La Galleria Studio G7 ha aperto la nuova stagione espositiva con la mostra “Per ogni estatico istante”, progetto a cura di Irene Sofia Comi. Le artiste protagoniste, entrambe emiliane, ma di differenti città e generazioni sono Giulia Dall’Olio e Paola De Pietri, i cui lavori seppur diversi, affrontano il tema della natura e la sua interazione con l’uomo. Le opere parlano un linguaggio silenzioso, ma prorompente, interagiscono con lo spettatore, ponendosi in un dialogo in cui la forza tratta dalla natura si ferma e sofferma nell’immagini.
Giulia Dall’Olio (Bologna, 1983) ha realizzato appositamente per il progetto espositivo le opere esposte, tra cui g 19][199 d, site specific, mettendo in relazione la natura con l’architettura della sala. Il carboncino è la tecnica prescelta per i suoi lavori, grazie alla quale l’artista riesce, per sottrazione, a ridare vita e definire i contorni di una natura, non solo contemplata dal vivo, ma ammirata nelle opere della pittura bolognese e di quella del settecento e dell’ottocento, creando così un ponte tra contemporaneità e tradizione pittorica. Le rigogliose fronde, prendono vita da foglie delineate e perfettamente rappresentate, che dominano lo spazio, da cui partono delle sbavature, simbolo e segno dell’azione dell’uomo sulla natura, che apporta conseguenze irreversibili sulla stessa, la quale nonostante tutto, continua a rigenerarsi, enfatizzando la sua propria intrinseca indomabilità.
Nel silenzio parlante del percorso espositivo si schiude un’ulteriore armonia sprigionata dalle opere di Paola De Pietri (Reggio Emilia, 1960), la cui ricerca viene ispirata dall’osservazione del territorio della Pianura Padana. L’artista coglie dei particolari del paesaggio facendoli rivivere, donando loro una forza e un lirismo intrinseco che emerge e trapela attraverso l’osservazione dell’opera. La fotografia in bianco e nero, stampata con tecnica in digitale ai pigmenti su carta cotone, consente di enfatizzare le linee, i segni che la natura ha scavato sui tronchi, sulla terra, sui ruderi. È proprio con queste strutture abbandonate che la natura intraprende un dialogo, un’azione di riappropriazione silenziosa e pacifica, che ne sottolinea la vitalità e la forza intrinseca, che la caratterizza. I rami degli alberi svettano verso il cielo, contorti, si diramano da tronchi antichi, secolari, che dominano la scena, riportando la concentrazione su quegli elementi che talvolta vengono guardati senza attenzione o su cui non si sofferma lo sguardo.
“Piano Piano, veloce veloce”, come indicato dalla curatrice Irene Sofia Comi, sono le dimensioni trattate ed illustrate attraverso le opere delle due artiste. Tali dimensioni fanno parte della vita di ogni uomo, ma allo stesso tempo si contrappongono nella loro immanenza e permanenza: veloce come l’azione umana legata all’innovazione tecnologica, lenta come la natura, che coerente con il suo ritmo e la sua forza caratterizza il mondo.
La riflessione indotta da parte delle due artiste invita lo spettatore a meditare su un rapporto eterno, quello tra uomo e natura, oggetto di studio e meditazione da sempre, sin dall’antichità e, fino ai giorni nostri, con l’apporto e il messaggio di Greta Thunberg. È proprio sulla scia dei contenuti sostenuti dall’attivista svedese che Giulia dall’Olio dà voce ad una natura deturpata, scegliendo come mezzo espressivo quello della sbavatura, che dal centro della composizione si dirama verso l’estremità dello spazio pittorico. Ma se da un lato emerge dirompente la forza della natura, nelle rappresentazioni della De Pietri, essa domina, silenziosa e altera, romantica e decadente, storica attraverso i ruderi e contemporanea attraverso gli scatti. Due modi di rappresentare l’essenza stessa del vivere, due modi di captarne i diversi ritmi, ma sempre in “ogni estatico istante”.
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