La pandemia da Coronavirus, che ancora imperversa nel mondo, non ferma il magic moment di Yayoi Kusama che, dopo le mostre al Gropius Bau di Berlino, al Botanical Garden di New York, all’Hirshhorn Museum di Washington e alla Tate Modern di Londra, ha presentato una nuova installazione di Narcissus Garden, nel giardino del Momentary, spazio satellite del Crystal Bridges Museum of American Art di Bentonville, Arkansas. Evidentemente la sua poesia contro l’epidemia deve aver sortito l’effetto sperato:
[…] A COVID-19 che ostacola il nostro cammino
Io dico «Sparisci da questa Terra»
Combatteremo.
Combatteremo questo terribile mostro […]
Così scriveva la grande artista alcune settimane fa (qui la poesia completa).
Si tratta di una delle opere più conosciute e suggestive dell’artista giapponese, esposta per la prima volta nel 1966, per la sua partecipazione non ufficiale alla Biennale di Venezia. In quella occasione, Kusama installò ben 1500 sfere specchianti proprio davanti al Padiglione Italia, con tanto di cartelli con la scritta Your Narcisism for Sale. Le sfere, infatti, erano vendute al pubblico direttamente dall’artista, al prezzo di due dollari ciascuna.
Contando che un’opera di Kusama risalente agli anni ’60, White No. 28, è stata venduta da Christie’s nel 2014 per più di 7 milioni di dollari, per i visitatori della Biennale di Venezia fu un ottimo affare. Poche settimane fa, invece, sempre Christie’s ha battuto una delle sue zucche con motivo a pois a più di 14 milioni di dollari. E infatti oggi di sfere ne rimangono 900, tutte esposte al Momentary, dove rimarranno per un anno, visitabili su prenotazioni e secondo le norme di sicurezza anti coronavirus.
Prima di arrivare in Arkansas, il Narcissus Garden di Yayoi Kusama è stata esposto in più di 40 occasioni in tutto il mondo, in luoghi come la Hayward Gallery di Londra, la Bellagio Gallery of Fine Art di Las Vegas, Central Park e Fort Tilden a New York, il giardino delle Tuileries di Parigi, il Louisiana Museum of Modern Art in Danimarca, la Art Gallery of Ontario di Toronto.
Per l’artista nata il 22 marzo 1929 a Matsumoto e che, attualmente, per scelta personale, vive nell’ospedale psichiatrico Seiwa, in Giappone, questo lavoro rappresenta un universo fantastico, in cui nessuno può esistere da solo. Ogni sfera si riflette nell’altra, ricreando lo schema dinamico e interconnesso di una società ideale, in cui ogni singolo elemento serve a sostenere gli altri.
«Lavoro con i temi dell’infinito, dell’immagine di sé e della ripetizione compulsiva di oggetti e forme, come le sfere d’acciaio di Narcissus Garden e le pareti a specchio», spiega l’artista. Similmente alle altre opere di Kusama, come le iconiche Infinity Room sparse per i musei più importanti al mondo – e anche al Crystal Bridges Museum of American Art, che la mostra anche in un video a 360° – lo specchio richiama la sensazione latente di un mondo in espansione, esteso fino ai confini dell’universo, dove l’osservatore può perdere la propria consapevolezza individuale e l’orientamento tra più dimensioni che si intersecano, un po’ come un moderno Narciso ma magari senza i risvolti tragici e mitologici. Kusama stessa ha descritto questa esperienza della sospensione del sé, vertiginosa ma anche esilarante, come una sorta di «auto-obliterazione».
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