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A Reggio Emilia il flusso continuo di parole su schermo: è il nuovo progetto di Francesco Jodice
Arte contemporanea
di Marina Dacci
Camminando nell’androne di Neutro a Reggio Emilia si può incontrare il progetto di Francesco Jodice Mi hanno rubato l’automobile, modestamente. Viene subito in mente il progetto Laboratorio per telescopi che l’artista aveva sviluppato nel 2023 a Parma: lì si trattava del saper vedere, qui del saper leggere. Stese su un immaginifico terreno le frasi scorrono su righe minuscole: sentenze politiche, osservazioni antropologiche, riflessioni filosofiche, frasi poetiche… da Nanni Moretti a Nietzsche da Stendhal a Agamben da Calvino a Hitchcock, si susseguono senza soluzione di continuità.
In un display di sapore pubblicitario in cui l’immagine urlata vince, qui accade il contrario. A seconda del punto di osservazione del visitatore, scorrono come alfabeti morse o si prendono il loro respiro sul rigo con difficoltà comunque di una messa a fuoco. Lettura e visione, intrecciate e inseparabili che sempre accompagnano la ricerca di Jodice, ci parlano di ricerca di conoscenza. Complice forse la luce e il supporto fotografico ho vissuto la sua dimensione “allucinatoria”. A ben guardare, infatti, nello sfondo sottostante compaiono infiorescenze, un campo fiorito, l’effetto ottico è impressionante perché le parole diventano gemmazioni nate dalla terra insieme ai fiori. Parole così che prendono vita dall’energia del mondo che circola anche nel linguaggio approdando a una comunicazione semanticamente e ontologicamente autentica.
Il linguaggio diventa costellazione visiva oltre che, successivamente, mappa cognitiva. Pare infatti che la sequenza di frasi racconti dell’affastellamento di stimoli impressi nella mente dell’artista, appuntati sul suo cellulare e poi trasferiti sullo schermo di un vecchio Commodore per fotografarli come ultimo passaggio prima della stampa. Un gesto coraggioso che spinge a sua volta il visitatore a rintracciare le proprie e a ricucirle di senso personale con un atteggiamento proattivo che non è solo visione ma appercezione. Come sostiene Jodice: «Mi interessa sviluppare curiosità, sia essa stupore o irritazione”. Significa che qualcosa entra e forse arriva al segno. Lavoro in modo onestamente e volutamente anarchico, nonostante la sua compostezza formale».