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La performance di Vanessa Beecroft a Palermo: la brandizzazione trionfa, il femminismo incespica
Arte contemporanea
L’8 dicembre 2022 si è svolta a Palermo VB94, la performance di Vanessa Beecroft concepita come opera unica. Un evento che ha animato la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, nel quale rimangono esposte – fino all’8 gennaio 2023 – le sculture realizzate a Los Angeles dall’artista stessa, prima prodotte in creta e poi riprodotte in ceramica, bronzo e cera. Tali sculture entrano in relazione con la collezione del museo, che ricordiamo essere uno dei più importanti a livello internazionale, voluto e trasformato da Carlo Scarpa negli anni ’50 del ‘900. Prima di essere museo, Abatellis è stato palazzo nobiliare e convento: proprio all’idea delle donne che hanno abitato il luogo, prima di diventare museo, si ispira Beecroft nel pensare le sue donne, modelle che inscenano un tableau vivant. Esso non è statico, bensì dinamico: un movimento lento di gesti a tempo con il suono realizzato dal musicista franco-svedese Gustave Rudman, che ricordiamo per la colonna sonora della serie televisiva Euphoria e che ha composto musiche per molti brand di moda. E, a proposito di moda, vanno sicuramente elogiate le vesti confezionate da Mattia Piazza della casa di moda palermitana Casa Preti, che avvolgono – talvolta con dolcezza, talvolta con tagli più squadrati – i corpi delle modelle. La performance diviene così un suono su cui le modelle sgranchiscono le proprie membra come fossero sculture danzanti. L’operazione è esteticamente affascinante. E basta.
I modelli sbagliati e la brandizzazione della performance nell’opera di Vanessa Beecroft
Vi sono infatti delle criticità nel lavoro di Vanessa Beecroft a Palazzo Abatellis. La prima è che, nella comunicazione della mostra, si dichiarava l’intenzione di performare scene in sedi diffuse, proposito risultato poi infattibile e realizzatosi solo in un luogo (cosa è cambiato dalla conferenza stampa al giorno dell’opening?). La seconda è nella nota stampa che accompagna l’operazione: qui viene citato, tra migliaia di artisti che potevano essere citati come rappresentanti della musica contemporanea, anche del medesimo genere, proprio Kanye West, lo stesso West che, agli inizi di dicembre, ha ammesso di avere estrema simpatia per Hitler e per il nazismo. È una dichiarazione politica? Un intento sociale? Uno schieramento dell’artista? Un caso? Certamente di cattivo gusto.
Il terzo problema è la collaborazione di Beecroft con la moda. Non lo è chiaramente di per sé, ma nel modo in cui crea la sua opera scultorea e la sua performance. Le sculture sono tutte dei (quasi) autoritratti posizionati come una posa da sfilata. Le modelle, nei capi indossati, hanno stampato il marchio VB94 in oro, proprio come se Beecroft stessa fosse un marchio, come se venisse strizzato l’occhio più alla moda che all’arte, che fa del pensiero astratto un pensiero sociale. L’intenzione dichiarata dell’artista è mostrare un ideale di donna che rincorre se stessa in un modello di perfezione, una sorta di canone. È forse per questo che le modelle indossano delle scarpe dorate? O per strizzare nuovamente l’occhiolino al glamour?
Il femminile come idea o il femminismo come pratica quotidiana? Da che parte andiamo?
Non vi è critica sociale nell’opera di Beecroft. Ci sembra sia una nuova esperienza dell’arte per l’arte, un rigirare a vuoto su se stessa. In conferenza stampa, alla domanda perché si parlasse ancora di una donna ideale-idealizzata alla terza ondata di femminismo (che non è più femm-, ma anzi transfemminismo), l’artista ha tentennato, non rispondendo effettivamente alla domanda, ma citando Marx ed Engels che affermano che teoria e prassi sono il medesimo (e dunque?) dimenticando (forse?) come questo sia il modus hegeliano, sistema che Marx rovescia. Una risposta non sufficiente alla domanda.
L’artista ha affermato anche che il femminile è un concetto e come tale deve essere pensato. Dunque, l’ennesima donna bianca che suppone di dar voce a una categoria di donne eguali a lei, in cui il femminile non è un fatto reale (ma teoria e prassi non erano il medesimo?) ma un’idea, come ideali sono le donne di Beecroft. Da qui si può capire come questa sia un’opera per persone bianche, occidentali e istruite (che “conoscono Carmelo Bene e Serpotta”, come da comunicato stampa) e non per tutte quelle minoranze che credono fermamente che il femminile non sia un concetto, bensì una prassi che va di pari passo con l’idea.
Vanessa Beecroft, seconda volta a Palermo (dopo il 2008 allo Spasimo), proporrà il giorno della vigilia di Natale una sua personale interpretazione della Natività di Caravaggio all’Oratorio di San Lorenzo, nell’ambito del progetto Next, iniziativa culturale ideata dagli Amici dei Musei Siciliani, che hanno collaborato anche a questa impresa ad Abatellis insieme al supporto della famiglia Planeta, che continua a farsi portavoce dell’arte contemporanea nel museo a noi tanto caro.
La Donna e’ oggetto di idealizzazione 24/7 il femminismo e’ un movimento che cerca di idealizzare la donna attraverso una sorta di inevitabile ideologia. Il mondo della moda e’ ideologia, il suo compito e’ idealizzare qualsiasi cosa tocchi, e’ una realta’ concreta che capa sui sogni e idesideri esacerbati del consumismo selvaggio del quale, la Donna, e’ leader assoluto