-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Prospettive 2022, arte diffusa in Emilia Romagna #1: intervista ad Antonello Ghezzi
Arte contemporanea
di Linda Carluccio e Elisa Zanta
Antonello Ghezzi è un duo di artisti composto da Nadia Antonello e Paolo Ghezzi. Creatosi nel 2009 a Bologna, la loro ricerca si focalizza sulla leggerezza e la magia. I progetti che li hanno visti esporre in tante parti del mondo e tra le svariate istituzioni tentano di rendere tangibili le favole: una porta che si apre solo se sorridi, bolle di sapone che abbattono i muri, una macchina per esprimere desideri con le stelle cadenti, piccole sculture tra amanti, cieli stellati del futuro. Scale, nuvole e semafori blu che ci danno il via libera per volare.
Il duo è stato selezionato per la terza edizione di Prospettive dove ha l’opportunità di lavorare presso il Comune di Cento, collaborando con l’azienda Tonsfer e l’artista Marco Pellizzola per la realizzazione di un’installazione diffusa presso le diverse frazioni del Comune.
A Cento, per la terza edizione di Prospettive, avete avuto l’occasione di incontrare l’artista Marco Pellizzola. Potete raccontarci di quest’incontro? Collaborerete all’opera finale?
«Cento ci ha riservato numerose sorprese, tra cui l’incontro con Marco Pellizzola. Dal nostro primo incontro nel suo studio, proseguito con una sua visita nel nostro e in seguito nelle fasi di sopralluogo e ricerca, abbiamo percepito una grande affinità.
Evidentemente i nostri punti di convergenza, sono stati notati dai curatori Amerigo e Giorgia che conoscono il lavoro di entrambi ed effettivamente ci siamo divertiti a raccontarci ed individuare punti in comune, come il colore blu che ritorna in molte opere, e l’amore per il cielo stellato.
Proprio questo tema, affrontato anche da lui, ha determinato il punto di partenza nella scelta del tema e la fase di progettazione sta procedendo con la partecipazione e un approccio quasi da collettivo, come spesso ci capita. (Essere un duo è una buona partenza per allontanarsi dall’individualismo!)».
Il tema di questa edizione di Prospettive si declina in: ARTE,TERRITORIO E IMPRESA. Che cosa ha significato, in quanto artisti, entrare in diretto contatto con l’azienda emiliana Tonsfer?
«Nei nostri quasi 13 anni di ricerca artistica, la collaborazione con le aziende, tra le più svariate, è sempre stata una componente presente. Pensiamo di capire l’approccio imprenditoriale perché noi stessi consideriamo Antonello Ghezzi un’azienda da sviluppare costantemente.
Ci è capitato per la realizzazione della Porta col sorriso (Faac, Ponzi, Ima), con le performance in tutto il mondo fatte con le bolle di sapone (Dulcop), per la realizzazione dei Semafori blu (La Semaforica) o addirittura quando ci hanno chiesto un’opera ad hoc per l’azienda in occasione dei loro festeggiamenti (Marchesini).
Tutte le volte dobbiamo riconoscere una certa emozione e curiosità: si entra in un luogo molto speciale, dove spesso si produce qualcosa di preciso, con competenze tecniche altissime, dove tante persone passano la maggior parte del loro tempo.
Anche in Tonsfer abbiamo ritrovato la stessa passione e grande disponibilità nell’approcciarsi a questo progetto. Parlare col proprietario permette di affacciarsi alle storie che costituiscono l’azienda, storie di vita. L’altra sfaccettatura è invece il fascino che subiamo dai materiali e dai macchinari. Vedere come si plasma o si lavora un cubetto di un certo materiale, notare gli scarti, i colori, l’odore…».
Ogni edizione di Prospettive si conclude con un’opera finale di restituzione. Abbiamo seguito i vostri sopralluoghi fra le varie frazioni del comune. Da dove parte l’idea di realizzare un intervento artistico diffuso? Come è stata decisa la collocazione?
«Dopo i primi incontri con l’amministrazione locale abbiamo sentito forte il bisogno di coinvolgere tutto il territorio, specie nelle sue vie più lontane. Ci colpisce sempre il fatto che riusciamo a dividerci. Siamo divisi in continenti, in nazioni, in regioni, province, comuni, frazioni, fazioni e contrade.
Il nostro intervento vuole ricordare – anche alla luce delle nuove scoperte delle ultimissime missioni spaziali se ce ne fosse stato bisogno – che siamo un puntino luminoso in mezzo a miriadi di altre luci nello spazio.
Con la nostra opera vorremmo ricordarlo a tutti perché tutti continuino a credere nel futuro. Perché anche in una stradina di provincia si abbia sempre uno sguardo ampio, che guardi lontano e che ci faccia perciò, sentire tutti più vicini».