Se il collezionista è l’artista: la mostra diffusa a Roma

di - 17 Marzo 2021

Oggi mi trovo a scrivere di un progetto espositivo itinerante che accompagna i romani da quando è apparsa la pandemia, con il conseguente valzer di aperture e chiusure a cui l’emergenza sanitaria ha confinato i luoghi della cultura e le loro attività, come quella in questione. Mi riferisco a “Le altre opere. Artisti che collezionano artisti”, una mostra diffusa a tappe con 86 artisti che, a rotazione, espongono le loro opere insieme a quelle di altri artisti da loro amate e collezionate (per un totale di 550 lavori) in cinque Musei civici, secondo una rigorosa divisione per ordine alfabetico. Da febbraio 2020 sono stati coinvolti il Museo Carlo Bilotti-Aranciera di Villa Borghese, il Museo Pietro Canonica a Villa Borghese e il Museo di Roma in Trastevere, e oggi la Galleria d’Arte Moderna di via Francesco Crispi e il Museo Napoleonico, che speriamo possano riaprire presto, appena le circostanze lo consentiranno.

Questo progetto di Lucilla Catania e Daniela Perego, promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con Hidalgo Associazione Culturale per la promozione delle Arti Visive e Dreamingvideo, si avvale della cura scientifica, oltre che delle due ideatrici, anche di Claudio Crescentini e Federica Pirani.

Se il Covid-19 e la conseguente necessità del distanziamento sociale ci hanno fatto comprendere l’importanza degli altri nella nostra vita, per la nostra vita, dopo decenni di celebrazioni dell’individualismo, questo rassegna ideata nel 2018 (in tempi pertanto non sospetti), riaccende i riflettori sul recupero di una dimensione comunitaria, a partire dal mondo artistico, in una città come Roma che, alcuni decenni fa, aveva brillato al riguardo con esperienze come gli spazi autogestiti de La Stanza e di Sant’Agata de’ Goti. In “Le altre opere”, gli artisti invitati espongono accanto alle opere degli artisti che collezionano, a cavallo tra il XX e il XXI secolo. Cosa ne esce fuori?

La straordinaria ricchezza della ricerca artistica romana, quella degli artisti invitati amplificata ulteriormente dalle loro collezioni d’arte private. Ricchezza di cui siamo stati sempre persuasi, ma avere un’occasione di “sintesi” come quella proposta da Lucilla Catania e Daniela Perego, sicuramente aiuta a scorgerne la prorompente portata intergenerazionale, che ha contribuito e contribuisce non poco al ritrovato primato di Roma nel contesto del contemporaneo su scala nazionale e non solo.

La rassegna, di cui io ho avuto l’opportunità di visitare la tappa alla Galleria d’Arte Moderna, grazie anche al sapiente allestimento dell’architetto Francesco Pezzini, apre ai visitatori le pagine inedite di un diario “sentimentale”, che introduce in alcune delle stanze più segrete e riservate di ogni artista, della sua casa o del suo studio. Quelle delle sue affinità elettive con altri artisti, quelli che sono stati maestri, compagni di strada, amici, e di cui hanno voluto collezionare almeno un’opera, spesso l’esito di uno scambio, di un pegno reciproco d’affetto e insieme di stima. È interessante notare come queste, fino a oggi segrete, complicità tra artisti – che aprono a ulteriori letture del loro lavoro – non siano scandite necessariamente dagli stessi orizzonti di ricerca. Perché agli artisti i confini o i ghetti tra i linguaggi, dall’installazione alla scultura, dalla pittura alla fotografia, dall’arte iconica a quella aniconica, stanno sempre stretti, un’invenzione di quei critici che per esempio si ostinano a suddividere tra “lingue vive” e “lingue morte”.

È con questo spirito, dall’approccio necessariamente voyeuristico, che alla Galleria d’Arte Moderna ho “incontrato” le opere e le collezioni di Licia Galizia, Paola Gandolfi, Silvia Giambrone, Luca Grechi, H.H. Lim, Francesco Impellizzeri, Myriam Laplante, Donatella Landi, Giancarlo Limoni, Massimo Livadiotti, Adele Lotito, Serafino Maiorano, Roberta Maola, Gian Maria Mazzei, Vittorio Messina, Daniela Monaci, Matteo Montani, Veronica Montanino, Gianfranco Notargiacomo, Luca Padroni, Claudio Palmieri, Laura Palmieri, Marina Paris, Daniela Perego, Alessandro Piangiamore, Giuseppe Pietroniro, Roberto Pietrosanti, Alfredo Pirri, Gioacchino Pontrelli, Claudia Quintieri, Paolo Radi, Renzogallo, Fiorella Rizzo, Pietro Ruffo e Massimo Ruiu.

Certamente in “Le altre opere”, non ci sono tutti gli artisti operanti a Roma, ma – come ricorda Daniela Perego, «Questo vuole essere un segno, un inizio, un voler coinvolgere la nostra città, in un evento che vuole essere una festa, un momento d’incontro, un dono e non solo una mostra».

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