Approda a Napoli, allo Studio Trisorio, la fotografia di Roselena Ramistella. Gelese, classe 1982, l’artista presenta una selezione di opere da alcune delle serie che ha sviluppato negli anni, ripercorrendo le intime tracce di un’identità sopita. «Gela non è altro che il confine ultimo dell’Europa», afferma la fotografa parlando della città in cui è nata e cresciuta. Lo dice nel documentario targato Sky Arte (ne avevamo dato notizia qui) e ripresentato in occasione di Artecinema 2021, rassegna di documentari d’arte organizzata ogni anno dalla gallerista napoletana Laura Trisorio.
L’ampia baia che si spalanca verso l’Africa sembra davvero disegnare una traiettoria in bilico tra le alture dell’entroterra e quello specchio d’acqua ospitale e insidioso insieme. C’è forse anche questa tra le fonti della tensione – quella tra forza iconica ed evocazione narrativa, anzitutto – che trapela dalle opere in mostra. Ognuna di esse è un percorso alla ricerca di storie perdute, nascoste, inconsce, di vicende da cui prendono forma scatti in grado di condensarne vissuti, in cui spesso l’artista stessa riconosce una parte di sé.
Così, nella serie I giochi di Sophia (2016), l’universo intimo e segreto di una bambina diventa lo spazio in cui tornano possibili i ricordi, le paure, i gesti d’infanzia; mentre in Be Twins l’autrice ripercorre la dimensione simbiotica di due gemelle che ritrae di anno in anno come a registrare, gemella anche lei, la propria crescita e il delinearsi di un’identità individuale da una prospettiva esterna.
Di inedita forza poetica, la serie Deepland (2016 – in corso) si inerpica tra le antiche mulattiere dell’isola, recuperando esperienze ancestrali, inghiottite per sempre dalla frenesia della vita urbana. Attraversando immensi paesaggi solcati dai vecchi tracciati a cavalcioni di un asino, l’artista ha scattato immagini di vivida intensità, tra scene pastorali, cavalcate e il dolce rincorrersi di colline. In mostra, efficacemente affiancati, i ritratti dalle tinte brune di memoria rembrandtiana di Nino – che, ogni giorno, dopo la scuola, percorre diversi chilometri tra i Monti Sicani e le Madonie per nutrire gli animali della sua fattoria – e di un toro Charolaise, testimoni entrambi di una dimensione di esistenza sconosciuta alla contemporaneità.
Memento della tenace persistenza di storie altre, silenziose quanto energiche, come quelle delle majare della serie The Healers (2021), che immortala taumaturgie e scongiuri racchiusi nelle movenze delle popolari figure di guaritrici. Raccontano un’epopea quotidiana i ritratti di Men of Troubled Waters (2019), uomini in acque che possono rivelarsi tempestose anche in una giornata di calma piatta. Sguardi di chi tirando su le reti ha tratto in salvo migranti alla deriva, o di famiglie in attesa di padri finiti nelle maglie dei giochi di forza tra stato e stato.
Come episodi di un variegato reportage di viaggio, le fotografie di Roselena Ramisella trascinano l’osservatore in terre remote o sorprendentemente vicine, attirandolo, attraverso uno scatto, nel vivo di un racconto imperdibile.
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