28 luglio 2024

A Reggio Emilia il flusso continuo di parole su schermo: è il nuovo progetto di Francesco Jodice

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Mi hanno rubato l'automobile, modestamente è il nuovo progetto dell’artista napoletano visibile sulle vetrine di Neutro che mette insieme un flusso di parole, annotazioni e citazioni

Francesco Jodice, Mi hanno rubato l'automobile, modestamente, NEUTRO

Camminando nell’androne di Neutro a Reggio Emilia si può incontrare il progetto di Francesco Jodice Mi hanno rubato l’automobile, modestamente. Viene subito in mente il progetto Laboratorio per telescopi che l’artista aveva sviluppato nel 2023 a Parma: lì si trattava del saper vedere, qui del saper leggere. Stese su un immaginifico terreno le frasi scorrono su righe minuscole: sentenze politiche, osservazioni antropologiche, riflessioni filosofiche, frasi poetiche… da Nanni Moretti a Nietzsche da Stendhal a Agamben da Calvino a Hitchcock, si susseguono senza soluzione di continuità.

Francesco Jodice, Mi hanno rubato l’automobile, modestamente, NEUTRO

In un display di sapore pubblicitario in cui l’immagine urlata vince, qui accade il contrario. A seconda del punto di osservazione del visitatore, scorrono come alfabeti morse o si prendono il loro respiro sul rigo con difficoltà comunque di una messa a fuoco. Lettura e visione, intrecciate e inseparabili che sempre accompagnano la ricerca di Jodice, ci parlano di ricerca di conoscenza. Complice forse la luce e il supporto fotografico ho vissuto la sua dimensione “allucinatoria”. A ben guardare, infatti, nello sfondo sottostante compaiono infiorescenze, un campo fiorito, l’effetto ottico è impressionante perché le parole diventano gemmazioni nate dalla terra insieme ai fiori. Parole così che prendono vita dall’energia del mondo che circola anche nel linguaggio approdando a una comunicazione semanticamente e ontologicamente autentica.

 

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Il linguaggio diventa costellazione visiva oltre che, successivamente, mappa cognitiva. Pare infatti che la sequenza di frasi racconti dell’affastellamento di stimoli impressi nella mente dell’artista, appuntati sul suo cellulare e poi trasferiti sullo schermo di un vecchio Commodore per fotografarli come ultimo passaggio prima della stampa. Un gesto coraggioso che spinge a sua volta il visitatore a rintracciare le proprie e a ricucirle di senso personale con un atteggiamento proattivo che non è solo visione ma appercezione. Come sostiene Jodice: «Mi interessa sviluppare curiosità, sia essa stupore o irritazione”. Significa che qualcosa entra e forse arriva al segno. Lavoro in modo onestamente e volutamente anarchico, nonostante la sua compostezza formale».

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