12 maggio 2023

RIBOCA c’è: la Biennale di Riga riparte ad agosto, senza finanziamenti russi

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Prevista per il 2022 e rimandata per lo scoppio della guerra in Ucraina, la terza edizione di RIBOCA, la Biennale d’Arte Contemporanea di Riga, in Lettonia, è pronta a ripartire con un nuovo programma

Photo: Elena Kononova

Aprirà il 10 agosto 2023 la terza edizione di RIBOCA, la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Riga, in Lettonia, originariamente prevista per luglio 2022 e poi rimandata, a causa dell’intensificarsi del conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Fondata nel 2016 dalla Riga Biennial Foundation e dal respiro internazionale, RIBOCA è tuttavia connotata da un forte taglio territoriale, incentrata sull’arte dei Paesi Baltici.

Nel corso della sua storia, la Lettonia ha avuto intensissimi e non sempre pacifici rapporti con la Russia e fu riconosciuta come Stato indipendente nel 1991, dopo aver fatto parte dell’Unione Sovietica dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Numerosa è ancora oggi la popolazione di lingua russa ma recentemente sono state approvate varie nuove leggi che tentano di limitare l’influenza culturale del potente vicino. Alcuni di questi provvedimenti hanno fatto molto discutere, come nel caso delle procedure per testare la conoscenza della lingua lettone di tutti i cittadini russi di età compresa tra i 15 e i 75 anni. La domanda per effettuare il test deve essere inviata entro il primo settembre, in caso contrario è previsto l’avvio dell’iter di espulsione dal Paese.

Russa è anche la fondatrice di RIBOCA, Agniya Mirgorodskaya, direttrice della Riga Biennial Foundation, laureata in studi ispanici presso l’Università di San Pietroburgo, in politica internazionale presso la London City University e con un master in Art Business presso il Sotheby’s Institute of Art di Londra e New York. Agniya è anche la figlia di Gennady Mirgorodsky, oligarca russo attivo in particolare nel settore della pesca, nell’area marittima del Mare di Barents. «La guerra ha stabilito nuove priorità per tutti», ha dichiarato Mirgorodskaya. «Semplicemente non potevamo continuare a lavorare per una mostra radicata nel rispetto reciproco e nella cooperazione, mentre crimini impensabili venivano commessi in Ucraina. La mostra doveva essere rinviata e modificata».

Agniya Mirgorodskaya, courtesy Riga International Biennial of Contemporary

L’occasione è stata propizia per ripensare anche alla struttura finanziaria della manifestazione. La Riga Biennial Foundation ha infatti deciso di non accettare più finanziamenti dalla Russia e ha creato un fondo di dotazione, chiamato “Just a Moment”, che si occuperà di sostenere RIBOCA. Il fondo è registrato negli Stati Uniti e genererà reddito dalle entrate derivanti da progetti di costruzione e investimento.

A curare la terza edizione di RIBOCA, il tedesco René Block, già direttore della Kunsthalle Fridericianum di Kassel, la sede di Documenta, oltre che titolare della omonima, storica galleria di New York dove Joseph Beuys realizzò l’iconica performance del 1974, I like America and America likes me (quella con il coyote, per intenderci). Allo scoppio delle ostilità, fu lo stesso Block a proporre di rimandare la Biennale, in considerazione della situazione politica e sociale in rapido cambiamento e della conseguente inattualità del tema già prescelto, sintetizzato dal titolo “Exercises in Respect”. Adesso, a distanza di un anno, c’è stato modo e tempo di aggiustare il tiro.

Rene Block, courtesy RIBOCA3

In collaborazione con il collettivo curatoriale SUPERFLEX, è stato ideato un programma in più parti. La prima fase rappresenta una sorta di tentativo di esorcizzare il trauma: in una pubblicazione sono state raccolte tutte le opere originariamente preparate per l’edizione che avrebbe dovuto svolgersi nel 2022. Seguirà, a giugno 2023, la mostra “Intermezzo”, al Kunsthal 44Møen in Danimarca, di cui Block è co-fondatore e direttore artistico. Dei 12 artisti presenti, alcuni erano stati inizialmente invitati per la manifestazione dello scorso anno, tra cui la nativa di Riga Evita Vasiljeva, la cui installazione originale di panchine di cemento capovolte riapparirà in una nuova forma site-specific.

Superflex, There is an Elephant in the Room, Von Bartha, Andreas Zimmermann Fotografie

Quindi, ad agosto 2023, il focus ritorna su Riga, con varie mostre e progetti. Tra questi, la collettiva “Fragment”, presso l’ex sede della Technical University, dedicata agli artisti che lavorano con immagini in movimento e suono e che comprenderà, tra le altre, anche opere del grande Maestro Fluxus Nam Jun Paik e dell’artista francese Clement Cogitore, classe 1983. SUPERFLEX, collettivo artistico e curatoriale fondato nel 1993 da Jakob Fenger, Bjørnstjerne Christiansen e Rasmus Rosengren Nielsen, ha invece organizzato il progetto “There Is an Elephant In the Room”, che vedrà la graduale presentazione delle opere di 25 celebri artiste. Le opere saranno esposte principalmente in luoghi pubblici, ponendo l’accento sulla città stessa e stabilendo un’infrastruttura artistica diffusa nello spazio urbano.

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