Davide Allieri, After All, installation view. Foto di Gianluca Di Ioia © Triennale Milano
Una misteriosa luce verde attira i curiosi in una delle sale al primo piano della Triennale di Milano, invitandoli a varcare la soglia di After All, la personale di Davide Allieri. La mostra, a cura di Damiano Gullì, raccoglie lavori inediti e site-specific che trasformano l’Impluvium in un luogo post-apocalittico. Cavi scuri e lunghi pendono dal soffitto, uno strano guscio opaco – forse una navicella – è rimasta senza equipaggio. Tutto sembra essere stato abbandonato a sé da lungo tempo. Cos’è successo? L’essere umano è andato incontro all’estinzione? Non è facile definire il quando e il come, ma i vari elementi offrono una chiave di lettura.
La personale di Davide Allieri alla Triennale di Milano nasce da un ragionamento sullo spazio espositivo e da una domanda su quali potrebbero essere le architetture funzionali per l’uomo del domani. Dai disegni visionari di Antonio Sant’Elia, fino a film fantascientifici come Matrix, Dune e Blade Runner, l’artista chiama a sé molti dettagli familiari ma al contempo estranianti. L’hic et nunc di After All è un futuro, più o meno lontano, in cui dell’individuo non è rimasto nient’altro che tracce fisiche di strumenti e oggetti abbandonati. In questa evocazione materiale dell’assenza, le opere esposte sono il segno della convivenza tra elementi naturali e artificiali. È il caso di TX9KD POD, una veicolo in vetroresina che ricorda allo stesso tempo un guscio protettivo e un vecchio veicolo ormai inutilizzabile. I cavi recisi dell’Oxygen Helmet testimoniano la privazione della sua funzione principale. Il casco, infatti, giace sul pavimento, forse irrimediabilmente danneggiato da qualcosa o qualcuno.
Sulla stessa scia si colloca l’installazione Communication System, che si erge verso il soffitto della sala, probabilmente un vecchio sistema di sorveglianza ancora custode di informazioni importanti. Anche i disegni, incorniciati in vetroresina, narrano le storie di ciò che è stato e le possibili narrazioni di ciò che potrebbe essere. La perfetta città del futuro, sognata da artisti come Antonio Sant’Elia, è sporcata da macchie evanescenti sui toni dell’azzurro e da rumori di fondo. Le ambientazioni lasciano spazio all’immaginazione: che sia una predizione o un monito, potrebbe essere necessario approfondire la riflessione.
Con After All, Allieri chiede al pubblico di affrontare lo spazio, osservare le opere e porsi delle domande complicate, alle quali è improbabile trovare una risposta univoca. Nonostante questo, è nella ricerca che si possono rintracciare le probabili soluzioni, nel tentativo di scongiurare un futuro in cui la presenza dell’uomo è solo un doloroso ricordo custodito dalle sue stesse creazioni. La mostra After All sarà visitabile alla Triennale di Milano fino al 19 gennaio 2025.
La 15ª edizione di Cortona On The Move sceglie di occuparsi di ferite e guarigione. Di esplorare gli spazi tra…
Fu la prima donna candidata all’Oscar come migliore regista. Adesso la sua tenuta (che include un vigneto privato) è nel…
Prosegue il ciclo di opere dell’artista Jacopo Allegrucci: all’ingresso della Triennale di Milano una nuova scultura subentra all’opera distrutta, per…
Dalla scoperta a Madrid all’arrivo a Napoli, passando per Roma: l'Ecce Homo attribuito a Caravaggio è l’ospite illustre al Museo…
Da Louise Bourgeois a Lu Yang, da Glenn Ligon a Phyllida Barlow, 30 artisti per un inedito progetto espositivo a…
La grande mostra dedicata al maestro della pittura italiana del Cinquecento, visitabile fino al prossimo 21 settembre, conclude un decennale…