Durante il lockdown Prometeo Gallery ha dato vita a una serie di mostre online con Ruben Montini, Edson Luli e Giuseppe Buzzotta, tutte realizzate in appositi spazi virtuali a cui si accede dal sito della galleria e volte anche a sostenere un’iniziativa di beneficenza. Il quarto progetto, in corso in questi giorni con un formato diverso dai tre precedenti, è “(con)TEMPORARY SALE” di Santiago Sierra, che presenta una serie di opere in edizione limitata, tra cui il video qui sotto. Da oggi, 6 maggio, inoltre, è online la prima mostra interamente virtuale di Fabrizio Cotognini, “Look around you, can you see?“.
Ida Pisani, fondatrice e direttrice di Prometeo Gallery, ci ha raccontato questo momento particolare e i progetti della galleria.
L’intervista a Ida Pisani
Quali iniziative online ha proposto Prometeo Gallery per le settimane del lockdown? Con quali premesse sono nate?
«Mossi da una sorta di ribellione a quello che ci è accaduto e che ci sta accadendo, incapaci di restare fermi dinnanzi agli squarci che tristemente ogni sera le televisioni mostravano, non abbiamo voluto fermarci. Abbiamo voluto continuare, ci siamo adattati alla nuova situazione e siamo andati avanti con gli strumenti che avevamo a disposizione. È del resto anche questo uno dei significati più veri e concreti dell’espressione “lavorare sul contemporaneo”. Così sono nate le mostre virtuali di Ruben Montini, “Le paure condivise“; di Edson Luli, “I don’t know. Let’s see!“; e di Giuseppe Buzzotta, “Di creste e ventri“. Ognuna di queste mostre è stata strutturata dando la parola agli artisti, affinché potessero raccontare in prima persona le loro opere, anche in riferimento al momento che stavano attraversando. Abbiamo anche voluto legare un’iniziativa benefica a sostegno della lotta contro il Covid-19, che di volta in volta è andata definendosi. Ruben Montini ha prodotto in nove esemplari unici un’opera in broccato sardo su cotone (Isolato) che riflette sul tema dell’isolamento forzato, dell’isolamento come unica soluzione per poter sopravvivere, dell’isolamento che – nei maggiori dei casi – significa solitudine. Edson Luli ha messo a disposizione Whatever you say it is, it isn’t!, un’opera che mette in relazione cromatica l’insieme di conoscenze di cui siamo consapevoli e non e che siamo in grado di comprendere e non, e che abbiamo ricevuto dalla società e che usiamo quotidianamente. Giuseppe Buzzotta ha realizzato una serie di acquerelli intitolata Palinsesto Paleolitico con l’intenzione di generare simboli e immagini vuoti di senso definito ma pregni della cultura del tempo. Questo è un momento storico fitto di domande, in cui tutto è rilevante e irrilevante al contempo e la dimensione sociale è radicalmente cambiata, noi ci siamo dentro e da questa posizione “in-tra-fra” agiamo per essere specchio fedele della nostra dimensione, più a livello locale che globale».
Il quarto progetto coinvolge Santiago Sierra, un artista con cui Prometeo Gallery lavora da molti anni. Potete riassumerci le tappe di questa collaborazione?
«La storia di Prometeo Gallery e Santiago Sierra è una storia iniziata venti anni fa. Sarebbe impossibile riassumerla e sarebbe troppo lunga da raccontare in ogni sua sfumatura. Abbiamo fatto insieme progetti anche molto impegnativi, talvolta in apparenza irrealizzabili. Ma abbiamo sempre sfatato l’apparenza, ci lega del resto anche un rapporto di profonda amicizia e di grande fiducia».
Come si svolge il progetto ora in corso con Santiago Serra? Qual è il modo in cui Sierra intende questo progetto online?
«Prometeo Gallery, e in questo caso Prometeo Gallery con Santiago Sierra, lavora sempre nel rispetto di un principio, quello della verità. Non piacciono a noi, né a lui, i giri di parole, e i tentativi di manipolazione. Ne subiamo anzi fin troppi a livello mediatico, da volerne prendere le distanze. “(con)TEMPORARY SALE” è un progetto pensato, strutturato e portato avanti come una vendita in tempi extra-ordinari, niente di più semplice. Dopo numerosi confronti, abbiamo selezionato alcune opere che mettiamo a disposizione a prezzi molto, molto competitivi per rivolgerci a un pubblico sempre maggiore, senza escludere così gli appassionati che magari non hanno esose disponibilità o quei collezionisti, più o meno giovani, ma agli esordi della loro esperienza. I lavori che abbiamo scelto, tutte small edition, coprono un ampio arco temporale, dai primissimi anni Novanta fino al 2010, insieme a due recentissimi lavori, una fotografia e un video che sono un autoritratto in quarantena. È un dato significativo, abbiamo voluto, in accordo con Santiago Sierra, dare alla vendita un carattere speciale, lontano da un’idea curatoriale di mostra eppure capace di restituire un po’ della storia dell’artista!».
Oggi apre la prima mostra virtuale di Fabrizio Cotognini, che progetto è e che opere presenterete?
«Ebbene sì! Inizia proprio oggi “Look around you, can you see?“, la prima mostra interamente virtuale di Fabrizio Cotognini. Ci lavoriamo da un po’, quasi dall’inizio di questa quarantena. Fabrizio Cotognini, proprio come noi, non si è mai fermato in questo periodo, lavorando sodo per portare avanti diversi progetti. Questa mostra è stata pensata come una finestra da cui ammirare un panorama che assume invero i contorni di un terreno sospeso tra percezione fisica e mentale. Simile a uno stato di dormiveglia in cui si mescolano elementi reali, desideri e immaginazione, “Look around you, can you see?” un luogo dove il tempo non ha finalità ma è incluso e compreso. Insieme a una serie di nuovi lavori è in mostra anche il progetto che fu realizzato ed esposto alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, il Faust, che Cotognini ha ripreso per concepirne disegni, sculture e appunti in cui l’inquietudine temporale serpeggia attraverso le figure di Mefistofele e Margherita, risuonando più attuale che mai. Proprio dal guardare, peraltro, si irradia l’enigma del senso, che innesca il tentativo di fissare la propria esistenza nel tempo, che può assumere qualunque forma. Con la pratica che lo contraddistingue, Cotognini ha lavorato sulle distanze e sulle vicinanze non solo come una pratica comune dello spazio e del tempo, ma come un vero e proprio modo di vedere, intendendo con vedere gli apparati dei sensi e della memoria uniti a una soggettiva e mobile presenza al mondo».
Quali ritiene siano, in questo momento, le maggiori necessità per le gallerie e per gli artisti in Italaia, a parte la riapertura degli spazi e la ripresa dell’attività espositiva?
«Domanda difficile, il momento è impegnativo. Impegnativo più che mai. Ma non si può prescindere dal riconoscere che per l’arte questi momenti sono dei veri e propri input. Può sembrare strano, ma le grandi idee, come proprio i grandi stimoli per gli artisti, nascono in situazioni eccezionali come queste. Andare contro tendenza significa, adesso più che mai, andare avanti. Ecco io, la Prometeo Gallery, noi vogliamo farcela! E fomentiamo questo spirito nei nostri artisti ogni giorno! Occorre calarsi fino in fondo nella propria dimensione e pensare, pensare molto. Ma soprattutto trasformare il veleno in medicina. Come? Beh, lavorando sulla piccola, piccolissima porta che si è aperta, per aprirla, per entrare, per prendere confidenza con la nuova dimensione e sperimentare le nuove posizioni che possono essere assunte. È come se ogni porta fosse una nuova espressione, una nuova nuova occasione per dare un nuovo sguardo sul mondo con l’arte – sempre, però con onestà intellettuale e generosità. Questi ingredienti, non possono mai mancare».
Che tipo di programma espositivo state progettando per i prossimi mesi?
«Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v’è certezza». Ecco, questi celebri versi della Canzone di Bacco sono più che mai attuali. Dobbiamo vivere il presente, che ci fugge continuamente, perché del futuro oggi non siamo certi. Gli sviluppi che ci attendono, lo sappiamo, non possiamo prevederli. Abbiamo bloccato la programmazione a un passo dalla prima mostra personale di Julieta Aranda, dai solo show di Fabrizio Cotognini e Giuseppe Stampone, dalla presentazione del progetto di Filippo Berta vincitore della V Edizione dell’Italian Art Council. Senza dubbio continueremo le mostre virtuali, in attesa che la difficile situazione di Milano volga in meglio. E abbiamo in serbo anche qualcosa a Lucca, nell’ex Chiesa di San Matteo. Serve uno sguardo allargato che abbracci la pluralità del nostro tempo nel nostro spazio, e noi non ci tiriamo indietro».
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