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Premi, mostre e collane editoriali: le novità della Fondazione VAF per il 2023
Arte contemporanea
La Fondazione tedesca VAF annovera una fra le più vaste raccolte di arte contemporanea italiana, in gran parte in deposito permanente al MART di Rovereto. Grazie alle sfaccettature stilistiche delle opere riunite e all’alto numero di artisti rappresentati, può essere considerata fra le documentazioni più importanti, dal punto di vista storico-artistico, dell’arte italiana dei nostri anni e dei suoi contributi all’arte internazionale. Notevole è l’ampiezza del periodo interessato, che va dagli inizi del XX secolo fino ai giorni nostri. Ma la Fondazione VAF vuol dire anche un importante premio biennale per gli artisti emergenti italiani, collane editoriali, mostre. E le novità sono sempre dietro l’angolo. Ce ne parla in anteprima Elena Pontiggia, presidente del comitato scientifico della fondazione.
Il 2023 della Fondazione VAF: intervista a Elena Pontiggia
Insieme al nuovo sito web istituzionale della Fondazione, avete introdotto un’importante novità nelle modalità di selezione degli artisti per le prossime edizioni del Premio Fondazione VAF, a partire da quella 2024. In cosa consiste?
«Si tratta, per così dire, di una preselezione. Per la prossima edizione del premio VAF- Stiftung gli artisti si devono iscrivere online. Certo, nelle autocandidature c’è sempre il rischio del dilettantismo, starà alla giuria contrastarlo. Il premio, del resto, ha ormai una storia abbastanza lunga: è nato vent’anni fa, nel 2003, e nel corso degli anni, oltre alle sedi italiane, ha avuto luogo in importanti spazi espositivi tedeschi, come il Mathildenhöhe di Darmstadt, la Künstlerhaus di Graz e la Stadtgalerie di Kiel».
Quali sono i requisiti del bando, le scadenze e i premi destinati?
«Il premio è destinato agli artisti che non hanno ancora compiuto quarant’anni e il curriculum è un titolo di preferenza. La scadenza dell’iscrizione online è il 21 maggio 2023. Verranno assegnati tre premi: il primo di 15.000 euro, il secondo di 7.500, il terzo di 5.000. L’opera vincitrice del primo premio entrerà a far parte della collezione della VAF- Stiftung e l’importo della vendita andrà ad aggiungersi ai 15.000 euro».
La vostra valorizzazione dell’arte italiana passa anche attraverso un’intensa attività editoriale. Alcuni mesi fa, per la Fondazione, hai pubblicato il tuo volume “Storia del Novecento Italiano. Poetica e vicende del movimento di Margherita Sarfatti | 1920-1932”, edito da Allemandi. Quale contributo offre agli studi sul movimento della Sarfatti e alle opere presenti nella collezione della Fondazione VAF, molte delle quali in deposito permanente al MART di Rovereto?
«Quante ore può durare la mia risposta? No, scherzo, sarò breve, ma le cose da dire sarebbero tante: il libro è il risultato di una ventina di anni di studio. È una cronaca, con molti dati nuovi, del movimento fondato da Margherita Sarfatti, un critico a tutt’oggi non valorizzato quanto dovrebbe. Lei stessa se ne rendeva conto quando diceva: “In Italia le donne possono, sì, lavorare ma, all’infuori delle levatrici, il loro lavoro non può mai essere riconosciuto ufficialmente”.
Il mio libro analizza a lungo la poetica del movimento e ne ricostruisce anno per anno le vicende con dati nuovi, ritrovati nelle lettere, negli archivi e nella stampa dell’epoca. Chiarisce tra l’altro il rapporto del “Novecento” col fascismo. Tutti i novecentisti avevano conosciuto Mussolini nel 1920-21 nel salotto della scrittrice, legata al dittatore da un lungo rapporto sentimentale. Come tanti altri artisti e intellettuali, hanno creduto nel fascismo, ma nessuno di loro ha mai realizzato un’arte di Stato.
Quanto alle immagini a corredo del testo, ho largamente attinto alle opere della VAF-Stiftung, mentre alcuni quadri della collezione, appartenenti ad artisti che partecipano dello stesso clima ma non hanno mai esposto col “Novecento”, sono riuniti in un’appendice in fondo al volume».
Ogni anno una parte cospicua del bilancio della VAF- Stiftung è destinata a nuove acquisizioni di autori italiani. Quali opere sono recentemente entrate nella collezione?
«Ho girato la domanda a Volker Feierabend che mi ha risposto: Chiara Calore, Carlo Pasini, Luca Macauda, Corrado Bonomi, Dario Ghibaudo, Chiara Dynys».
La Fondazione ha recentemente intensificato il proprio impegno nel sostenere mostre e pubblicazioni su autori poco conosciuti e talvolta dimenticati del Novecento italiano. Quali progetti avete realizzato al riguardo, e quali sono in cantiere?
«Quest’anno è nata una collana dedicata appunto ad artisti poco noti del ventesimo secolo. Il presidente della VAF-Stiftung, Thorsten Feierabend, l’ha intitolata “Artisti del Novecento ritrovato”. Il primo dei libri, curato da me, è dedicato a Siro Penagini, un artista milanese che ha studiato a Monaco di Baviera tra il 1907 e il 1909, ed è stato forse il primo in Italia a comprendere Van Gogh e Gauguin.
Poi, per la salute cagionevole, nel 1913 si è trasferito a Roma e, quindi, a Terracina e Positano, dove ha dipinto quadri di intensissima luminosità, con un colore visionario. Nel 1923 si è stabilito a Solcio, un paesino sul lago Maggiore, dove ha vissuto fino alla morte: una scelta suicida dal punto di vista del cursus honorum.
Il libro sarà, mi auguro, una sorpresa, come la mostra che lo accompagna, “Penagini. Il poeta della natura”, che si terrà al Museo del Paesaggio a Verbania dal 1° aprile al 25 giugno. Seguirà nella collana un volume su Emilio Malerba, uno dei migliori cartellonisti della Belle Époque, poi tra i fondatori del Novecento Italiano: l’ultima monografia su di lui risale al 1927…Uscirà quindi un volume dedicato a Cesare Breveglieri: artista coltissimo e fiabesco, due qualità che di rado vanno insieme».
Alle novità editoriali della Fondazione appartiene anche una nuova collana, questa volta dedicata agli artisti contemporanei italiani. Quali titoli avete già pubblicato e quali saranno le prossime uscite?
«Si tratta di una collana sugli artisti emergenti (l’aggettivo giovani non è sempre inteso in senso strettamente anagrafico), con particolare attenzione a quelli presenti nella collezione della VAF-Stiftung, ma non solo. Sono usciti i volumi su Susanna Pozzoli nel 2021; su Luca Coser e Andrea Facco, a cura di Daniela Ferrari, nel 2022; su Dario Maglionico, a cura di Nicoletta Colombo, e su Davide Maria Coltro nel 2023, mentre sono previsti quelli su L’OrMa, vincitore del premio VAF-Stiftung 2023, a cura di Serena Redaelli, su Silvia Giambrone, Jacopo Mazzonelli e altri ancora. Permettimi di soffermarmi sul volume su Coltro, che ho curato personalmente ed è dedicato al padre del System, il rivoluzionario quadro elettronico o mediale che, rimanendo collegato al computer dell’artista, può modificarsi all’infinito in un flusso visivo continuo. Il sottotitolo del volume è appunto “La tela viva”».
Ci sono anche novità per quanto riguarda la composizione del comitato scientifico della Fondazione VAF, che tu presiedi?
«Con lo scorso anno il comitato scientifico, formato da Volker Feierabend, fondatore della VAF-Stiftung, Nicoletta Colombo, Serena Redaelli, Denis Viva e da me, si è arricchito della presenza di Gabriella Belli. Siamo tutti più che felici della collaborazione di una delle figure di maggior rilievo del mondo dell’arte nazionale e internazionale».
Profilo di Gabriella Belli, nuova componente del Comitato Scientifico
Laureata in storia dell’arte all’Università di Bologna si è specializzata in critica d’arte contemporanea all’Università di Parma. Ha iniziato la sua carriera, vincitrice di un concorso, nel 1978 nella Soprintendenza per i Beni storico-artistici del Trentino, nel settore della Tutela e Catalogazione del patrimonio artistico. Nel 1982 le viene conferito l’incarico di progettare a Trento, in un antico edificio rinascimentale (Palazzo delle Albere), il primo nucleo del nuovo museo d’arte moderna e contemporanea della Provincia Autonoma di Trento (MART) e nel 1989 è nominata Direttore. Nel dicembre 2002, sotto la sua direzione, s’inaugura la nuova sede del MART a Rovereto, progettata dall’architetto ticinese Mario Botta e nel 2009, sempre grazie ad un suo progetto museografico, riapre la sede restaurata (progetto architettonico di Renato Rizzi) della Casa d’Arte Futurista Depero.
Dal 1 dicembre 2011 all’agosto 2022 ricopre la carica di Direttore della Fondazione Musei Civici di Venezia, costituita da 12 musei tra cui Palazzo Ducale, Museo Correr, Ca’ Rezzonico, Palazzo Fortuny, Ca’ Pesaro, Palazzo Mocenigo, Torre dell’Orologio, Museo di Storia Naturale, Museo del Vetro. Nel 2013 firma il nuovo progetto di allestimento della collezione permanente di Ca’ Pesaro.
Sotto la sua direzione e con la sua supervisione scientifica vengono riaperti al pubblico completamente restaurati e riorganizzati dal punto di vista museografico Palazzo Mocenigo, il Museo del Vetro a Murano, le Stanze dedicate a Antonio Canova nel Museo Correr, l’Armeria di Palazzo Ducale, la Quarantia Civil Vecchia e Nuova sempre di Palazzo Ducale, la Casa Museo Mariano Fortuny y Madrazo, le 26 Sale di Palazzo Reale all’interno del Museo Correr.
L’attività di valorizzazione del patrimonio monumentale si alterna a quella dei progetti espositivi temporanei, che dal 2013 ad oggi hanno inaugurato interessanti stagioni di confronto tra l’arte antica e quella contemporanea grazie al suo progetto MUVE-Contemporaneo. Nel febbraio 2020 sotto la sua direzione scientifica e per volontà di un collezionista privato si apre a Verona la Casa Museo di Palazzo Maffei, quasi 1500 metri quadrati di percorso dall’arte antica al contemporaneo, sito all’interno di un edificio di grande pregio storico-monumentale affacciato su piazza delle Erbe e aperto al pubblico.
Ha tenuto il corso di storia dell’arte contemporanea all’Università di Lettere e Filosofia di Trento (biennio 2002-2004) e nell’anno accademico 2011-12 ha insegnato storia dell’arte del XX Secolo all’Accademia di Architettura di Mendrisio. Dal 2002 al 2011 è stata Presidente dell’Associazione Nazionale dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani (AMACI). Nel 2011 riceve dal Ministro della Cultura francese l’onorificenza di Cavaliere delle Arti e delle Lettere. Sempre nel 2011 le viene assegnato il premio di miglior museografo dell’anno da ICOM-Italia. Ha fatto parte del Comitato Scientifico delle Scuderie del Quirinale dal 2016 al 2019, e attualmente è membro del Comitato Scientifico della Fondazione Musei Civici di Brescia, di Villa Panza FAI-Varese, dell’Accademia di San Luca a Roma, del MUDEC di Milano.