20 luglio 2023

Papa Francesco e l’arte contemporanea Intervista a Davide Maria Coltro

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A seguito dell’udienza in occasione dei cinquant’anni dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, la nostra intervista a Davide Coltro, l’artista inventore del “quadro mediale”

Davide Coltro, quale è il significato oggi (23 giugno 2023) dellUdienza del Santo Padre agli Artisti che operano nei più svariati settori dell’arte contemporanea?

«Come sempre, cara Michela, vai dritta al nocciolo senza molte divagazioni così, da parte mia, innanzitutto per onestà intellettuale, replico con la premessa della mia modesta soggettività di artista visivo, credente e praticante, ma anche convinto che l’arte sia un’attività spirituale umanamente necessaria per il singolo e per le comunità di ogni ordine e grandezza, indipendentemente dal credo religioso. Prima di commentare i vari aspetti di questo intervento della Chiesa, dobbiamo far luce sul senso di tale atto, più complesso ed articolato di quello che potrebbe apparire. Oltre all’esteticità relazionale, alla sua spendibilità mediatica ed alle necessarie implicazioni pastorali, effetti di un gesto evangelico autentico, dobbiamo considerarla azione che alimenta la tradizione della Chiesa nella sua continuità storica. Citando, con la dovuta deferenza, il beato Antonio Rosmini, possiamo parlare di Carità Intellettuale esercitata attraverso un atto pastorale e profondamente magisteriale. Ricucire lo strappo nella relazione degli artisti con la Chiesa, come tutti ben sappiamo, è stato un argomento molto sentito dal grande san Paolo VI, mai sufficientemente studiato e compreso. Un santo che ha affrontato i grandi problemi della modernità suggerendo, con la libertà propria del grande pensatore a colloquio costante e attento con il suo tempo, la necessità dell’orientamento cristocentrico della cultura e delle arti. Insegnamento profetico, quello di papa Montini, che lo Spirito Santo ha permesso ai suoi successori di continuare fino a questa udienza che celebra i 50 anni di un atto davvero concreto come l’istituzione di una galleria vaticana per l’arte contemporanea. Papa Francesco è troppo spesso avversato, a torto, per il suo desiderio di raggiungere le periferie, i lontani, dall’alto del suo punto di vista, unico ed altissimo ma tremendamente solitario, vede con nitidezza che le povertà del mondo moderno sono prevalentemente di origine spirituale e morale. Dopo gli insegnamenti teologici di Benedetto XVI, questo pontefice cerca di agire seguendo “la Carità nella Verità”, appellandosi ad ogni risorsa. Le arti, proprio per la loro trasversalità di linguaggi, sono tra le più importanti risorse di dialogo, quindi da ri-mobilitare con urgenza e rinnovata sintonia».

Quale espressione del discorso di Sua Santità l’ha colpita di più?

«In un documento così importante ci sono diversi punti di grande profondità. Un primo esempio: l’attribuzione agli artisti di una visione dell’umanità aperta e spirituale, profondamente diversa dalle inquadrature dei saperi specialistici che oggi, in nome dell’oggettività reclamata dalle scienze, dettano orientamenti di coscienza e comportamenti decisionali spesso in contrasto con presupposti antropologici di base. La citazione dei due passi delle scritture è precisa, in particolare Ap 21, 5, passo che personalmente ho molto meditato, nel quale Dio stesso dichiara, come in una ininterrotta genesi, alimentata dal suo amore, che l’intera Creazione ha bisogno di questa energia armonica per sussistere ed essere, cioè di Lui. Credo che le arti dovrebbero aspirare a far propria, con i nostri limiti di creature, almeno una infinitesima parte di questa azione di Dio: “fare nuove tutte le cose”. In questa operazione di continuo rinnovamento, dove la Divinità agisce con risoluta delicatezza, l’armonia è un valore pregnante, recepito dall’umanità che la anela ad ogni respiro. L’uomo, come avesse un radar, capta sensorialmente armonia e bellezza, argomento sostenuto in neuroestetica, neonata nelle neuroscienze, per farne nutrimento della salute integrale della persona in tutte le sue manifestazioni. Con diverse attribuzioni e percorsi del pensiero, lo affermano da sempre anche le discipline orientali. L’arte comunica sempre e solo valori spirituali, cioè i valori fondanti, anche quando inneggia all’attivismo politico, in realtà intende muovere le coscienze verso la giustizia, la fratellanza e la pace, valori che devono abitare il cuore degli uomini».

Quali a suo parere i punti di contatto con la visione di Papa Paolo VI (59 anni dopo)?

«Come brevemente accennato nella prima risposta, le convergenze tra gli appelli, ribadisco profetici di san Paolo VI, ed il messaggio di papa Francesco, possono essere letti meglio nella continuità del magistero e della tradizione. L’attuale pontificato, come tutti i successivi a quello di Papa Montini, impegna le risorse della Chiesa per attuare le emanazioni del Concilio Vaticano II, quanto di maturarne le intuizioni. Governare i diversi aspetti di questo rinnovamento storico per un dialogo efficace nell’annuncio evangelico all’uomo moderno e postmoderno è il testimone che viene passato da un Pontefice all’altro. I punti di tangenza che in questa sede mi sento di evidenziare sono tre: l’appello all’amicizia, la ricerca della verità, la libertà di coscienza in ordine alla pratica di queste attività vitali per lo spirito dell’uomo. Diventare amici è il punto nevralgico per aprire un dialogo autentico, perchè l’amicizia presuppone l’accettazione e l’ascolto dell’altro, nei suoi limiti e nei suoi talenti. In filosofia, che trasferita nella pratica artistica diventa riflessione Estetica, si parla di Einfühlung, il meccanismo dell’empatia, che si instaura per tramite dell’opera d’arte, mezzo di trasmissione di tutto quanto sia anelito dello spirito di fronte al mistero dell’esistenza e della trascendenza. La base della fraternità predicata dal cristianesimo sin dalle origini, quel trasporto verso il prossimo che per essere pienamente vissuto ha bisogno di essere esercitato all’interno di una comunità di amici fraterni per poi estendersi, non senza ascetiche acrobazie della volontà, anche a chi ci avversa o addirittura è apertamente nemico. Un secondo punto, riguarda la ricerca della verità come tesoro esistente, possibile e fruibile, che nella condivisione non si esaurisce ma si moltiplica, come i pani ed i pesci per le migliaia che non avevano di che sfamarsi dopo un lunga giornata al seguito di Gesù. E poi pensiamo alla capacità profetica e visionaria dell’artista, decifratore suo malgrado degli indici del proprio tempo, un carisma proprio dell’arte, sottolineato da papa Francesco citando l’immenso Romano Guardini. Questo dono carismatico, capacità medianica che sottintende la vocazione dell’arte in senso positivo e cristiano, è basato sulla coscienza libera,  che si orienta più o meno consciamente a valori eterni che cerca di esprimere mentre li vive. Infine, anche se non specificamente evidenziata in questi documenti, la spiccata devozione mariana di tutti i pontefici da Roncalli a Bergoglio è un ulteriore spunto di riflessione. La “Via Pulchritudinis”, approfondita dalla mariologia, è strumento teologico di sicuro interesse, in particolare per gli artisti di confessione cattolica che vogliano indagare le sintonie tra questi insegnamenti dei diversi magisteri».

Come a suo parere oggi l’arte contemporanea e la chiesa possono collaborare?

«La Chiesa manifesta una volontà di continuità che non desiste e non si scoraggia davanti a nessun umano impedimento. Questa impostazione ha avuto nei secoli ed ha tuttora valore nella collaborazione tra le arti e la predicazione, il culto, l’approfondimento del deposito della fede e tutti gli altri aspetti della missione della Chiesa nella storia umana. Si tratta di una vicinanza profonda che ha lasciato segni visibili e concreti, portando ad unirsi le generazioni nella contemplazione della bellezza e dell’armonia. Sono vie privilegiate per coltivare l’anima e disponibili all’uomo di tutte le epoche senza filtri confessionali o ideologici, le arti parlano direttamente al cuore e lo predispongono alla trascendenza anche quando ci sono negazioni a barriere erette intenzionalmente. E’ un rapporto virtuoso che alimenta necessità vitali e deve continuare nel nostro tempo con il contributo attivo dei protagonisti di tutti i ruoli del mondo dell’arte, nessuno escluso. Il cristianesimo è una religione rivolta all’universalità perchè parla le lingue di tutti i popoli, come l’arte che ha natura relazionale e intende dialogare in ogni condizione storica e sociale. L’artista sente risuonare dentro in sé l’eco della libertà e tende, come in uno spasmo dell’essere, ad incarnarla, a viverla per poterla trasferire nelle sue creazioni perchè siano capaci dell’empatia necessaria e parlare tutte le lingue. Gli spazi sacri sono luoghi naturali per ospitare le opere d’arte, più in generale, tutte le strutture espositive orientate a promuovere questi valori, come ad esempio le rete dei Musei Diocesani, raggruppati nell’associazione AMEI (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani), che tramite il suo presidente Giovanni Gardini, ha già attivato programmi in questa direzione. Nel nostro tempo le arti, affrancate dalla funzione principale di “Biblia Pauperum”, si aprono al dialogo con i lontani, gli indifferenti, persino agli avversari del sacro e della religione. In questo senso penso sia utile riallacciare un percorso propedeutico a riconoscere le necessità dello spirito che possono essere soddisfatte dalla disposizione alla trascendenza, al dialogo con la pienezza dell’Essere che è inafferrabile e indicibile, eppure così vicino da abitare dentro di noi. In qualche misura, nelle arti, si attuano continue “Pentecoste” individuali, gli artisti sono e devono continuare ad agire come “amplificatori di umanità” producendo domande di senso.  L’arte non può che parlare ad ogni uomo del mistero di Dio, motore di ogni bellezza e armonia per ricordarci che siamo “capaci di infinito”. Credo che gli artisti sappiano già tutto questo in quanto alla base della loro vocazione. Personalmente, all’appello della Chiesa, io rispondo dando la mia amicizia, con gioia, chiedendo che mi sia maestra e sorella, compagna di viaggio. La prospettiva delle prospettive è  l’eternità e l’arte vive solo in questa dimensione».

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