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Il Codacons attacca il Padiglione Italia. Il Ministero: è tutto regolare
Arte contemporanea
di redazione
Non era piaciuto nemmeno a Luigi Brugnaro che, in sede di conferenza stampa ufficiale, aveva dichiarato, più o meno candidamente, di preferire «Il figurativo». Ma a prescindere dalla boutade poco felice del sindaco e dai suoi gusti estetici, adesso i giochi per il Padiglione Italia di Massimo Bartolini, curato da Luca Cerizza per la 60ma Biennale d’Arte di Venezia appena inaugurata, potrebbero farsi decisamente più seri: il Codacons ha fatto sapere, infatti, di aver presentato un esposto alla Corte dei Conti, prefigurando possibili violazioni del bando e danni erariali. La richiesta avanzata dal Coordinamento delle associazioni per la tutela dei consumatori vuole far luce sui costi sostenuti dallo Stato per la realizzazione del progetto, «Da giorni al centro di polemiche e contestazioni», si legge in un comunicato diffuso agli organi di informazione.
Gli strali di Sgarbi contro il Padiglione Italia
Aveva iniziato ad alzare la voce, alcuni giorni prima della presentazione al pubblico, Vittorio Sgarbi che, come nel suo iconico stile, non aveva risparmiato termini melodrammatici: «Farò a breve un esposto alla Corte dei Conti per il finanziamento pubblico accordato al Padiglione Italia, che è un orrore contro l’umanità». Così si esprimeva il critico d’arte, presidente della Fondazione Ferrara Arte e del Mart di Rovereto, sindaco del comune di Arpino, solo per citare alcuni suoi incarichi, in occasione della presentazione del progetto Ifis Art, invitando la banca a non finanziare il Padiglione Italia che, come main partner, ha avuto Tod’s e come donors, tra gli altri, Fondazione Sandretto, Palazzo Bentivoglio, Collezione Mauro De Iorio, Nicoletta Fiorucci, Silvia Fiorucci.
«Avere persone in coda per vedere tubi innocenti che suonano mi sembra una presa in giro. È un intervento di balordi che agiscono contro l’arte contemporanea» concludeva Sgarbi, ora in lista per Fratelli di Italia alle elezioni europee di giugno 2024. In effetti, a Sgarbi non era mai andata giù la nomina di Bartolini e Cerizza, il cui progetto aveva bollato, già in tempi non sospetti, come «Difficilmente comprensibile».
L’iter per la selezione del progetto
E tanto tuonò che, alla fine, l’esposto l’ha presentato il Codacons, non nuovo a interventi a gamba tesa nel mondo dell’arte contemporanea, come quando, nel 2020, si rivolse alla Procura della Repubblica e al Ministro degli allora beni culturali, Dario Franceschini, denunciando un caso di blasfemia per l’immagine di Chiara Ferragni ripresa da Francesco Vezzoli come la Madonna del Sassoferrato. Si tratta però della prima volta che il Coordinamento dei consumatori prende posizione contro un Padiglione della Biennale che, nel caso specifico, è stato scelto per la prima volta a seguito di un bando pubblico.
Gli altri candidati erano Lorenzo Balbi, Ilaria Bonacossa, Lucrezia Cippitelli con Davide Quadrio, Jacopo Crivelli Visconti con Marcella Beccaria, Giovanni Carmine, Alfredo Cramerotti, Arturo Galansino, Ilaria Gianni, Luigia Lonardelli, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Paola Nicolin. La commissione che individuò la shortlist, dalla quale è stata stata scelta la terna da sottoporre al giudizio del Ministro Gennaro Sangiuliano, responsabile della scelta del progetto vincitore, era composta dal Segretario Generale Avocante e Commissario del Padiglione Italia, con interim alla DGCC, Mario Turetta, con funzioni di Presidente; dal dirigente del Servizio II – Arte Contemporanea, Fabio De Chirico; dalla Vice Presidente del Comitato Tecnico-Scientifico per l’Arte e l’Architettura Contemporanee, Francesca Canfora; da Angelo Lorenzo Crespi, Presidente del Museo MA*GA – Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Silvio Zanella”; e da Cherubino Gambardella, Architetto e designer, Professore Ordinario di Progettazione architettonica, Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”.
Padiglione Italia: l’esposto del Codacons
Secondo il Codacons «Sin dalla sua selezione per la Biennale sono state avanzate perplessità in merito al valore artistico dell’opera», una affermazione paradossale se si considera il fatto che il progetto per la prima volta era sottoposto sotto il vaglio di una giuria di esperti e che ogni opera, del resto, può essere passibile di giudizi e valutazioni dissonanti. Prosegue l’esposto «più di una critica è stata mossa anche in merito all’entità del finanziamento concesso al progetto: sono stati erogati, per la realizzazione del Padiglione Italia, 800mila euro dal Ministero della cultura e ulteriori 400mila euro da Tod’s come partner e Banca Ifis come sponsor».
«Il finanziamento concesso dal Mic al progetto Due qui/To Hear trova la sua fonte nel bando indetto dallo stesso Ministero con Decreto 98 del 27.04.2023 che, all’art. 2, stabilisce gli obiettivi, riferendosi alla missione di raccontare la contemporaneità del nostro Paese nel campo delle arti visive», scrive il Codacons nell’esposto. «Non può non rilevarsi come l’installazione di Bartolini presenti delle caratteristiche che fanno sorgere dubbi sulla correttezza della valutazione operata dall’amministrazione in ordine all’attribuzione del finanziamento. In primo luogo l’opera, caratterizzata dall’intreccio di tubi innocenti, appare molto simile, se non analoga, a quella esposta dallo stesso Bartolini nell’ambito della mostra al Pecci di Prato del 2022. Non solo: i costi per la realizzazione dell’opera avrebbero potuto essere molto bassi, se si considera che il Padiglione dei Paesi Nordici espone The Altersea Opera, che comprende anche un enorme struttura con canne in bambù a costo quasi zero». Ma il Codacons va oltre alle discettazioni puramente estetiche e cita espressamente dei vulnus per l’assegnazione dei fondi pubblici, la cui procedura potrebbe essere stata «Sottratta a quei principi di trasparenza e neutralità che devono caratterizzare, in questi casi, l’agire amministrativo. Ove emergesse, pertanto, che la scelta dell’amministrazione è stata presa in maniera totalmente discrezionale e su base fiduciaria, non potrebbe che ritenersi configurato un danno erariale».
La risposta del Ministero
La risposta del Ministero non si è fatta attendere. «Nell’affidare l’incarico per la realizzazione della mostra del Padiglione Italia alla Biennale Arte 2024, nonché per conferire alla Fondazione La Biennale di Venezia il mandato per la produzione della mostra stessa, la Direzione generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha seguito tutte le procedure amministrative previste dalla normativa vigente», si legge in una nota della DGCC, che specifica come in merito alle procedure di selezione del curatore e del progetto espositivo, si sia «Attenuta alle raccomandazioni fornite dalla Corte dei conti di avviare una selezione con procedura a evidenza pubblica».
«Gli atti di accordo siglati dalla Direzione generale e dalla Biennale, comprensivi del piano economico per la produzione della mostra, immutato rispetto alla precedente edizione 2023, e i provvedimenti di impegno delle risorse sono stati inviati per la validazione preventiva di regolarità contabile e di legittimità agli organi di controllo. La Corte dei conti ha ammesso alla registrazione i suddetti atti in data 8 febbraio 2024 con il n. 283».