione privata

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Dopo lo stravolgimento di Duchamp e di Warhol nell’arte contemporanea non credo si possa far a meno del readymade e del “campionamento artistico”. Ogni artista è la somma di tutte le sue fonti di ispirazione e del bagaglio degli artisti passati oltre al proprio tocco di unicità. Il mio valore aggiunto è essere nato Marco Rèa».

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«So di essere un’artista da quando mi sveglio la mattina a quando torno a dormire. Semplicemente un artista».

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Avrei voluto essere un professore, amo molto questa figura e più di una volta ho tenuto corsi e laboratori a ragazzi di varie età. Insegnare come fare arte è un modo di lasciare qualcosa di noi anche oltre la nostra morte».

Marco Rèa, senza titolo (Gucci), 2017, spray su materiale pubblicitario

Biografia

Marco Rèa nasce nel novembre del 1975 a Roma, città dove attualmente vive e lavora. Attualmente è uno degli artisti più rappresentativi della corrente lowbrow / nuovo contemporaneo.  Le sue opere, realizzate con bombolette spray, sono il risultato della reinterpretazione di immagini già esistenti, alterate fino a mostrarne un’anima segreta, oscura e malinconica.

L’arte di Marco Rèa esprime una personalità emotiva, in costante eccitazione, sempre alla ricerca della sua perfezione. I volti stanno perdendo la forma della realtà e si materializzano nel vuoto. Proprio come sotto l’ipnosi, attireranno la tua attenzione e trasmetteranno un vago senso di ansia. La sua produzione artistica introduce un nuovo stile originale e inconfondibile. È un pezzo unico nell’arte italiana contemporanea.

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