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Scrittura, questione di intimità: Walter Siti tra le opere di Otto Zoo, a Milano
Arte contemporanea
di Petra Chiodi
Il progetto editoriale indipendente Self Pleasure Publishing, incentrato sulla sessualità e il linguaggio, in occasione della mostra “Savage” alla galleria Otto Zoo di Milano, ha invitato lo scrittore Walter Siti, vincitore del Premio Strega 2013 con Resistere non serve a niente, in dialogo tra l’idea della mostra e il tema del piacere della scrittura attraverso il corpo.
Self pleasure selvaggio. Con creatività
“Savage” (ne abbiamo parlato qui) coinvolge artiste e artisti, alcuni progetti editoriali autoprodotti, tra cui ADAMANT, Baffalo Folder di Tomboys don’t cry e Le Dictateur, e l’Archivio Luca Locati Luciani. L’ideatore della piattaforma Self Pleasure Publishing Jacopo Miliani spiega che si tratta di identità e realtà “selvagge”, cioè “altre” – l’atopos irripetibile di Roland Barthes – impegnate nella riflessione sull’auto-piacere sia fisico che mentale, locale e diffuso.
Smontando le categorie di genere, orientamento sessuale, “italianità” e appartenenza generazionale, i 19 artisti e artiste invitati danno sfogo al proprio piacere, unico, condiviso, spesso intraducibile e perciò sgombro da stereotipi, che si sprigiona dal fare arte e, insieme, si traduce in atto creativo. Un movimento anamorfico che “srotola” e dispiega, in una mostra “letta come un libro”, suoni, oggetti sospesi, stoffe, fotografie, sculture mixed media e parole a muro. Sospiri, visioni e racconti attorno a una chaise longue (elemento di culto nella produzione di associazioni libere intorno al proprio io) per la consultazione di saggi, riviste e libri.
Il godimento della scrittura, per Walter Siti
E richiamando proprio il detto dell’inventore del lettino Sigmund Freud, «il caso è il sorriso della madre», Walter Siti, nel brillante intervento da Otto Zoo, “Dai glutei al muro: il piacere del corpo nella scrittura”, racconta il godimento nobile dello scrivere. Il sorriso della madre è l’euforia che si prova nell’essere cercati casualmente dalle storie, l’“essere parlato” da qualcosa che non ha ancora forma né sostanza.
Ma Siti si addentra soprattutto nei piaceri meno nobili, quelli che come “Savage” giocano con il linguaggio. La vendetta ossia «imprigionare un soggetto nelle parole per esorcizzarlo». L’esibizionismo – l’immagine dell’impermeabile che si apre mostrando la “fiction del sé” calza veramente a pennello. Il furto. Catturare le parole di altri, confondere le fonti. Per Oliver Sacks, neurologo e appassionato scrittore, può essere un atto intenzionale o inconsapevole. Quest’ultimo, nella forma di “criptomnesia”, in realtà contribuisce a formare la memoria collettiva e restituisce il rapporto tra molte menti.
Per Walter Siti – che non crede nel rituale collettivo di scrittura – il lavoro artigianale con carta e penna è «un problema d’intimità» da sgarbugliare nella costruzione di una nicchia di auto-piacere. Per “Savage”, tra i piaceri nobili della prassi creativa, vi sono entrambi i livelli. Sia il livello libero e fluido di disporre su più strati tematiche e discipline e la connessione stretta tra identità, desiderio e mente/i, che la dimensione intima ed emozionale.
Riuscire a parlare di questioni insostenibili, scomode, imprigionate e far emergere il sottaciuto, il“daimon” personale è il fine più prezioso a cui la scrittura e l’arte possano tendere. “Savage” è, a tutti gli effetti, un respiro a pieni polmoni.