20 gennaio 2023

Other identity #45. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Federica Intelisano

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione, nel terzo millennio: intervista a Federica Intelisano

Federica Intelisano
FOTO RITRATTO, Federica Intelisano

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana l’ospite intervistato è Federica Intelisano.

Other Identity: Federica Intelisano

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Mi piace considerare l’Arte come qualcosa che in modo indefinibile si evolve continuamente anticipando la storia. Quello che apprezzo di più è la sua valenza poliedrica insita nella sua natura primordiale.

Durante la fase creativa del mio lavoro, sono solita compiere un percorso di ricerca sul reale, cogliendo gli aspetti più segreti e reconditi del mondo che mi circonda e, al contempo, facendo emergere i più remoti sentimenti e ricordi che, per la frenesia quotidiana, siamo abituati a tenere nascosti, così come i desideri: pensiamo, ad esempio, a dei profumi che non abbiamo mai percepito o a delle albe che non siamo ancora riusciti a vedere.

La mia rappresentazione di Arte tenta quindi di mostrare i diversi aspetti fenomenologici che noi siamo liberi di interpretare per arricchire il nostro punto di vista. Dialoga con la natura, la sintetizza e la rende fruibile, facendone un concentrato in grado di nutrire la nostra esperienza. Per me si tratta di un vero e proprio mondo parallelo e alternativo, talvolta, salvifico».

FEDERICA INTELISANO e AGOSTINO DELEDDA, ULTIMA MADRE, 2017, VIDEO

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Non credo di avere o tantomeno di voler possedere una sola identità perché parto dal presupposto che il mondo dell’arte contemporanea sia sfaccettato, in costante evoluzione e, per citare Bauman: “ibrido”, mi piace infatti pensare che il sentimento artistico non abbia né genere né luogo, discostandomi del tutto dal concetto identitario legato alla percezione del “reale”, ovvero del sé e dell’altro. Non mi importa infatti se le storie da me narrate provengano da uno spazio terreno o da uno metafisico, l’importante è che i fruitori delle mie opere percepiscano l’emotività attraverso la quale cerco di proporle, identificandosi non solo con il lavoro in sé, ma anche con le rispettive emozioni, quindi proiettando la propria di sensibilità e facendo sì che prevalga la personale visione di arte di ciascun individuo.

Questo vale sia nell’ambito della videoarte, meno soggetta a criteri prestabiliti, che in quello dei cortometraggi artistici, sorretti da regole drammaturgiche stratificate e complesse, all’interno delle quali è possibile dare spazio all’immaginazione con l’intento di portarla, talvolta, a livelli estremi e mai pensati prima».

FEDERICA INTELISANO e AGOSTINO DELEDDA, ULTIMA MADRE, 2017, VIDEO

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«È chiaro a tutti che viviamo in una società fortemente egocentrica, in cui il potere dell’immagine sta acquisendo sempre più un ruolo di primo piano all’interno delle nostre esistenze, e in cui ci si impone di indossare spesso una maschera predefinita che, nel bene e nel male, influenza anche le nostre scelte. Quindi nonostante mi piacerebbe rispondere che non conti nulla, in realtà sarei ipocrita se affermassi ciò, perché non terrei conto del contesto storico-sociale nel quale agiamo.

Ogni potere che si manifesta può avere delle componenti distruttive e generative e, da persona ottimista quale mi reputo, confido che il potere dell’artista e la proprietà intellettuale delle proprie creazioni possa indurre le persone a sentirsi meno sole potendo condividere il medesimo sguardo salvifico».

FEDERICA INTELISANO e AGOSTINO DELEDDA, ULTIMA MADRE, 2017, VIDEO

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Per quanto riguarda il concetto di plagio e di richiamo, mi accosto al pensiero filosofico dell’horror pleni di Dorfles, secondo il quale la moltiplicazione inarrestabile degli oggetti, delle informazioni, delle sollecitazioni sensoriali fa sì che ad oggi si trovi in una situazione di saturazione di informazioni del tutto diversa da quella, non di secoli, ma anche solo di una cinquantina di anni fa.

A tal proposito ritengo che l’atto di rielaborazione sia veicolo di espressione per l’artista e quindi del tutto accettabile se rispettosamente citato. Personalmente penso che il trasferimento da un’esperienza percettiva a sfere sensoriali molteplici e a spazi temporali differenti definisce il valore stesso della rappresentazione e permettendomi cosi di sperimentare una moltitudine infinita di linguaggi che nei miei

lavori si fondono tra di loro. Mi piace definirmi una ricercatrice di linguaggi e spesso mi servo di mezzi analogici per realizzare dei cosiddetti mixed media, in modo da far convergere più stili artistici nel mio processo creativo.

Reputo infatti che lo scopo principale di chi desidera fare arte sia quello di sperimentare più strade, non identificandosi con una sola espressione, perché, in fondo, è quello che crei che ti identifica, non il contrario. Sono infatti le tue esigenze, la tua rabbia, la tua bellezza, la tua calma, a guidarti durante tutta la fase creativa e a contribuire a trasmettere al pubblico la tua identità. Così come non si preventivano prima i sogni, allo stesso modo non si decidono a tavolino le opere che produciamo. Le idee infatti sono come delle gocce preziose che vanno attentamente raccolte, lette, vissute e messe in scena. Ad esempio, le immagini del corto d’arte “Ultima madre”, girato insieme ad Agostino Deledda e scritto con Giuseppe Genna, si sono da subito presentate nella mia mente in bianco e nero. Oppure la voce del dittico “Inner e outer Space” non è altro che una registrazione simulata di Siri. Loro hanno scelto noi.

Poi abbiamo tutti i nostri maestri e i nostri punti di riferimento che ci hanno influenzato che possono essere inscritti dentro specifiche iconografie. Nel mio caso, il mio Maestro è Béla Tarr, l’esperienza con lui la considero tuttora definitiva e illuminante. Lui mi ha insegnato a plasmare la realtà in funzione del cinema e gliene sarò per sempre grata».

FEDERICA INTELISANO e AGOSTINO DELEDDA, ULTIMA MADRE, 2017, VIDEO

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Assolutamente no e non vorrei troppo dilungarmi su quello che é per me il significato del termine ma definirmi tale non mi sembrerebbe corretto nei confronti di qualunque persona che, tramite qualsiasi forma d’arte, anche fosse l’arte di saper curare, offre il suo prezioso apporto per cercare di costruire una società dalle fondamenta solide, cambiando profondamente anche solo alcune delle storie del mondo.

Penso ad esempio all’importanza delle nuove pratiche che interessano la neurochirurgia infantile o a chi, costantemente, sperimenta nuove forme di intelligenza artificiale applicandole in ambito artistico. Il mio sogno è di poter realizzare un film che possa fungere da stimolo positivo per le altre persone, infondendo loro passione e sentimento. Se questo abbraccio emotivo dovrà mai avverarsi allora, forse, potrei iniziare a considerare la parola “artista” come qualcosa che possa definirmi ai miei occhi, il mondo deciderà per se».

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Ho riflettuto molto su questa domanda. Penso che non avrei voluto avere una identità diversa se non una versione migliore di quella che già sento mia. Mi attrae molto la psichiatria infantile. Magari, un giorno, riuscirò a far convergere il tutto».

FEDERICA INTELISANO, OUTER SPACE, 2016, Video

Biografia

Federica Intelisano è una Editor e Creative VFX Artist che ama offuscare i confini tra i generi, la ricerca di nuovi linguaggi e l’uso di mixed media. Lavora tra Los Angeles e Milano dove dirige il suo Studio di Post-Produzione e collabora regolarmente con Agenzie e Case di Produzione di tutto il mondo in ambito sia pubblicitario che cinematografico.

I suoi lavori sono stati proiettati e selezionati in oltre 50 festival in tutto il mondo, tra cui Los Angeles FFF, Aesthetica Short Film Festival, Chicago FFF, e nel 2017 Vince l’oro per la post produzione al Ciclope Film Festival. Per diverso tempo ha lavorato nel team dell’International Filmmaking Academy dove ha avuto l’opportunità di migliorare il suo stile e la sua esperienza lavorando con registi vincitori di premi Oscar come Francis Ford Coppola, Bèla Tarr, Jane Campion e Cristian Mungiu.

FEDERICA INTELISANO, INNER SPACE, 2016, VIDEO

Il suo lavoro commerciale include marchi di successo del settore come Nike, Versace, Valentino, Instagram, Gatorade, ESPN, Prada e tanti altri. Come Video e Digital Artist è stata selezionata insieme ad altri 10 talenti da tutto il mondo per il Celeste Price, e i suoi Video Art Projects sono stati proiettati in oltre 40 musei in Europa tra cui OXO Tower Warf (Londra), Macro Museum (Roma), Museo della Triennale (Milano) e al Centre Pompidou (Parigi).

Ha appena firmato la Supervisione agli effetti speciali per il lungometraggio “La Timidezza delle chiome” di Valentina Bertani presentato alle Giornate degli Autori durante la 79esima edizione del Festival di Venezia.

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