L’ AECID – Agencia Española de Cooperación Internacional para el Desarrollo, in collaborazione con la Real Academia de España en Roma e la Red de Centros Culturales de España en el exterior, ha inaugurato il progetto “Riattivando Videografie” – “Reactivando Videografías“, online da giovedì 26 novembre: un percorso espositivo virtuale con i lavori audiovisivi di 65 artisti e 2 collettivi provenienti da 17 Paesi, per un totale di 64 opere video, realizzato grazie alla collaborazione di 18 centri culturali in connessione con la Real Academia di Spagna e 23 curatori. Il progetto si svilupperà nel 2021 con una serie di tavole rotonde e residenze presso la Real Academia di Spagna a Roma fino alla realizzazione della mostra nel 2022, sempre a Roma, che completerà la mostra virtuale.
Il progetto, presentato il 27 ottobre nell’ambito della Biennale di Immagine in Movimento di Buenos Aires, raccoglie in un’unica mostra virtuale, curata dall’artista e dottoressa in Arte e Ricerca Estíbaliz Sádaba Murguía, una selezione di opere audiovisive di artisti provenienti da Argentina, Bolivia, Cile, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Guinea Equatoriale, Honduras, Italia, Messico, Nicaragua, Panamá, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Spagna e Uruguay. Estíbaliz Sádaba Murguía è stata coadiuvata da diversi curatori locali, che hanno proposto per la mostra virtuale tre opere di diversi video artisti per ogni Paese.
Azione strategica del progetto è offrire residenze di due settimane presso la Real Academia de España en Roma per i curatori e/o video artisti partecipanti al progetto. Queste residenze integreranno la loro permanenza nella capitale italiana con una serie di incontri con professionisti del settore audiovisivo italiano e con la possibilità di partecipare attivamente alle diverse attività in programma.
In occasione della sua inaugurazione, abbiamo raggiunto Estíbaliz Sádaba Murguía e la curatrice della sezione italiana, Anita Calà, per farci raccontare qualcosa di più riguardo al progetto.
In che modo, e in quale misura, le scelte curatoriali hanno influenzato il design del sito e conseguentemente l’interazione con gli spettatori virtuali?
Estíbaliz Sádaba Murguía «La mostra virtuale ha un design speciale attraverso il quale abbiamo voluto evidenziare l’orizzontalità e non la gerarchizzazione nella presentazione delle 70 opere audiovisive. Da un lato, i curatori hanno lavorato in autonomia e, dall’altro, la progettazione dello spazio virtuale, tenendo sempre conto della presenza delle 70 opere audiovisive, ha mostrato un’ampia cartografia abitata da un’enorme pluralità di voci, provenienti sia dalla Spagna che dall’Italia e da vari paesi dell’America Latina».
Durante il processo di selezione degli artisti sono emersi particolari tratti estetici e/o linee narrative comuni? Se sì, quali? E in che modo ha influito, se ha influito, la loro posizione geografica?
ESM «La selezione è nata dalla volontà di mostrare la trasversalità e versatilità propria di uno strumento tecnologico come il video, sin dalla sua comparsa nella seconda metà del Novecento. Queste caratteristiche sono state le più importanti mentre è stata concepita questa selezione di opere audiovisive, in cui, soprattutto, spiccava la sua diversità: diversità di idee, modi di lavorare, formati, stili visivi, e non particolarmente legate al loro luogo di origine, sebbene le differenze culturali di ogni contesto siano importanti ed evidenti».
Come è nata l’idea di mettere a confronto i tre artisti italiani e esposti, Francesca Arri, Matteo Attruia e Lamberto Teotino?
Anita Calà «Nasce da uno dei miei film preferiti, Lo zoo di Venere, che vidi per la prima volta da adolescente e che mi destabilizzò e affascinò particolarmente, lasciandomi un segno dentro. Nel 1985 Peter Greenaway realizza questa opera cinematografica, nella quale riesce a provocare un corto circuito nella percezione dell’osservatore, mettendo a contrasto la confortante e rigida simmetria delle immagini con una surreale e movimentata storia in un collasso visivo, tramite forme e colori che si decompongono in un loop sincopato.
Ed è proprio da questa sfida nel giocare con i due linguaggi dissimili, simmetria e caos, che nasce l’idea di mettere a confronto i tre artisti scelti: Francesca Arri, Matteo Attruia e Lamberto Teotino. Le loro opere ruotano attorno ad un asse centrale, sia sul piano strutturale e sia sul piano visivo. Sono artisti completamente diversi tra loro, ma in questa particolare occasione esiste un incastro magico che lega i tre come se fossero l’uno il proseguo dell’altro. Arri è la carne, Attruia la parola, Teotino è la destabilizzazione.
La mia idea principale è stata quella di usare il video come mezzo per creare un intreccio di linguaggi lontani dalla sola immagine da osservare. Coinvolgendo lo spettatore in una danza di sensi emozionale, cercando di scavare nei nostri ricordi alla ricerca del perché, dietro composizioni di facile lettura, troviamo quel senso di disagio che solo l’istinto percepisce, rendendo attraente ciò che nella quotidianità respinge, un po’ quello che mi capitò personalmente alla prima visione dell’opera di Greenaway.
Sono sempre stimolata maggiormente quando si tratta di confrontarsi con realtà internazionali, proponendo artisti Italiani. Ci si apre ad uno scambio di culture diverse, lingue diverse che parlano lo stesso linguaggio. Sarà interessante scoprire e vivere l’evoluzione di questo progetto, nato in un momento di particolare difficoltà mondiale, come se si partisse da un livello zero e insieme si affrontasse un futuro aperto da creare coralmente».
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