06 ottobre 2024

Paesaggi sonori in tempo reale: intervista ad Alessio de Girolamo

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A Venezia l’artista ha messo in scena un progetto immersivo dove i suoni della natura, della città e delle persone si fanno sorprendenti “deragliamenti uditivi”.

Ritratto di Alessio de Girolamo presso Capsule Venice 2024. Courtesy l’artista e Capsule Venice. Foto Simin Ding

Alessio de Girolamo è un artista multidisciplinare dalla ricerca originale, innovativa e pioneristica, sia quando realizza dipinti — mezzo con cui ha iniziato la sua ricerca artistica —, sculture, opere in ceramica o oggetti di design in edizione limitata. Attento sperimentatore, lavora «sul linguaggio e sulle sue strutture con opere e installazioni multimediali, live e immersive». Nel 2015 scopre le similitudini tra i modelli atomici e la musica ed elabora la teoria “Nn” che rende sovrapponibili il modello atomico di Bohr e il pianoforte Bösendorfer Imperial 290, dando vita a un sistema compositivo che mette in relazione gli elementi della tavola periodica con i suoni del pianoforte. Nel 2021 è stato invitato a creare un progetto ad hoc dal titolo Arcanum per la piattaforma espositiva exibart digital gallery (la mostra è ancora visitabile online). Dai modelli atomici è passato a concepire un software, con il Laboratorio di Informatica Musicale dell’Università Statale di Milano, che ha visto una sua prima sperimentazione allo spazio Linea di Lecce. Lo abbiamo incontrato a Venezia, in occasione della sua mostra Real Time, prima collaborazione con la Capsule Venice.

Alessio de Girolamo, Techno Shanghai, live set alla Capsule Venice, 28 settembre 2024. Courtesy l’artista e Capsule Venice

Hai appena presentato da Capsule Venice un nuovo progetto video-sonoro — o forse sarebbe meglio dire sonoro-video, dal titolo Real Time (in corso fino al 10 ottobre) che è anche il nome di un software che hai messo a punto con il Laboratorio di Informatica Musicale dell’Università Statale di Milano. Che cosa permette di fare e come l’hai utilizzato nel tuo progetto?

«Il software sostituisce coi suoni del paesaggio gli strumenti musicali qualora, e soltanto, vi siano frequenze acustiche vicine alla nota da eseguire in quel preciso istante. Tecnicamente questo avviene per mezzo di dispositivi collegati al link del software Real Time, i quali forniscono contributi audio/video in streaming. Per questa mostra ho inviato alcuni volontari visitatori nella città di Venezia creando il cortometraggio autogenerato nelle immagini e nella “colonna sonora” — ho scelto stavolta la Primavera di Vivaldi — che hai visto e ascoltato in galleria».

Con l’IA stiamo assistendo a una messa in discussione del concetto stesso di immagine. Grazie ai programmi text to image o text to video, è il testo, che si fa dato, ad essere immagine (fissa o in movimento). Tu “converti” il-i suono-i di varia natura (rumori, voci…) — diciamo il paesaggio sonoro nella sua complessità — in altri suoni. Più che convertire, riallinei quei suoni su partiture già esistenti (Beethoven o Vivaldi, tra gli altri). Anche se avremmo delle piccole porzioni irregolari e “accidentate” di quelle partiture e la loro ricreazione e riproduzione sarà imprevedibile, e mai identica.

«Colgo l’occasione di questa domanda per specificare un aspetto tecnologico innovativo del software Real Time che stiamo brevettando col LIM (Laboratorio di Informatica Musicale dell’Università Statale di Milano, N.d.R). Non esiste alcuna manipolazione del suono prelevato dai microfoni, né alcun riadattamento tramite precampionamento o distorsione di frequenza (pitch), e non esiste neppure un sistema di machine learning che conferisca al programma la possibilità di aggiornarsi e crescere come invece avviene nell’IA. Real Time è un software che nega se stesso, poiché per generare il “miracolo” o l’“incidente” di una concomitanza tra un flusso senza coscienza numerica (la Natura che fluisce coi suoi suoni), e un flusso che fa i conti col tempo e con l’idea di numero (la partitura musicale che si sviluppa, editata sulla sua timeline) non altera e non manipola, ma analizza soltanto lo spettro sonoro, lasciando scivolare i suoni del paesaggio (sempre che ci siano) dentro le note».

Alessio de Girolamo Real Time / Music Score (Venezia, 21 settembre 2024), audio e proiezione video, spartiti musicali disegnati a mano su tela. Foto Andrea Rossetti
Veduta dell’installazione della mostra Real Time di Alessio de Girolamo, Capsule Venice, Venezia. Courtesy l’artista e Capsule Venice. Foto Andrea Rossetti

L’immagine, nella tua ricerca, è altrettanto importante. Perché nella ripresa in tempo reale dei suoni non ti limiti a raccoglierli con dei microfoni ma riporti su video il girato di quegli stessi momenti. Che ruolo riveste quindi l’immagine nella tua ricerca?

«L’immagine è in questo caso la manifestazione visiva di ciò che si ascolta. Perché ritengo che Real Time, inteso come progetto di ricerca artistica, sposti non solo la prospettiva dell’ascolto ma anche quella dell’immagine, ribaltando la nostra arrogata idea di espressione e di esecuzione creativa nella sua riconsegna al paesaggio».

In mostra, all’interno della piccola serra nel giardino, è esposta anche un’installazione dal titolo Joog Box, che rimanda alle radici antiche del termine Jukebox. La struttura è in acciaio inossidabile specchiante e all’interno vi sono 12 tracce che il visitatore è invitato a selezionare e ascoltare. Come hai scelto le tracce e dove hai raccolto il “materiale” sonoro?

«Installare Real Time in uno spazio porta necessariamente a una riflessione musicologica sulla storia del luogo che lo accoglie. Questo Joog Box in particolare centra la scelta su compositori della Scuola Veneziana che come un sole ascende e declina in un lasso di tempo che va dal Rinascimento, passando per il Barocco e spegnendosi col Preromanticismo. I brani sono una mia scelta arbitraria basata su un approfondimento delle relazioni interpersonali che per qualche ragione sono intercorse tra i nomi dei musicisti scelti».

Alessio de Girolamo, Joog Box (Venice), 2024, jukebox su misura, legno, acciaio inossidabile super-specchiante, 111 x 86 x 63 cm. Foto Riccardo Banfi

La curatrice Manuela Lietti, nel testo che accompagna la mostra, parla di anarchia di armonie, di deragliamento uditivo e di incidenti. Ti andrebbe di spiegarci questi tre concetti che trovo particolarmente affascinanti e piuttosto calzanti rispetto al lavoro che hai presentato?

«Credo che il suo testo prenda corpo nei meandri più poetici del progetto Real Time, riuscendo al tempo stesso a spiegarlo chiaramente a un pubblico diversificato. Questi tre termini sono anche tre passaggi di lettura inevitabili del lavoro. Il metodo vuol far dialogare la natura caotica col rigore “armonico” del linguaggio compositivo, passando necessariamente attraverso un “deragliamento uditivo” dovuto alla “distanza logica” tra gli Enti in relazione… motivo per cui solo un “incidente” può concretizzare un risultato godibile».

In occasione della mostra e della Biennale Musica 2024 – 68. Festival internazionale di musica contemporanea hai anche performato in un live set. Che cosa hai presentato?

«Ho presentato un remix di brani dal 2015 a oggi che hanno a che fare con i miei primi interessi di ricerca sul tempo reale come “problema” musicale. Mi sono divertito a dargli una veste “techno” e ad accostargli paesaggi sonori registrati a Shanghai da amici della galleria. Così è nato il live set Techno Shanghai».

Veduta dell’installazione della mostra Real Time di Alessio de Girolamo, Capsule Venice, Venezia. Courtesy l’artista e Capsule Venice. Foto Andrea Rossetti

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