Il Palazzo del Governatore della città di Parma ospita, fino al 24 luglio 2022, la mostra “Variazione nella Ripetizione. Gaibazzi e la scrittura nella arti visive”. Il percorso espositivo, a cura di Francesco Tedeschi e Andrea Piazza, organizzato dall’Associazione Remo Gaibazzi, Assessorato alla Cultura del Comune di Parma e con il supporto della Regione Emilia Romagna, si propone di presentare al pubblico l’ultima fase del lavoro dell’artista, dal 1979 al 1993, concludendo una serie di mostre dedicate ai singoli periodi artistici di Remo Gaibazzi (Stagno di Roccabianca (PR), 1915 – Parma, 1994). Nonostante l’artista abbia scelto di vivere in provincia, non aderendo al grande mercato dell’arte e delle principali gallerie, il percorso espositivo si pone tra le diverse finalità, anche quella di far scoprire e conoscere le opere di Gaibazzi, la cui evoluzione artistica si è contraddistinta per la molteplicità di tecniche e di raffigurazioni prodotte, dalla caricatura, agli acrilici, alla scrittura. Ed è proprio su quest’ultima, che si concentra l’ultima fase del lavoro artistico in mostra, utilizzata come base di partenza e sviluppo delle singole opere. La parola è alla base della scrittura, i singoli caratteri che la compongono rappresentano il susseguirsi del pensiero che si concretizza e si esprime attraverso la tecnica, che come sostenuto da Trias: «La tecnica è il braccio esecutivo della Metafisica». Il rapporto di Gaibazzi con il pensiero e la filosofia è molto forte e viene messo in risalto nel susseguirsi delle molteplici sale dei due piani su cui si sviluppa il percorso espositivo.
Alla base delle opere esposte vi è la parola “Lavoro”, che, come sostenuto da Alberto Mambriani durante la lezione “Disegno come lavoro” tenutasi al Corso di Disegno della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma l’8 Aprile 1988: «L’esasperata tensione alla perfezione nella ripetizione della parola “Lavoro” non rappresenta per Gaibazzi solo un rigoroso rispetto di regole geometriche, di ricerca di toni, di sfumature di colori, di tessitura appunto, ma anche un dirompente messaggio sociale e politico. Il lavoro dell’artista non è un rapido segno dell’ingegno, ma un drammatico, massacrante lavoro». Sono proprio l’attenzione, la precisione, la meticolosità, l’incessante attività manuale nella ripetizione continua e quasi ossessiva della parola lavoro che risaltano dall’osservazione delle opere. «Scrittura ossessivamente e poeticamente reiterata non tanto e non solo come misura del tempo impiegato dall’artista per comporre la sua opera, ma parametro dimensionale del tutto paragonabile a quello dell’operaio assoggettato ad un lavoro incalzante e continuo» (A. Mambriani dalla lezione “Disegno come lavoro”. Università di Parma, 1988). Al primo piano della mostra, sono presenti le diverse rappresentazioni create da Gaibazzi nonostante il soggetto sia sempre il ripetersi di tale parola, che si sussegue nello spazio della tela o del supporto scelto, sotto differenti forme espressive quali ad esempio perfette circonferenze, elementi geometrici astratti, linee sinuose su fondi bianchi o su fondi oro, rendendo, in tal modo esplicito, il titolo della mostra “Variazione nella ripetizione”. Per Gaibazzi il Lavoro è un concetto molto complesso e come da lui sostenuto nella medesima lezione del 1988: «Per me il soggetto umano è un processo, non una tonalità finita. Per questo sollecito ad avvicinarsi per leggere il processo più che un oggetto finito: questo dà la sensazione che anche il soggetto è in processo. Questo è un punto chiave molto interessante per capire ciò che io intendo dire sul problema del lavoro; bisogna arrivare al concetto che il soggetto è in processo, è in incessante sviluppo, è in continua trasformazione. Come la parola “lavoro” è il trattino minimo con cui si coniuga il rapporto soggetto-oggetto, questi nascono non dalla fissità dell’oggetto né dalla fissità del soggetto, ma nascono dall’azione di trasformazione reciproca….La parola “lavoro” invece è la parola che suggerisce l’idea che il soggetto umano è semplicemente relazione, una relazione uomo-natura….Vorrei arrivare a concludere che il lavoro è si l’espressione del bisogno, ma in modo più profondo, ultimo; di base è l’espressione del desiderio dell’uomo».
Il rapporto con l’arte contemporanea del suo tempo è evidente e ciò è tangibile al secondo piano del palazzo del Governatore, dove il curatore Francesco Tedeschi ha posto in dialogo diverse opere di Gaibazzi con celebri artisti quali Emilo Isgrò, Alighiero Boetti, Gastone Novelli, Vincenzo Agnetti, Irma Blank, Roman Opalka, ecc, suddividendo il susseguirsi degli spazi con differenti temi quali ad esempio la scrittura come variazione del tempo; ripetizione e ritmo; la scrittura e la sua negazione; il fare/il lavoro; la leggerezza del visibile, e altri, concludendo il percorso espositivo con il tema memoria e oblio. Tali tematiche enfatizzano l’osmosi culturale viva tra gli artisti del tempo, pur rendendo manifesta la peculiarità dell’opera di Gaibazzi, che seppur in relazione con le forme espressive dell’epoca, comunica una originalità e una forte finalità sociale e culturale.
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