In attesa di dare avvio alle celebrazioni di Parma Capitale italiana della Cultura 2020, le eleganti sale di Palazzo Pigorini ospitano un’interessante esposizione dedicata a Emilio Scanavino, artista poliedrico che ha segnato la storia dell’arte della seconda metà del secolo scorso. La mostra è stata realizzata grazie alle curatrici Cristina Casero ed Elisabetta Longari che hanno collaborato con l’Archivio Emilio Scanavino e il sostegno del Comune di Parma.
Se Scanavino è conosciuto soprattutto per il suo linguaggio pittorico che si distingue per una grammatica espressiva personale declinata in forme a volte inquietanti e macchiate di rosso sangue, il fruitore della mostra in corso a Parma si sorprenderà scoprendo l’artista fotografo. La mostra di Parma, infatti, presenta – accanto a dipinti, ceramiche e sculture – più di cento fotografie scattate dallo stesso Scanavino. Per la prima volta, quindi, viene evidenziato come la pratica fotografica sia stata parte integrante, sin dalla fine degli anni Cinquanta, della ricerca dell’autore.
Lo stesso Scanavino affermava: «A me piace fotografare. Ma non cerco belle immagini, mi piace andare in giro e ritrarre lo scheletro della natura, certi buchi, certi solchi che i secoli hanno scavato nelle montagne. I detriti che si accumulano nei luoghi dove la nostra civiltà industriale raccoglie le sue scorie mi raccontano cose incredibili».
In tutto il percorso espositivo, si può notare come l’artista abbia immortalato brani di realtà come corde, insetti, muri, pietre e minimi dettagli come, nodi, chiodi e ganci. In numerose fotografie si può notare come l’artista sia intervenuto cerchiando ed evidenziando in biro parti dell’immagine stessa. Ne deriva che per l’artista la fotografia ha avuto un ruolo fondamentale nel processo creativo dei suoi lavori sia pittorici che scultorei.  Ed è proprio l’argomento che viene approfondito dai saggi, presenti nel catalogo edito da Magonza Editore, delle due curatrici: Cristina Casero si concentra sull’analisi del linguaggio fotografico, Elisabetta Longari approfondisce il rapporto di Scanavino con la fotografia e l’arte.
Una mostra che sicuramente aiuta a comprendere in modo più approfondito le opere pittoriche dell’artista e a conoscere meglio la sua poliedricità e la sua figura di grande sperimentatore di linguaggi espressivi.
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