25 dicembre 2022

Quattro artisti per PPP: nelle Marche, l’arte contemporanea per sovvertire l’ordine

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Nelle Marche, a Pergola, al Museo dei Bronzi Dorati e della Città, la seconda tappa della mostra “Golpe. Io so. Dedicato a Pier Paolo Pasolini”, sovverte l'ordine dell'istituzione

Elena Bellantoni, Le ceneri di Gramsci, installation view, foto di Eugenio Bucci

«Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze».

Ascoltando la densa conferenza di presentazione del progetto GOLPE. Io So dedicato a Pier Paolo Pasolini, inizio nel raccontare questa intensa mostra dalla nuova definizione di museo dell’ICOM – International Council of Museums. Le parole dell’Assessore alla Cultura del borgo marchigiano, Graziano Ilari, del curatore Massimo Mattioli e dei due artisti ideatori del progetto, Giovanni Gaggia e Rocco Dubbini, lasciano infatti intendere la volontà di dare nuova linfa vitale alla struttura, uno dei più importanti musei archeologici di tutte le Marche. Custodisce l’unico gruppo scultoreo equestre in bronzo dorato rimastoci dell’epoca romana, composto da due cavalieri, due cavalli e due donne in piedi: i Bronzi dorati da Cartoceto di Pergola. Va sottolineato che oltre alla ricca pinacoteca e alla sezione archeologica, il museo ospita una serie di opere di uno dei più grandi maestri dell’incisione italiana, Walter Valentini, che, come Gaggia, è originario di Pergola. Le sue opere sono state ricollocate di recente, attualmente ospitate armonicamente in due piccole aree dove è possibile ammirare il suo viaggio intorno a Giacomo Leopardi e a Galileo Galilei.

I bronzi dorati da cartoceto di Pergola

È dovuto ricordare che la mostra segna un importante passaggio: la ripresa delle attività culturali della cittadina, dopo l’alluvione del 15 settembre, fortemente colpita al cuore, con la devastazione di alcuni luoghi vitali come il quartiere delle Tinte, detto Le Birarelle, o l’area dell’ex miniera della Montedison nella frazione di Bellisio Solfare.

Gaggia, Dubbini, GOLPE, installation view. Ph. Eugenio Bucci

L’impressione che si ha visitando la struttura museale ora è di un vero e proprio GOLPE: l’ordine delle cose sembra esser sovvertito grazie all’arte contemporanea. Ci troviamo di fronte a un percorso ad anello che coinvolge e abbraccia cinque aree del museo. Si rimane colpiti immediatamente varcata lo soglia dove la prima installazione funge da copertina, o sipario: un arazzo ricamato con filo d’oro con la scritta GOLPE invertita. La O è sfondata, su coperta della Marina Militare Italiana, e i fili entrano da dietro nel foro della lettera scendono dalla scritta fino ad attorcigliarsi all’elemento scultoreo che giace in basso, la cavità ventricolare. Il lavoro decreta la nascita di un inedito duo artistico (Gaggia-Dubbini) e siamo di nuovo di fronte ad una azione politica che mette in discussione i canoni autoriali di tipo occidentale.

La mostra si dipana e si interseca intelligentemente con la collezione permanente, andando a creare un unicum di rara bellezza, in cui la contemporaneità diviene spalla della storia. Quattro gli artisti presenti. Forte è l’intervento di Giovanni Gaggia e Rocco Dubbini che riescono a raccontarsi facendo emergere quanto la figura del grande intellettuale sia stata formazione e fonte di ispirazione. Elena Bellantoni, nella fotografia Le ceneri di Gramsci e Pasolini, si identifica nello stesso Pasolini e attua anch’essa un rovesciamento, un GOLPE temporale, vestendo i panni dell’intellettuale e assumendone le sembianze per ricreare lo scenario del suo omaggio alla tomba del grande politico e pensatore.

Davide Dormino, Le sedie del Bbiondo Tevere, installation view, foto di Eugenio Bucci

Davide Dormino, con l’opera Le sedie del biondo Tevere, recupera le seggiole originali dell’ultima cena di Pasolini nella trattoria romana Biondo Tevere, la sera in cui fu ucciso. Ritorna la sedia come elemento simbolico ricorrente di Dormino, già presente nel progetto itinerante Anything to say. L’artista, anche in questa opera, racconta di un’assenza rappresentata dalle sedute vuote, da un flusso di energia inarrestabile lasciato dal mistero della morte e soprattutto dell’assenza di P.P.P.

Particolare dell’opera di Rocco Dubbini, ecumene, installation views 2

Mi auguro che questo sia solo il primo nuovo atto dell’istituzione pergolese. Da operatrice culturale marchigiana non ho memoria di operazioni così di pregio in questo spazio ed è proprio il caso di dire “buona la prima”.

Particolare dell’opera Miratus Sum di Giovanni Gaggia, intallation views

Le immagini che corredano l’articolo sono di Eugenio Bucci, tratte da un reportage realizzato per “MapMagazine – Percorso Pasolini. La Roma di Pier Paolo in 10 tappe”. La mappa cartacea e multimediale, realizzata da Typimedia editore, è il primo MapMagazine del progetto “Percorsi romani. La Roma di Pier Paolo in 10 tappe” che porta alla scoperta dei luoghi emblematici del grande intellettuale.

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