Sei sedi, sessanta artisti e oltre duecento opere provenienti da una collezione privata friulana, sono in mostra in esclusiva fino al 13 giugno prossimo nella cittadina di San Vito al Tagliamento, con un’appendice alla Galleria Regionale d’Arte Contemporanea “Luigi Spazzapan” di Gradisca d’Isonzo. La grande collettiva “Sconfinaments”, è una corposa quanto inedita campionatura dell’arte e degli artisti friulani contemporanei – e non solo – attivi nel territorio regionale dagli ultimi decenni del Novecento ad oggi, tra scultura, pittura, disegno, incisione, videoarte e fotografia. Un ‘ritratto di gruppo’ tanto fedele quanto suggestivo delle ricerche e sperimentazioni artistiche di un territorio.
Il nucleo più consistente di questo progetto espositivo diffuso, è allestito all’Antico Ospedale dei Battuti, e vede differenti ed eterogenee opere poste in rapporto dialettico tra loro, secondo accostamenti formali o tematici. Dalle ceneri di Maria Elisabetta Novello alle terre di Guerrino Dirindin; dalle sculture in cartone compresso di Chris Gilmour alle invenzioni in corian e foglia d’oro di Ludovico Bomben; dagli allumini di Nane Zavagno alle creazioni mistiche di Elio Caredda; dalle impronte di luce di Maria Teresa Onofri ai fotocollage di Gian Luigi Colin. Passando per le provocatorie installazioni di Matteo Attruita e Michele Bazzana. Senza dimenticare ‘grandi vecchi’ come Emilio Vedova e Getulio Alviani.
A Palazzo Altan – storica dimora degli antenati del papà della Pimpa ed oggi sede del Museo della Civiltà Contadina –, è ospitata una sezione dedicata all’illustrazione con un consistente numero di opere di Lorenzo Mattotti, tra orientalismo e globalizzazione. Spiccano per numero e varietà anche le stampe alchemiche ai sali d’argento del goriziano Sergio Scabar, tutte pezzi unici. Il cortometraggio animato di Gianluigi Toccafondo Essere vivi o essere morti è la stessa cosa (2020) e i suoi disegni preparatori, celebrano invece l’immaginario onirico e dolente di Pier Paolo Pasolini mentre l’installazione Inforcare con la bici (2003) di Beppino De Cesco – incontro per niente fortuito di una bicicletta con una balla di fieno –, è omaggio ironico e surreale al mondo contadino perduto. In contrasto con i marmi neoclassici della cappella gentilizia del Palazzo sono ambientate infine le tele dai colori squillanti della sudafricana Esther Mahlangu, che trasportano il visitatore nella spiritualità tutta tribale del popolo Ndebele.
Guido Cecere, Elio Ciol, Ulderica Da Pozzo, Danilo De Marco, Cesare Genuzio, Roberto Kusterle, Pierpaolo Mittica, Stefano Tubaro e Debora Vrizzi sono alcuni dei fotografi i cui scatti sono esposti nella Chiesa di San Lorenzo, sezione allestita in collaborazione con un’altra eccellenza friulana, il CRAF di Spilimbergo. Testimoniate tanto la linee del reportage di denuncia, quanto le sperimentazioni linguistiche più visionarie.
Protagonista di una personale alle Antiche Carceri è Marco De Luca, maestro del mosaico contemporaneo che reinventa la tradizione musiva aquileiese – ancora molto viva e vivida in Friuli –, in chiave decisamente moderna, creando aggregati di tessere che nell’esito strizzano l’occhio ora alla pittura astratta, ora a quella materica.
Con una densità al limite dell’horror vacui le pareti dell’ex Essiccatoio Bozzoli accolgono infine importanti incisioni, stampe, serigrafie e disegni di «maestri su carta» – da Afro a Zigaina, da Ciussi a Marangoni, da Music a Pizzinato – a volta divertissement, a volte prove d’artista.
A Gradisca d’Isonzo, nella Galleria d’Arte Contemporanea “Spazzapan”, dialogano invece le opere di due artisti – lo sloveno Lojze Spacal e l’udinese Nicola Toffolini –, che interpretano il «visibile naturale» ciascuno secondo il proprio approccio, creando «paesaggi metaforici dell’antropocene» tra incanto e disincanto, osservazione e immaginazione.
Come ogni collezione che si rispetti, anche questa raccolta d’arte made in Friuli, riflette certamente il gusto del suo proprietario, Federico Rossi, operatore culturale, friulanista e soprattutto direttore artistico dell’Associazione ‘Colonos’, da trent’anni realtà promotrice di molte ed apprezzate iniziative espositive volte a sostenere la sperimentazione nel campo delle arti visive in Friuli, oltre che baluardo dell’identità e della cultura furlana. La collezione oggi in mostra a San Vito, testimonia anche e soprattutto le attività legate al contemporaneo dell’Associazione, che a partire dagli anni Novanta si sono svolte negli spazi della grande casa colonica di Villacaccia di Lestizza, in provincia di Udine, e degli artisti, curatori, critici che le hanno animate.
Tra queste attività – oltre all’ormai storico appuntamento “Avostanis”, calendario agostano di spettacoli teatrali, concerti, reading poetici e iniziative d’arte – soprattutto la rassegna Insumiàn, ricco programma di mostre, performance, dibattiti, workshop connessi al Cantiere Aperto di Arti Contemporanee guidato da Angelo Bertani, non a caso curatore del progetto espositivo. Una realtà quella dei ‘Colonos’, che ha rappresentato negli anni e rappresenta un unicum nello scenario culturale italiano: vero e proprio laboratorio di idee, luogo di riflessione tra passato e presente, in cui l’identità friulana incontra felicemente altre identità, o identità altre. Come la mostra ‘Sconfinaments’ testimonia.
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