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Quattro artiste per il nuovo corso di mood|project: intervista a Dino Morra
Arte contemporanea
Spazio d’incontro ma anche prezioso presidio d’arte contemporanea per la città di Napoli, mood|project è la nuova e attivissima galleria di Dino Morra, all’interno del centrale ed elegante quartiere di Chiaia. “SHOW_2” è così la naturale e cronologica conseguenza delle esperienze precedenti, nell’ordine “RE_st_Art” e “SHOW_1”, che hanno segnato l’inizio di un percorso e che, in questi ultimi mesi, particolarmente duri e segnati dai repentini cambiamenti, hanno visto l’alternanza di diversi artisti, prima al PAN – Palazzo delle Arti di Napoli e poi in questo nuovo spazio espositivo. Ed ecco perché questa seconda collettiva rappresenta un colpo, una reazione, una scossa nei confronti di una pandemia che ha reso sempre più dura la vita dei luoghi deputati all’arte, praticamente in tutte le città del mondo.
Nello specifico, le artiste presentate per questo progetto espositivo sono Sveva Angeletti, Romina Bassu, Eleonora Cerri Pecorella e Sonia Riccio. A testimonianza delle molteplici esperienze e della complessità dei linguaggi d’espressione, si scandisce un percorso composito e dalla fenomenologia variegata, dove la fotografia, la pittura e l’installazione entrano in contatto tra loro e con l’architettura della galleria.
Ad accogliere il visitatore, le poetiche immagini fotografiche di Eleonora Cerri Pecorella, che lascia che i fruitori entrino nello spazio personale del contesto drammatico dell’isolamento, situazione che ha accomunato milioni di persone nel mondo. Una narrazione leggiadra e quotidiana, che diventa la sintesi del prendersi cura del sé e che l’artista esplicita mettendo in relazione il corpo umano e le buste cariche di provviste di cibo, uniti sotto un “cielo di vetro”, ovvero quello che ognuno di noi si è accontentato di vedere, da dietro la finestra della propria stanza.
Vediamo poi il figurativo e l’informale impegnati in un conflitto/dialogo, nei lavori di Romina Bassu e Sonia Riccio: qui la narrazione critica e puntuale della società moderna si confronta con la spiritualità della pittura monocroma, instaurando al contempo un senso di stabilità cromatica condiviso con tutto l’ambiente. A termine del percorso, la grande installazione luminosa al neon di Sveva Angeletti, che richiama le affermazioni tautologiche di Joseph Kosuth, spezzando però il rapporto tra titolo e contenuto, con uno scarto laterale rispetto all’arte concettuale americana di fine anni ’60.
Abbiamo colto quest’occasione per un’intervista allo stesso Dino Morra, che ci racconta della sua concept gallery e dei progetti futuri.
Come è stato passare da uno spazio diffuso e itinerante a uno permanente? Quanto ha influito questo cambiamento nel suo modo di pensare e produrre un evento espositivo?
«È chiaro che abbiamo dovuto sostanzialmente modificare il format di mood|project, purtroppo le evoluzioni epidemiche e quindi sociali non ci permettono ancora di potere fare progetti nel lungo termine, ma l’idea di “fluido” per uno spazio che non si definisce come luogo fisico ma come progetto, l’ho voluta comunque mantenere. Generare una serie di SHOW in galleria, temporalmente poco distanziati, e proporre un numero significativo di artisti mi è sembrato un giusto modo di approcciare l’idea del progetto iniziale. A oggi, mood|project, in sette mesi di attività, ha prodotto tre mostre, presentato 11 artisti in due luoghi diversi, prodotto un catalogo. Per fine luglio saranno sei gli Show complessivi e 15 gli artisti presentati. Siamo davvero contenti di ciò che abbiamo realizzato. L’attenzione del sistema arte: artisti, curatori, collezionisti, media, appassionati è crescente, ci impegneremo a essere pronti e capaci di mantenere le aspettative».
Con molti degli artisti coinvolti in queste prime mostre ha già avuto modo di lavorare in passato. Come mai ha scelto di ripartire proprio da loro? Come avete scelto i lavori? C’è qualche legame particolare con la città?
«Dopo le esperienze di “RE_st_Art” e “SHOW_1” ero profondamente entusiasta di organizzare una collettiva nel nuovo spazio di Chiaia, “SHOW_2” si allineava perfettamente alle mie logiche e all’idea di presentare linguaggi completamente diversi tra loro. Mi sono confrontato con quattro bravissime artiste con “mood” ed esperienze molto diverse ma accumunate da una ricerca continua e appassionata. Conoscevo da anni la serietà e la profondità del loro lavoro di Sveva Angeletti e Sonia Riccio con le quali avevamo già collaborato durante “Re_st_Art” ma la “finestra” di mood|project è aperta alle novità, alle contaminazioni, alle sperimentazioni. A tal fine, ho invitato a esporre anche Eleonora Cerri Pecorella, giovane fotografa romana dal futuro sicuramente luminoso, e Romina Bassu, affermata pittrice romana, che ha all’attivo progetti espositivi in ambito nazionale e internazionale».
Colpisce molto la sua idea di galleria “fluida”. A questo proposito, pensa che l’habitat di Napoli possa crescere in termini di networking diventando, nei prossimi tempi, un punto di riferimento per l’arte contemporanea in Italia?
«Assolutamente sì. Dopo un periodo di stasi che ha chiaramente coinvolto “tutto e tutti”, Napoli sta reagendo con l’energia che le appartiene. Le iniziative di sviluppo di networking in grado di rendere collegabile e visibile il sistema sono diverse ed altre stanno nascendo. Durante il periodo natalizio, l’iniziativa “Art Days” ha reso tracciabile un percorso che indicava chiaramente gli spazi dedicati all’arte contemporanea ubicati tra Napoli e il resto della Campania, collegandoli attraverso percorsi giornalieri che hanno coinvolto tantissimi appassionati. Poi, Tiziana Di Caro con la piattaforma studiovisit.me sta realizzando una mappatura degli studi d’artista ubicati sull’area napoletana e campana. Personalmente sto operando per la riorganizzazione di siti culturali e su progetti di rigenerazione urbana del territorio urbano metropolitano. Tutte iniziative che tendono a generare rete, finalizzate a rendere, da un lato, più fluido il sistema per gli stessi addetti ai lavori, dall’altro, più fruibile l’arte per tutta la società civile».