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Prometeo Possibili: una rielaborazione del progetto visionario di Luigi Nono a Venezia
Arte contemporanea
L’esposizione nasce come una sorta di rielaborazione e ricostruzione del lavoro di Luigi Nono attorno al progetto Prometeo. Tragedia dell’ascolto, eseguito per la prima volta nel 1984 a Venezia, nella Chiesa di San Lorenzo. Si tratta di una composizione da lui scritta su testi preparati da Massimo Cacciari e tratti da vari autori tra i quali Walter Benjamin, Eschilo e altri classici greci, la cui messa in scena sarebbe dovuta avvenire in uno spazio surreale immaginato dallo stesso compositore.
Prometeo Possibili si propone sia di esporre i documenti e le lettere dell’artista, testimonianza della volontà dell’artista di plasmare questo “luogo di scena”, sia di rapportarli con il contesto contemporaneo, offrendo così una reinterpretazione moderna dell’opera di Luigi Nono.
L’esposizione si apre infatti con una serie di progetti del 2024 che vogliono ricreare lo spazio inizialmente ideato con l’ausilio di Renzo Piano. I disegni qui esposti riferiscono infatti a un progetto architettonico di un nuovo Prometeo, messo in scena nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia, ora Ocean Space, dal 26 al 29 gennaio 2024.
Nel tentativo di ideare quell’intuizione iniziale, Luigi Nono si avvalse della personalità di Renzo Piano. Le lettere che i due si scambiarono sono state il fulcro su cui gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia hanno basato la loro opera, ricreando supporti, installazioni e modalità espositive per dare vita alla visione dell’artista e mantenerla viva.
Gaetano Mainenti, professore degli studenti del corso di Decorazione B, ci racconta infatti che «l’idea del Prometeo era molto diversa da come venne realizzata nel 1984. Era infatti un’opera visionaria, assurda, dove Luigi Nono arrivava addirittura ad immaginare delle isole fluttuanti che avrebbero dovuto ospitare il pubblico».
Nel procedere con il suo progetto l’artista aveva pensato a una struttura cromatica che seguiva la divisione dell’opera Prometeo, ossia in cinque sezioni chiamate isole. Tale idea, irrealizzata, viene riproposta in Prometeo Possibili; Gaetano Mainenti ci spiega infatti che l’installazione qui realizzata si articola in «una struttura di quattro moduli composti che restituiscono i colori di cinque sezioni, come se fossero le cinque isole. I colori, in continua transizione secondo gradiente, sono fra di loro programmati temporalmente in un rapporto di 1, 2, 3, 5, che riflette quello del primo accordo con cui inizia Prometeo».
Dall’analisi dettagliata e precisa di quest’opera emerge che alcune parti, seguendo il loro rapporto, si armonizzano nei colori per poi contrastare in modo perfetto.
Nel progetto di Prometeo, Luigi Nono, oltre alle questioni cromatiche, aveva ragionato anche attorno alla determinante del sonoro: innumerevoli speaker dovevano essere collocati lungo tutto il perimetro della struttura da lui progettata al fine di ottenere uno spazio immersivo. Gli studenti dell’Atelier B, nel tentativo di rielaborare questa idea, hanno creato uno spazio buio nel quale vari altoparlanti, posizionati lungo le pareti della sala, diffondevano suoni, parole e voci estratte dalle lettere di Luigi Nono a Renzo Piano, offrendo al visitatore un’immersione sonora unica.
Prometeo Possibili offre così una rilettura contemporanea e multidimensionale del progetto originale dell’artista, mostrando come le sue idee continuino a ispirare e a influenzare il mondo dell’arte e della musica anche a distanza di anni dalla sua scomparsa.