Ramondino’s Apologue: al Madre, l’opera transmediale di Matilde De Feo

di - 3 Novembre 2021

Fiori provenienti da un altro vulcano e colori stratificati nel paesaggio digradante verso il mare, architetture di pesante cemento e sconfinata ambizione, tre volti che attraversano il centro e la periferia riunendo un cerchio e, adesso, quattro parole di una scrittrice. Matilde De Feo presenta “Ramodino’s Apologue”, la seconda parte di “Naples Tree of Three”, trilogia transmediale commissionata dal museo Madre, curata da Marina Guida e immaginata per aprire uno sguardo laterale, intimo e al tempo stesso condiviso, sulle storie e sulle suggestioni di Napoli. Dedicato alla compianta scrittrice Fabrizia Ramondino e ai temi più profondi affrontanti dalla sua raffinata ricerca letteraria, questo nuovo capitolo sarà presentato in anteprima il 3 novebre, alle 18, al museo di via Settembrini, in occasione di un talk con Eduardo Milone di Edizioni Madre, Resli Tale, illustratrice, Ferruccio Spinetti, autore delle musiche, Adolfo Fattori, docente di Fenomenologia dei media presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, e di Sociologia della Federico II.

Sempre al Madre, tra il 2017 e il 2018, è stato esposto il primo capitolo della trilogia, “Desert Flower”, incentrato su uno storytelling urbano che percorre tutto il territorio della città partenopea, dal Vesuvio al Centro, passando per il Porto (ce ne parlava la stessa autrice, in questa intervista). In quel caso, lo spunto narrativo su dipanava dalle vicende della ginestra etnea, fiore non autoctono particolarmente invasivo, importato dalla Sicilia dopo l’ultima eruzione del 1906 per arginare la lava ma che, nell’estate del 2016, stava soppiantando la ginestra autoctona, minacciando la “giallificazione” totale del Vesuvio. Immersi in questa coltre pigmentosa, si susseguono i racconti di vari abitanti della città, testimoni quotidiani e straordinari insieme del suo cambiamento, da una studentessa a un gestore di b&b, dal fotografo Luciano Ferrara a Mirella Pignataro, moglie di Felice Pignataro, artista muralista e storico animatore del Gruppo GRIDAS.

Per questa seconda parte, De Feo ha approfondito la natura mediale ibrida e multicanale della materia visiva. Forme geometriche e astratte, figure, ambienti e paesaggi si trasformano l’uno nell’altro, seguendo ritmicamente la voce narrante, che delinea un ritratto di Fabrizia Ramondino, scomparsa nel 2008, “maestra irregolare”, intellettuale dalla formazione cosmopolita, scrittrice eclettica e ricercatrice visionaria del potere evocativo delle parole.

Il film di animazione, ideato e diretto da Matilde De Feo, scritto con Marina Dammacco, disegnato da Resli Tale, animato da Nicholas Bertini, con le musiche originali di Ferruccio Spinetti e la partecipazione in voice over di Mario Martone, è pensato per essere nascosto nello spazio e le sue parti, una volta scovate, possono essere visualizzate attraverso un’app di realtà aumentata – Naples3x3 oppure, in alternativa, Aria Platform – realizzata appositamente dal CNR di Pisa.

«Il film è stato concepito già in fase drammaturgica per essere visto sui device», ha spiegato Matilde De Feo. «La ricerca è sui concetti di ubiquitous e pervasive computing, su come un film, un contenuto multimediale esplode dallo schermo e può essere nascosto nello spazio e diventare una superficie. Quattro marker colorati costituiscono i quattro nuclei concettuali e cromatici del film: Giallo/Maternità, Azzurro/Mare, Arancione/Isola, Utopia politica, Multicolor/La casa. Lo spettatore può interagire con l’opera, rimontare il film secondo una modalità personale e itinerante che ricorda il gioco combinatorio, la libera associazione dadaista cui s’ispira anche Dadapolis, testo storico su Napoli scritto dalla Ramondino in forma di caleidoscopio napoletano, collage e ready made letterario, coriandoli della città», ha continuato la filmmaker che, attualmente, insegna Processi e Tecniche dello Spettacolo Multimediale all’Accademia di Belle Arti di Napoli, oltre che Drammaturgia Multimediale all’Accademia di Belle Arti di Palermo e Digital Video presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara.

«L’opera di Matilde De Feo, coprodotta dalla Fondazione Donnaregina, è un felice esempio di come arti differenti, supportate dalle tecnologie più attuali, possano contaminarsi ed ispirarsi reciprocamente», hanno dichiarato la Presidente della Fondazione Donnaregina, Angela Tecce, e la Direttrice Artistica Kathryn Weir. «Un omaggio a una grande interprete del Novecento, il cui lascito e le cui tematiche più care continuano ad essere vive e sentite nel nostro territorio, tanto da ritrovare nelle pratiche di un’artista contemporanea nuova vitalità».

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