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Parcours 2024. L’arte invade la città nella settimana di Art Basel
Arte contemporanea
Stefanie Hessler, la nuova curatrice della manifestazione fuori le mura di Art Basel, Parcours, ha scelto di concentrare le opere in una parte certamente centrale di Basilea, ma nella zona più commerciale. Gli artisti invitati hanno risposto positivamente alla sfida. Sono Nina Canell & Robin Watkins, Alvaro Barrington, Iris Touliatou, Eva Kotatkova, Dominique Gonzales-Foerster et Paul B. Preciado, Peng Zuqiang, Pol Taburet, Lap-See Lam, Moeshekwa Langa, Ximena Garrido-Lecca, Joanna Piotrowska, Edith Deyerling, Tadaskia, Lois Weinberger, Anh Tran, Eric Hattan, Tromarama, Mandy El-Sayegh, James Webb, Kira Freije, Rirkrit Tiravanija. Confrontate con spazi spesso disardoni, le loro opere hanno improntato i luoghi con una forza propria.
In mezzo alla folla, passanti e spettatori, e alla circolazione dei tram, la performance di Madeline Hollander illustra questa scelta, con una coreografia composta da personaggi che deambulano lungo la strada che porta dalla fiera al Reno. Vestiti da operai stradali, ogni duo gioca con un tondo, copia in plastica dei tombini stradali. Hanno il viso ricoperto da una maschera di cartone stampato con confetti colorati, come quelli del carnevale, che riproduce una faccia difforme.
Su retro della chiesa Santa Clara, Eric Hattan accumula oggetti quotidiani di ogni dimensione e colore in un rimorchio che chiama la sua «scatola». Provengono dalla strada ma anche dalle discariche. Durante la performance, che dura tutta la giornata, l’artista sposta mobili, suppellettili, tubi, bidoni, cassetti, lampadari, stendini, vasche e vaschette, modificando l’aspetto dell’opera. Indossando guanti da lavoro tiene a sottolineare il carattere non solo concettuale ma anche manuale dell’arte. Moeshekwa Langa dispone a terra tra piccole pile di libri sovrapposti e dischi, oggetti del mondo dell’infanzia. Piccole luci illuminano la mappa dei giocattoli posti a terra e collegati da fili come arterie. Un sentimento melanconico quieto e inquieto sorge. Quale evento ha allontanato la presenza umana?
Eva Kotakova evoca il mondo degli animali sovrapponendo gabbie di diverse forme framezzate da ogni sorta di oggetti che esprimono la cura, come medicinali, forme metalliche come protese, sono anch’esse delle gabbie per i corpi. Durante la performance i recitanti rivestono alcuni abiti a forma di piovra; leggono storie di uomini e di pesci. Anche Nina Canell & Robin Watkins prestano attenzione alla condizione degli animali. Scendendo dalla rampa di accesso di un garage si assiste alla proiezione di un filmato. Mostra tutto il processo che riguarda l’uso che l’industria automobile fa delle piume di struzzo, per le sue qualità elettrostatiche. Alcune belle inquadratture sulle piume, non subito riconoscibili, sono in contrasto con il sentimento di un uso sproporzionato allo scopo, togliere la polvere.
Scendendo in un sottosuolo si scopre l’installazione suggestiva di Tromarama, un collettivo indonesiano. L’apparenza è quella di microfoni su piedestalli. Un suono tale un grido richiama l’attenzione. Grazie alle luci intermittenti, si scoprono flauti al posto di microfoni. La mediatrice mi racconta che il suono riproduce la nota che i bambini indonesiani imparano a suonare quando iniziano ad andare a scuola.
In un negozio di prodotti africani di Clarastrasse Alvaro Barrington crea, nella parte riservata alla frutta e alle verdure, uno spazio composto da tre pareti di ondulato, ai quali sono appesi all’interno come all’esterno quadri dipinti. In fondo al locale, sopra i surgelati, l’artista ha ricoperto il muro da carta da parete con i fiori.
In un retrobottega, Iris Touliatou presenta un circuito di lavandini di metallo con i loro rubinetti, dal titolo esplicito Mother. Allude ovviamente alla sorgente della vita, l’acqua. Alcuni di loro sono collegati da un circuito di tubi, come vene della vita. L’acqua potabile che si beve prosegue nella metafora della maternità. Anche Ximena Garrido-Lecca allude all’idea del circuito quando espone in una distilleria un collage di strutture tubarie metalliche e di terracotta.
Lap-See Sam proietta ogni forma di ombre, dal bianco nero dei racconti cinesi ai contrasti sfocati. In un vecchio panificio dismesso Peng Zuqiang appende tre schermi sui quali le immagini e una voce narrano la vita urbana di un ragazzo confrontato ad ogni luogo e mezzo di comunicazione.
Stéphanie Comilang mostra, dietro una vetrina ad angolo, vasi con fiori esotici, quadrati di lino di ananas con ricami di farfalle ricoprono due manichini dalla forma femminile. Evocano poeticamente l’iconologia delle origini, le Filippine. C’è una notevole differenza fra la poesia melanconica dell’opera esposta, raffinata ed elegante, e il progetto dell’opera che esplicita la colonizzazione del paese natio, le migrazioni, l’ecologia.
Due opere fanno vedere l’ambiguità o piuttosto la complessità talvolta irriducibile della nostra relazione con la natura. Joanna Piotrowska l’esprime con le foto di mani che accarezzano o abbracciano un albero. Ma un meccanismo aziona alcune dita, racconta quindi nello stesso tempo l’uso probabilmente irrinunciabile che ne facciamo. Lois Weinberger con portable garden riempie con delle piantine borse da supermercato.
In luoghi diversi, la vetrina di un negozio o in una chiesa, Edith Deyerling e Anh Tran appendono quadri astratti. Ai quali Pol Taburet aggiunge in mezzo alla stanza una scultura che ha la forma di un pianoforte ricoperto da un tessuto e le zampe di animali.
In un angolo della piazza al centro del dispositivo di Parcours, Tadaskia alza cinque bandiere colorate mentre più lontano sono 10 le bandiere bianche con immagini in nero di Rirkrit Tiravanija, distribuite sulle sponde del ponte sul Reno. Nello stesso luogo, all’angolo, in corrispondenza con il lampadario, si sente la voce di un audio che pone A Series of Personal Questions Addressed to the River Rhine, è il titolo dato da James Webb.
Alcune sculture sono installate in un contesto più abituale. All’entrata di Claramatte Park, Dominique Gonzales-Foerster et Paul B. Preciado innalzano i contorni di una figura bianca e gialla. Questa rilettura attuale dell’uomo vitruviano di Leonardo è certamente anti-monumentale: la base è composta da forme che alludono a zampe di animali, come nei cartoni animati. Di Kira Freije sono le sculture molto suggestive disposte in mezzo alla stanza del Museo del Medioevo. I materiali utilizzati potrebbero contrastare con il luogo, ma solo in parte. Sembrano rappresentare un racconto medioevale.
Malgrado la loro diversità le opere presentate suscitano uno stesso sentimento. Sono permeate di poesia e melanconia nel modo di mostra ed associare materiali, forme, supporti, contesti. Questo’anno torna ad essere distribuita una cartografia dell’evento, assente dal 2021. Come abbiamo scritto negli anni precedenti è gradita e molto utile alla visita.