03 settembre 2022

Panorama Monopoli. Parla Vincenzo De Bellis

di

Quattro giorni di arte, territorio, ma anche riflessioni sull'evoluzione dello "stato dell'arte". Intervista con Vincenzo De Bellis da "Panorama Monopoli"

Panorama Monopoli, ph. Piero Percoco e Mirko Jira. Courtesy ITALICS, the galleries, the artists

Il week end di Panorama si appresta al suo tramonto sullo splendido mare della Puglia, dopo essere iniziato con il bagno propiziatorio all’alba del 1 settembre, momento immortalato dal fotografo Massimo Vitali. Sessantacinque gallerie partecipanti (quelle aderenti al consorzio Italics, nato nel 2020) e una quindicina di spazi nel centro storico di Monopoli riempiti con un centinaio di opere, site specific e non, per soli quattro giorni. Una mostra che però sembra anche una fiera, e che allo stesso tempo offre la scoperta di un lembo del nostro Paese. Nel frattempo Vincenzo De Bellis, al suo secondo mandato come direttore artistico della manifestazione, è stato nominato Director, Fairs and Exhibition Platforms di Art Basel e ovviamente questa Panorama è la sua ultima edizione. Ne abbiamo approfittato per una chiacchierata sulle potenzialità di questa idea, e su cosa potrebbe delinearsi in un prossimo futuro, se tutto andrà per il verso giusto…

Vincenzo De Bellis

Panorama vuole comunicarsi come una mostra e non come una fiera, ma c’è una integrazione tra le due parti molto forte. Per cui ti chiedo: che cos’è davvero questo “Panorama”?
É una domanda per il consorzio, ma ti dico la mia. È evidente che le opere vengono tutte da gallerie e se si fanno queste manifestazioni è per dare visibilità sia alle opere che alle gallerie. Le opere sono in vendita, ovviamente, come del resto dovunque, comprese le biennali più politicamente impegnante. Però, dal mio punto di vista, rispetto all’anno scorso in cui avevamo avuto solo 3 mesi per preparare tutto, quest’anno – con 10 mesi di tempo – ho chiesto specifiche opere per creare specifichi dialoghi tra arte e luoghi. Ovviamente però mi sono anche fatto guidare dai galleristi, e a volte non ho potuto avere quello che avevo chiesto. In questo caso io mi pongo come un facilitatore, sono sia “editor” che “scrittore” della mostra. Uno scrittore che lavora su un testo che non è completamente suo!

Panorama Monopoli, ph. Piero Percoco e Mirko Jira. Courtesy ITALICS, the galleries, the artists

Chiaro, però resta il fatto che Panorama potrebbe essere una ottima formula per una fiera…
Sai, tutti abbiamo il desiderio di capire quale sarà il futuro del nostro mondo: delle fiere, delle mostre, delle manifestazioni dell’arte in genere. Per cui si sperimenta. Io spero che Italics vada avanti per lungo tempo perché è anche un modo per fare “commercio” in una dimensione che non si può fare in una fiera. Italics con Panorama è un sistema che può avere un futuro sia come contenuto, sia a supporto del mercato.

Quale potrebbe essere l’essere l’evoluzione di Italics? Cosa bisognerebbe cambiare per strutturarla in modo migliore?
Dovrebbe avere una temporalità che si ponga tra mostra e fiera; una specie di festival per dare molta più visibilità al progetto sul territorio, in modo da offrire a tutti una maggior visibilità: artisti, galleristi e città ospitante. La lunghezza di una mostra canonica sarebbe ingestibile e diventerebbe una imposizione anche per il territorio, un peso per le amministrazioni per cui si va a lavorare, anche a livello di costi vivi di gestione. Altrimenti, Italics, potrebbe strutturarsi come una vera e propria istituzione mobile.

Ma diventerebbe una specie di Manifesta, e già qualcuno parla di vampirizzazione dei luoghi..
In questo caso posso risponderti che lasciamo una serie di eredità alla città, si vedano Palazzo Martinelli (che rumors indicano come il futuro museo d’arte contemporanea della città di Monopoli, ndr) e il Complesso di San Leonardo, che dopo Italics saranno restaurati e restituiti alla città, in diverse forme. L’idea di Panorama è anche di innescare quelle attenzioni che vengono risvegliate proprio dagli eventi. A Procida, per esempio, il carcere diventerà un museo. E poi questo effetto “colonizzazione” in realtà non è fattibile in un arco di tempo così breve. E diciamo pure che è meglio assumersi questo rischio, piuttosto che rischiare di non valorizzare nulla…

Panorama Monopoli, ph. Piero Percoco e Mirko Jira. Courtesy ITALICS, the galleries, the artists

C’è chi ha parlato di Panorama come di un progetto di “de-musealizzazione”, ma personalmente non sono d’accordo né sul fatto che sia l’identità della manifestazione, né sull’idea che l’arte debba essere demusealizzata, specialmente perché – a proposito di artisti italiani – se negli ultimi anni fossero stati musealizzati un po’ di più forse il nostro sistema non sarebbe così traballante…
Non posso pensare a una demusealizzazione, tanto più per il fatto che arrivo da un museo! Tutte le biennali o le altre manifestazioni non demusealizzano nulla, ma anzi portano attenzione proprio a questo passaggio, ad una visione istituzionale dell’arte. Anche per questo penso sia giusto fare Italics in centri molto piccoli, dove poter fare comunità. Successivamente, queste esperienze, possono essere trasbordare in centri maggiori dove si metta in fila il risultato di un’operazione che valorizza anche il territorio.

Che è poi – quest’ultima – anche una delle mission del consorzio Italics…
Esatto, e ha senso fare Panorama laddove qualcosa manca, ma dove le istituzioni locali riescono a lavorare in sinergia, disponibili a fare uno sforzo comune per unirsi.

Quale futuro per queste manifestazioni?
Se osservo il percorso che è stato fatto da un anno all’altro c’è un mondo di differenze: se questo progetto si strutturerà sarà un’azione dirompente nel sistema italiano…

Panorama Monopoli, ph. Piero Percoco e Mirko Jira. Courtesy ITALICS, the galleries, the artists

E potrebbe dare filo da torcere a diverse realtà per come le conosciamo…
Io posso dirti che Panorama si apre a tutti, anche alla famosa divulgazione non solo dell’arte contemporanea, ma anche di quella antica e moderna. Panorama ha quel senso di inclusività che nel mondo del contemporaneo è assolutamente inesistente.

E ha anche la gratuità, per affrontare il cosiddetto “pubblico” che si vuole obbligatoriamente sempre più coinvolto…
Pubblico che riconosce, molto spesso, gli sforzi che il consorzio insieme alle amministrazioni riescono a far scattare per immaginare una possibilità in più da offrire alla propria geografia.

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