“Sono tutti in competizione per la tua attenzione, ormai la merce più preziosa al mondo in una industria di miliardi di dollari”. Questa è la frase contenuta nel foglio di sala che racconta della mostra di Pennacchio Argentato (Pasquale Pennacchio e Marisa Argentato) per la galleria Acappella, a Napoli, e intitolata “Sudden Confusion”. Si può leggere, ancora, come Shoshana Zurboff l’ha definito surveillance capitalism, cioè: “il modello di società creato per catturare l’attenzione, che lavora sulla psicologia umana rendendoci vulnerabili, sfruttandoci e danneggiando il tessuto sano della società attraverso pubblicità sempre più mirate”.
Proseguendo nello spazio, una scultura di un uomo che cammina su balle d’acqua (I am feeling lucky) mi ha fatto riflettere su come molti studiosi, di più materie, si siano interrogati da tempo su questa Era divenuta sempre più predominio della specie umana. L’incidenza di quest’ultima su tutto il globo ha fatto giungere alla conclusione di poter chiamare tranquillamente tale inizio di età terrestre Antropocene. Si evidenzia con questo termine la capacità che ha avuto l’uomo di essere presente, materialmente e non, in tutti i luoghi del Pianeta. Anche dove non vi è presenza materiale, la sua traccia è viva e rilevante. I ricercatori hanno riscontrato i suoi segni anche nei luoghi più remoti, dove la presenza umana è praticamente sconosciuta. Non voglio ora sottolineare gli aspetti negativi di questa appropriazione ma riflettere su come è necessario assumere consapevolezza del suo peso su tutto ciò che è vitale per il mantenimento dell’equilibrio che ormai è seriamente compromesso.
La capacità intellettiva della razza umana, che si è notevolmente incrementata negli ultimi secoli, potenziando il suo progresso e facendola ambire a risultati fantasmagorici, contrasta con il complesso sistema che regge gli equilibri naturali, culturali, sociali, economici e politici.
Infatti, un altro concetto importante, che mi è soggiunto durante l’osservazione delle opere e da comprendere per capire ciò cui siamo costretti a non trascurare, deriva dall’antropologia ed è il doppio legame.
Sviluppato da Gregory Bateson e dai suoi colleghi, “il doppio legame è – come specifica Thomas Hylland Eriksen – un tipo di comunicazione auto-confutante: come dire nello stesso momento due cose incoerenti tra loro”.
Proprio The Algorithm Dream, l’altro gruppo scultoreo presente nel percorso espositivo e composto da sterline in scioglimento che si liquefano oltre che sul muro, anche su di un ramo d’ulivo e su confezioni di latte, rimarca la relazione inscindibile che crea il doppio legame tra l’economia, l’ecologia e i bisogni primari.
L’antropologo norvegese Eriksen, esemplifica proprio la contradizione dell’esponente della classe media globale che, per esempio, fortemente responsabilizzato, si comporta in modo ecologicamente imputabile: riciclando, usando i trasporti pubblici, tentando di acquistare prodotti biologici e locali. Però viaggia in aereo, per svago o per lavoro, e dipende completamente dall’economia del carbonio. In una scala superiore, anche politici o uomini d’affari incentivano sostenibilità e politiche climatiche mentre sorreggono la crescita economica, che quasi sempre implica un consumo energetico. L’esempio che pone Eriksen è quello delle scelte fatte dai governi in Norvegia che, parallelamente, sostenendo una politica ambientale “attiva”, sia all’interno del paese che fuori, hanno aumentato le estrazioni petrolifere. Il paradosso più evidente è quello di finanziare progetti green nei paesi del sud del mondo con i ricavi del petrolio.
Un altro punto cruciale che, dall’inizio del nuovo millennio, ha notevolmente evoluto le possibilità e complicato in maniera decisiva gli equilibri è il mondo dell’informazione. Le sculture di Pennacchio Argentato, in questo caso, rappresentano il disorientamento costante e surreale messo in atto dal capitalismo della sorveglianza tramite il web. E segnalano le strategie di marketing personalizzato e la distorsione informativa che producono. Con un sistema subdolo ripropongono massivamente ciò che l’individuo pensa, fossilizzandolo sul proprio pensiero e non garantendo una pluralità informativa. Agiscono sulla percezione individuale facendoci sognare “i sogni di qualcun altro, diventando sempre più disorientati e indifesi, inconsapevoli dell’algoritmo che cura e pianifica i nostri desideri come una forza libidinosa digitale”. Con le conseguenze, devastanti, di accrescere i conflitti ideologici propri di un cambiamento accelerato e fuori controllo che contraddistingue attualmente le società dell’uomo.
La natura di questo complicato esperimento da ingegneria sociale è ideologica. La svolta neoliberista dei principali attori dominanti ha causato un surriscaldamento globale, inteso come accelerazione di tutto ciò che riguarda la sfera umana, al momento inarrestabile. Senza regole precise e limiti invalicabili, senza nessun freno. La pandemia è stata la conferma che i sistemi pienamente neoliberisti possono sacrificare le vite umane in qualsiasi momento a differenza dei sistemi che hanno mantenuto uno stato sociale; nonostante, quest’ultimi, abbiano enormi difficoltà a fronteggiarla, in quanto da anni la spesa pubblica risente di privatizzazioni e tagli.
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