Collettivo, inclusivo e collaborativo, il festival BAW23 – Bolzano Art Weeks condensa nel capoluogo altoatesino un grande fermento dando spazio, fisico e temporale, alla multiforme scena artistica contemporanea locale. Nato, quasi per gioco, dall’idea della curatrice e manager culturale Nina Stricker, con la collaborazione di un team composto da Valentina Cramerotti, Massimiliano Gianotti, Barbara Brugnara e Hannes Egger e organizzato da Cooperativa 19 e da Südtiroler Künstlerbund, BAW23 si ispira al tema play_ground, inteso letteralmente come parco giochi ma anche come spazio dedicato al gioco, attività euristica e di ricerca che porta a scoperte dinamiche e inaspettate.
Con la partecipazione di oltre 100 partner, fra cui Museion, Fondazione Antonio Dalle Nogare, Ar/Ge Kunst, Facoltà di Design e Arti – Libera Università di Bolzano, VBB– Vereinigte Bühnen Bozen, Centro Trevi e Biblioteca provinciale Teßmann, Südtiroler Künstlerbund, Associazione degli Artisti, Lungomare, Foto Forum, spazi privati di associazioni, gallerie, cittadin* e studi d’artista, il più grande festival di arte contemporanea dell’Alto Adige propone fino all’8 ottobre un calendario coordinato e integrato che copre tutta la città di Bolzano – dai luoghi del quotidiano come scuole, bar, hotel, negozi, ristoranti e piazze a esercizi commerciali dismessi e quartieri meno conosciuti – e coinvolge un pubblico ampio e diversificato.
GLI HOTEL
Pervasivo e inclusivo, il tema di play_ground porta con sé un doppio aspetto, quello del gioco e quello dello spazio, stimolando riflessioni di ampia portata come accade nello storico Parkhotel Laurin, che accoglie SPECIAL PROJECT BAW23, in materia di concetti di confine e appartenenza territoriale che delimitano gli spazi di azione ed esplorazione umana. The Decline of the Nation State and the End of the Rights of Man è il titolo dell’installazione neon di Margherita Moscardini (scelta con l’occasione della sua mostra personale, a cura di Zasha Colah e Francesca Verga, negli spazi di Ar/Ge Kunst, con la collaborazione di Gian Marco Casini Gallery) con cui l’artista – riprendendo le riflessioni di Hannah Arendt espresse in Le Origini del Totalitarismo, in particolare nel IX capitolo, da cui riprende il titolo – si interroga sulla figura dell’eccezione come il paradigma di una nuova coscienza storica attorno alla quale progettare un’idea di cittadinanza finalmente svincolata dall’appartenenza territoriale e dal legame di sangue.
Da un’eccezione all’altra, si riflette sulle donne e con le donne al Castel Hörtenberg, sede di CORPO DI DONNA / ALL YOU CAN FUCK. Claudine, Letizia, Nerina, Mariachiara, Valentina: le donne di Letizia Battaglia dialogano con le brasiliane Olga & Olga e le Nigeriane di Adriana Luperto. Comuni, sfacciate e combattive le une, delicate, incerte e costrette alla prostituzione le altre, BAW 23 ha coinvolto la Crumb Gallery per articolare, con la fotografia di Battaglia e gli acquerelli su carta di riso di Luperto, una duplice lettura del corpo femminile sempre in bilico tra libertà e umiliazione.
DAGLI HOTEL AGLI SPAZI PUBBLICI E TEMPORANEI
Negli interni del Parkhotel Mondschein Charles-Antoine Chappuis si muove come una presenza silenziosa e travolgente. I disegni e i tessuti protagonisti della mostra Cuttings of the Black Spirals nascono da un’attenta riflessione sulla forma della spirale, il cui significato va legandosi ai concetti di emanazione, estensione, sviluppo, continuità ciclica progressiva e creazione. Prendendo spunto da questa forma, che rende manifesto e prolunga all’infinito il movimento circolare che esce dal punto di origine, l’artista ci invita a rivisitare ciò che ci circonda e a prestare attenzione a ogni dettaglio e variazione.
Fuori dagli hotel, nel cuore della città, a proposito di temporary location, a pochi passi Parkhotel Mondschein, in Via Dodiciville , MM Design ospita Fingerprint 89.40.174.136 di Christian Kaufmann, un mosaico di tasti del computer, che, oltre all’ordine di digitazione di un determinato testo, rappresenta gli intervalli di tempo individuali tra le pressioni dei tasti, mentre LAIMER GMBH apre i propri locali a /dzublate/ collective. KIOSK è il titolo della mostra che il collettivo formato da Matilde Baldassari, Tino Bors, Claudia Gianella e Daniel Walcher ha progettato per riflettere sul bene-oggetto e sull’articolo di intrattenimento, che servono a qualcosa, che a prima vista vengono assorbiti in una finalità di usi, direbbe Roland Barthes mettendo in gioco il concetto di segno svuotato. Utilizzando solo materiali di scarto, snaturati e trasformati in piccole sculture, all’apparenza giochi, attraverso il processo di immersione in vernice, /dzublate/ collective ha costruito un chiostro che, nel corso dei giorni di BAW23, prende vita con il meccanismo del baratto: ognuno può entrare in KIOSK e barattare un proprio effetto personale (destinandolo al medesimo processo) con un oggetto in mostra.
Lasecondaluna + OKGO Art Gallery ospita Interspace di Samira Mosca; nel liceo Pascoli è allestita la galleria Escape; FRANZL kids concept & book store accoglie il progetto collaborativo e aperto a tutti di Michela Eccli, Giochi di casa; Salto Artstore – gestito dal team di BAW diventa un art shop dove sono esposte e vendute le opere di Julia Biasi, Stefano Bernardi, Borlottee, Elisa Cappellari, Claudia Corrent, Ulrich Egger, insalata-mista studio, Masatosha Noguchi, Kuno Prey, plurale, Peter Verwunderlich e Laura Volgger. E ancora, all’interno di Oberrauch Zitt, Maria Walcher presenta diverse opere, tra cui una coperta di lana su cui sono raffigurati i percorsi delle persone in fuga e i sentieri della transumanza; Hannes Egger trasforma Lottozero in un dispositivo performativo che indirizza lo sguardo sull’indumento (Second Skin); RRUVIDO accoglie un’esposizione di fotoritratti; e l’Associazione Amici dell’Arte – Club Rodigino Bolzano suddivide in 28 sezioni Guernica di Picasso, riproducendole con tecniche diverse in 28 tele distinte creando un puzzle (Jugar a la Paz).
Il Bar Capitol-Garden accoglie l’installazione di Silvana Ippolito, Morandi e…, la mostra fotografica di Fanni Fazekas, Playful, e wie IMMER di Philipp Gentili; MG Decoration ospita Die Blume. Il Fiore di Karolina Gacke; Sara Dario presenta Walking in a dream, una mostra di fotosculture in porcellana nello spazio TonHaus; e Red Pill Pop – Up Art Gallery trasforma un ex locale commerciale vuoto in una galleria con Petra Polli, Philipp Klammsteiner, Max Brenner, Marlies Baumgartner, Pablo Perra e Matthias Malknecht.
MUSEI, GALLERIE E ISTITUZIONI
Museion inaugura HOPE, un’ode all’umanità che esplora il potenziale dei musei come siti attivi di costruzione del mondo. Come si manifesta la speranza quando il futuro è cancellato dall’idea moderna di progresso? Artisti e artiste di diverse generazioni ci invitano, attraverso le loro opere, a viaggiare insieme nel tempo e attraverso le sale macchine dell’emancipazione. La mostra, a cura di Bart van der Heide e Leonie Radine in collaborazione con DeForrest Brown Jr. è il terzo capitolo del progetto di ricerca a lungo termine TECHNO HUMANITIES, che tocca questioni urgenti della contemporaneità, tra ecologia, tecnologia ed economia.
Fondazione Antonio delle Nogare ospita – a cura di Andrea Villiani ed Eva Brioschi – I Have to Think About It, la prima mostra retrospettiva in un’istituzione italiana di David Lamelas, straordinario nell’articolare installazione, scultura, disegno, fotografia, film, video, opere sonore e testuali che raccontano i contesti e le condizioni che definiscono le nostre percezioni e cognizioni. Spazio CUT, una delle sorprese tanto inaspettate quanto degne di nota (che approfondiremo) ospita play escapes, mostra collettiva a cura di Leonardo Cuccia e Maximilian Pellizzari con Jennifer Gelardo, Thomas Grandi, Helmut Heiss, Lucas Herzig, Ingrid Hora, Heinz Mader, Sophia Mairer, Oriente Plazzi Marzotto, Ignacio Merino, Masatoshi Noguchi, Isa Schieche, Martin Schlögl, Tiberio Sorvillo e Alexander Wierer.
Galleria Alessandro Casciaro presenta la nuova mostra personale di Santiago Reyes Villaveces, Guaca; Eau&Gaz Residency mostra le opere di Philip Wiegard degli ultimi 15 anni (Dreams That Money Can Buy) e Mole&Garden di Kira Kessler; Gallery Stazione Uno ospita Living Biographies, Südtiroler Künstlerbund presenta colliding visions con le opere di Johannes Bosisio, Linda Jasmin Mayer, Judith Neunhäuserer, Manuel Resch, Maximilian Maria Willeit e Andreas Zagler; e Vereinigte Bühnen Bozen accoglie la messa in scena del pluripremiato regista Alexander Charim e del compositore Michael Rauter di Morte a Venezia di Thomas Mann. Presso NOI Techpark Museion presenta anche METABOLICA (Moby Dick) di Thomas Feuerstein, un’installazione monumentale realizzata in collaborazione con NOI per valorizzare l’unione tra arte e scienza. Tra laboratori di ricerca e uffici, dove si attivano interazioni chimiche e biologiche di batteri, la monumentale METABOLICA (Moby Dick) di Feuerstein crea un metabolismo post-industriale e simile a una fabbrica.
I PROGETTI SPECIALI
Tanti talk, tanti anniversari, tra cui il ventennio di Lungomare, e cinque progetti, uno per zona, vincitori di BAW23 Call For Artists. Dmitrii Khramov & Mariia Khramova presentano da NOI Technopark l’installazione Rain, un cubo da gioco o un portale verso un’altra dimensione, dove si incontrano realtà e illusione, tattilità e riflessione. Sanding memory di Masatoshi Noguchi, composta da una sabbiera e da modelli architettonici fatti di sabbia, è allestita presso alma9 e fa riferimento alla sand play therapy. Il gioco, in questo caso, è veicolo di accesso al subconscio e permette di entrare in stati mentali più profondi, difficilmente accessibili attraverso il linguaggio e il pensiero.
GIOCA PURE, GIOCATE! è l’intervento installativo di Elisa Cappelari nato all’interno di un negozio di pappagalli, dove i giocattoli dei volatili sono diventati oggetti d’analisi del concetto di svago e elementi per rivalutare la condizione di individuo libero. Bon Ton è il progetto transdisciplinare di Caterina Nebl & Anna Maconi che si pone l’obiettivo di produrre un’esperienza altra a partire da uno scenario di vita quotidiana. La mise-en-scène di una tavola apparecchiata, lsi anima con La Signorina Bo, un personaggio alla Buster Keaton che si contraddistingue per la sua tenerezza e curiosità. Maria Walcher presenta infine, nei pressi di Palais Campofranco, PINO, un’installazione in scala 1:1 del trono del lustrascarpe più anziano della Sicilia, il Signor Pino. L’opera pone domande e interagisce con i passanti – che possono occuparlo – sollevando domande sulle gerarchie, sui rapporti di lavoro e sull’importanza di determinate professioni o delle persone che le svolgono.
Con BAW23 «il gioco si fa serio, ma senza prendersi troppo sul serio», e dunque Take part in the game! Let’s play!
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