La Fondazione Ermanno Casoli ha presentato l’opera site-specific fiori diversi al naturale di Agostino Iacurci, artista vincitore della XXII edizione del Premio Ermanno Casoli: l’importante riconoscimento nel campo dell’arte contemporanea era stato assegnato, a marzo 2024, all’artista nato a Foggia nel 1986 che, per l’occasione, ha realizzato un’opera condivisa nella sede industriale Airforce a Cerreto D’Esi, in provincia di Ancona, azienda del gruppo Elica. Nelle scorse edizioni, il Premio è stato assegnato a Jorge Sagatorre, Matteo Fato, Patrick Tuttofuoco, Elena Mazzi, Andrea Mastrovito, Yang ZhenZhong, Danilo Correale, Anna Franceschini, Francesco Barocco, Francesco Arena, Eugenio Tibaldi, Claire Fontaine.
Nella sua pratica artistica Agostino Iacurci utilizza pittura, scultura, disegno, luce, suono, architettura, combinando in modo eterogeneo i vari media per creare installazioni immersive che dialogano intimamente con i luoghi e lo spazio. Le sue opere su grande scala si traducono in interventi di pittura espansa sull’architettura che, per l’occasione, si trasforma in opera d’arte diffusa.
Per il premio Ermanno Casoli, l’artista è stato chiamato a ideare un progetto dedicato al nuovo stabilimento di Airforce: l’idea, in linea con la mission del Premio che è pensato proprio per valorizzare la creatività e la collettività negli ambienti di lavoro, si sviluppa attorno alla realizzazione di un’opera d’arte che possa integrare le pratiche personali dell’artista con la vita delle persone dell’azienda, arricchendo il continuo scambio tra mondo aziendale e mondo artistico.
L’opera Fiori diversi al naturale è il risultato di una serie di azioni collaborative che hanno coinvolto tutti i dipendenti dell’azienda senza alcuna distinzione tra dirigenti, operai, impiegati. L’installazione consiste in una riqualificazione di una zona dell’azienda in passato adibita solo passaggio che per l’occasione è stata trasformata in luogo di ritrovo e incontro. In contrasto con l’estetica industriale, l’opera di Agostino Iacurci appare come un piccolo giardino coloratissimo: un’isola, fatta dai dipendenti per i dipendenti, dove creare rete e comunità.
Il titolo dell’opera è un riferimento aperto a Francesco Mingucci (1579-1642), pittore e cartografo pesarese celebre per aver ritratto il territorio delle Marche nel XVII secolo. Mingucci ha rappresentato il paesaggio locale evidenziando il dialogo tra elementi urbani e naturali, tra architettura e formazioni rocciose. Parlando in egual modo dello stretto dialogo tra architetture umane e architetture naturali, anche la pratica di Iacurci si inserisce in questo metodo di approccio, con una freschezza attenta al contemporaneo.
Il cuore creativo dell’opera condivisa risale alle giornate di workshop alla quale hanno partecipato tutti i dipendenti dell’azienda Airforce: si sono susseguiti momenti teorici e pratici introdotti da una conversazione tra Agostino Iacurci e il curatore Marcello Smarrelli sui temi del progetto. Di ispirazione è stato l’intervento di Domitilla Dardi, storica e curatrice di design, che ha raccontato le vicende legate agli erbari scientifici e fantastici realizzati da botanici e artisti di tutti i tempi.
«Il progetto che Iacurci ha concepito per le persone di Airforce – spiega il curatore Marcello Smarrelli – nasce da una serie di riflessioni che indagano la storia del giardino e il suo significato simbolico nel corso dei secoli. Il risultato è un’opera sorprendente, complessa e articolata, un giardino vivente composto da piante reali e dipinte, destinato a crescere e a svilupparsi nel tempo grazie alle cure e all’impegno attivo di tutti i membri della comunità aziendale. Un modo creativo per migliorare lo spazio di lavoro e rafforzare il senso di appartenenza all’azienda, creando un ambiente ancor più coeso e solidale».
Il frutto della collaborazione tra l’artista e la comunità aziendale culmina infatti con un’installazione poetica, colorata, comunitaria, diffusa. Lungo le pareti si sviluppa una grande pittura murale raffigurante una serie in sequenza di fiori fantasiosi, creando una sorta di ritmo potenzialmente infinito e oltre-il-muro. Sulle stesse pareti decorate sono stati affissi e incorniciati una serie di carte rappresentanti i fiori disegnati da ogni partecipante, restituendo un erbario vario e corale. Al centro dello spazio sorgono due sculture-fioriere, disegnate dall’artista con l’apporto di STARTT, studio di architettura e trasformazioni territoriali.
Tra gli scaffali e i macchinari dell’azienda sorge quindi il risultato del lavoro collettivo ed orizzontale delle persone; un giardino ricco di biodiversità, simbolo tangibile di un discorso che non settorializza i ruoli nella società ma, anzi, valorizza l’interdisciplinarietà professionale. La storia dell’arte e del lavoro industriale spesso vengono percepite come due linee che, solo qualche volta, hanno la possibilità di incontrarsi. La bellezza della creatività risiede proprio nello stretto legame tra due mondi solo apparentemente lontani, quello dell’artista e del lavoratore d’azienda, che sono invece strettamente e sempre di più in dialogo.
La storia ci insegna che l’ibridazione è una carta vincente e lo scambio professionale porta ricchezza e, appunto, biodiversità; il giardino, per vivere, ha bisogno di un ventaglio di diversità in grado di creare un ambiente favorevole allo scambio e alla vita reciproca. L’introduzione dell’arte nell’industria, fortunatamente sempre più presente, provoca un effetto a cascata in grado di smuovere i compartimenti stagni e creare ambienti di lavoro dinamici e ricchi per ogni figura professionale, in modo indistinto.
L’opera site-specific Fiori diversi al naturale parla proprio di rigogliosità e di ricchezza, vera solo se condivisa.
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