Photo by: Roberto Marossi. Courtesy: MASSIMODECARLO
MDC telefono casa. Ad aprire questa nuova stagione autunnale, dal 12 settembre al 19 ottobre, MASSIMODECARLO e le pareti di Casa Corbellini Wassermann ospitano per la prima volta in Italia le iperrealsurreali opere di Ariana Papademetropoulos.
La mostra Ringing Saturn, curata da Arturo Galansino, raccoglie un corpus di 9 tele e 3 installazioni dell’artista californiana. Identificate con il termine psychic-specific, scaturito dalle conversazioni dell’artista con la mistica e medium della West Coast, la cartomante Wendy, le opere pittoriche di Papademetropoulos raffigurano soggetti diafani o di un pallore incorporeo che vengono immortalati sospesi dal tempo e dallo spazio. Pianeti che sprofondano nell’abisso, giganti bolle di sapone che sorvolano cave sulfuree, donne eteree e intangibili, animali spettrali e fiori, ed ecco che incontriamo, traslucide e stregate, le tele Dafne, Celestial Penance, Isabelle under the Blue Hour, Domestic cat, A landscape painting, Aroused, All flesh is grass e If there were an ocean big enough, tutte del 2024; le tele sembrano simulare l’entrata di portali ultra dimensionali in cui possiamo sbirciare indisturbati dallo spazio espositivo.
L’ultimo dipinto, Sonoluminescence, ci appare nella grande sala bianca a fianco all’installazione conclusiva della mostra che, svelando il gioco di parole del titolo, completa l’esperienza espositiva: Psychic Specific (1, 2, 3), le uniche opere plastiche di questa mostra, sono tre dial phone vintage a gettoni inseriti nell’alveo di tre finte conchiglie e provenienti dal Tropicana, un casinò di Las Vegas in disuso; avvicinando la cornetta all’orecchio permettono ai visitatori di ascoltare le conversazioni tra Ariana e la medium Wendy, rivelando la fonte iconografica dei soggetti raffigurati nei dipinti. Questi stravaganti objets trouvés sono elementi interattivi che amplificano il tema della comunicazione tra mondi diversi, la stratificazione e la varietà dei processi creativi e incarnano il dualismo tra artificio e natura.
I lavori esposti di Ariana Papademetropoulos sembrano essere, nessuno escluso, permeati da una patina iridescente, un alone di quella malattia dell’anima tipica e prevalentemente associata a tutti coloro che sono nati sotto l’influenza di Saturno, gli artisti, ovvero la melanconia. I corpi effimeri dei soggetti dipinti, così come le tre sculture applique Psychic Specific (1, 2, 3) risentono di questa cosmica inclinazione. Come Dürer la rappresenta nella sua iconica incisione Melencolia I (1514), l’angelo, l’artista, prima di riprendere il suo volo si ferma su ciò che può stimolarlo a procedere, e quindi si ritira nell’ascetica meditazione che prelude all’attesa dell’istante di essere raptus in deum; come coloro che hanno fatto di questa categoria uno dei movimenti interiori dell’anima, poiché prelude alla conoscenza delle cause e dei principi primi del nostro sapere, così i soggetti raffigurati dalla pittrice sembrano sottoporsi alla stessa procedura.
Al di là di questa possibile lettura del racconto di Ariana Papademetropoulos, nei suoi dipinti appare il tentativo di volerlo ricreare e trattenere quel preciso istante, l’istante ebbro di hybris nella cui intensità si cela l’anelata connessione con il sesto pianeta, l’attimo in cui si sta, effettivamente, ringing Saturn.
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