Se la New York del secondo dopoguerra si imponeva come modello culturale per il mondo occidentale, nello stesso periodo anche Roma viveva un periodo di grande effervescenza artistica. Dopo il fascismo e i suoi canoni totalitari, gli artisti riscoprivano un nuovo mondo e nuovi linguaggi per raccontarlo, tra Informale e Astrazione. Autori come Afro Basaldella, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi e Piero Dorazio, romani di nascita o di adozione, animavano la scena della città e anche oltre, non solo osservando ma anche vivendo i contesti d’oltreoceano, esponendo regolarmente nelle grandi gallerie newyorchesi, dalla Stable Gallery di Eleanor Ward o da Leo Castelli (che era italiano, nato a Trieste, fuggito negli Stati Uniti nel 1941). D’altra parte, molti artisti americani considerati tra i più sperimentali all’epoca, come Cy Twombly, Robert Rauschenberg, Philip Guston, Franz Kline, Willem de Kooning, frequentavano abitualmente l’Italia e, in particolare, Roma, proseguendo e aggiornando la lunghissima tradizione del Grand Tour ed esponendo in luoghi mitici, come la Galleria dell’Obelisco, di Irene Brin e Gaspero del Corso, e la Galleria La Tartaruga, di Plinio De Martiis.
Insomma, dove inizia l’arte contemporanea italiana e finisce quella statunitense? La linea di confine è sfumata ed è proprio in queste gradazioni – basti pensare “alle” Pop Art di Mimmo Rotella e di Roy Lichtenstein – che è leggibile l’ampia varietà e la profonda ricchezza di una vera “gilded age” dell’arte. Di questo scambio osmotico tra idee, individui, movimenti, situazioni e suggestioni, da una parte all’altra dell’Oceano, parla “Roma/New York, 1953–1964”, mostra presentata nella sede al 537 West 20th, New York, della galleria di David Zwirner. Un’esposizione dal taglio storiografico, attraverso la quale rileggere le reciproche influenze che, nell’arco di un decennio, avrebbero impresso una svolta definitiva all’arte del XX secolo.
La prima parte della mostra esplora il mondo dell’arte newyorchese e italiana tra gli anni ’50 e i primi ’60, riunendo opere chiave che esemplificano l’intreccio tra gestualismo, informale e materico che definì l’espressione del momento. Quindi si approfondisce l’emersione, in Italia, nei primi anni ’60, di un’estetica orientata dal Nuovo Realismo teorizzato da Pierre Restany, nel lavoro di Franco Angeli, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, Mimmo Rotella e Mario Schifano, che incorporarono i linguaggi dell’iconografia consumistica statunitense e dei segni urbani nelle loro composizioni, in reazione sia alla pittura informale che alla Pop Art. Il 1964, l’anno in cui Rauschenberg vinse il Leone d’oro alla Biennale di Venezia, rappresenta un punto di transizione per questa mostra, poiché gli anni successivi avrebbero visto uno spostamento dell’asse dell’avanguardia italiana, da Roma a Milano e, soprattutto, Torino, centro di una rinnovata attività artistica sia per le generazioni di artisti affermati che per quelli più giovani.
“Roma/New York, 1953–1964” presenta vari artisti italiani come Carla Accardi e Gastone Novelli che rimangono ancora poco conosciuti negli Stati Uniti. In particolare, sono esposte anche opere di Luigi Boille, apparso in importanti mostre tra la fine degli anni ’50 e i ’60, tra cui alla Rome-New York Art Foundation di Roma e al Solomon R. Guggenheim Museum di New York, e oggi da riscoprire. La mostra include notevoli gruppi di dipinti di Afro, Angeli, Burri, Dorazio, Festa, Novelli, Rotella e Schifano, con alcune opere provenienti direttamente dal patrimonio o dalla fondazione del rispettivo artista. Questi lavori sono messi in dialogo con opere rappresentative – molte delle quali prestate da importanti istituzioni e fondazioni negli Stati Uniti – realizzate dagli artisti americani e newyorkesi, per evidenziare le sovrapposizioni formali e concettuali che esistevano tra le due scuole.
Questa mostra vuole commemorare anche il grande curatore e critico d’arte Germano Celant, scomparso nel 2020, che organizzò “Roma-New York: 1948–1964”, una mostra del 1993 alla Murray and Isabella Rayburn Foundation, e “New York: 1962–1964”, al Jewish Museum.
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