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Paola Zampa, Bosco Sacro – Casa Vuota
Arte contemporanea
L’inquieto e il rituale. L’indicibile e il mistero. In occasione dei suoi cinque anni, Casa vuota – spazio espositivo romano fondato dal curatore Francesco Paolo del Re e l’artista Sabino de Nichilo – ospita “Bosco Sacro”, una mostra di Paola Zampa (Civitavecchia, 1951), visitabile fino al 31 luglio 2022.
L’ambiente domestico, ubicato nella zona del Quadraro, s’infoltisce di ricami, disegni, installazioni e objets trouvés sulle tracce del mito. Scuri tronchi d’albero, dipinti su stoffa e su carta emergono dal fondo oro, concorrendo alla creazione di un’atmosfera sovrannaturale, intima ed immersiva.
Una voce registrata all’ingresso della casa recita alcuni versi dell’Ode classica di mezzogiorno, testo poetico composto dall’artista anni addietro, di richiamo alle opere in mostra; come a celebrare l’importanza dei ritorni, iconografici ed emotivi, dell’esistenza umana.
Le pareti e i pavimenti s’infittiscono di quelli che Zampa definisce fantasmi: disegni a olio che, cotti successivamente nella cera, si sciolgono lasciando un profilo indefinito della figura di partenza. Vi si riconoscono carcasse di animali, frazioni di corpi, ex voto, conchiglie, reliquie, simboli enigmatici, sagome fitomorfe, ombre.
La cera depositata sui fogli dona alle immagini una nuova pelle, al tatto liscia e singolare, offrendo al fruitore l’impressione che ogni effigie sia, in verità, imbalsamata. Così come il divino anche il funebre e il sacrificio partecipano del clima ancestrale di cui Zampa satura Casa Vuota.
La bellezza austera di un bosco antico, luogo mentale e letterario, è per l’artista strumento attraverso il quale poter raccontare anche ciò che non può essere raccontato. Percezioni, apparizioni segrete, perfino visioni erotiche e perturbanti.
Tra i disegni, sulle mura, si addensano delicati mostriciattoli in piombo, a ricordare che le selve mitiche non sono soltanto teatro di danze ninfali e di fasti. Lungo il percorso espositivo bene e male si mescolano in un groviglio di inestricabile fascino arcaico.
Zampa, che dagli anni Ottanta genera creazioni artistiche composite, ha sempre prediletto l’approccio e il dialogo con elementi naturali, che si ritrovano infatti anche nel suo bosco: all’interno di alcune teche sono visibili assemblage costruiti con ossa animali. Ma le numerose tecniche dell’artista non si arrestano a disegni e composizioni. Il ricamo di un grande satiro triviale dialoga con una Venere botticelliana in radiografia.
La dea dell’amore, la cui folta chioma è ancora riconoscibile, si mostra tuttavia scheletrica, nella sua face più terrena. Il Bosco è sacro anche e in forza del profano che vi dimora, in un ciclo continuo di trasformazioni, paradossi, caccie, inseguimenti e soprattutto rivelazioni.