senzamargine. Un giro nella mostra dell’autunno del MAXXI

di - 2 Ottobre 2020

Il titolo viene da una rivista, fondata e diretta da Alberto Boatto nel 1969. Uscì un solo numero ma significativo, con le riflessioni del gotha della critica italiana sulla ricerca artistica d’avanguardia, firmate da Argan, Asor Rosa, Bonito Oliva, Menna, Trini e lo stesso Boatto. Spetta a lui l’onore di aprire “Senzamargine. Paesaggi a cavallo dell’arte italiana a cavallo del Millennio”, la principale rassegna dell’autunno proposta dal Maxxi, insieme a Alberto Boatto. Lo sguardo dal di fuori, curata da Stefano Chiodi e l’ Omaggio a Claudia Gian Ferrari, a cura di Anne Palopoli. Curata da Bartolomeo Pietromarchi, Senzamargine è concepita come un percorso che collega le opere recenti di nove maestri dell’arte italiana che fino a pochi mesi fa non erano ancora presenti nelle collezioni del museo: in occasione del decennale della fondazione del Maxxi il MiBACT ha elargito un contributo per arricchire la collezione con nuove acquisizioni. L’allestimento della mostra, rigoroso e particolarmente efficace, la suddivide in nove stanze, ognuna dedicata ad un artista.

senzamargine, Luigi Ghirri, Ponza

L’incipit è affidato a Luigi Ghirri, rappresentato da 30 scatti tratti dalla serie Paesaggio Italiano (1989): una sorta di Grand Tour che tocca luoghi monumentali come il Palazzo Te di Mantova, l’Abbazia dei Santi Severo e Martirio di Orvieto o il Castello Sforzesco di Milano insieme a località balneari come la Marina di Ravenna, l’isola di Ponza o il Lido di Volano. “La fotografia è sempre un escludere il resto del mondo per farne vedere un pezzettino” diceva Ghirri, capace di infondere un’intensità speciale in ogni suo scatto. Nel secondo ambiente sono presenti sei opere di Mario Schifano, esposte nella personale “Divulgare” (Roma, Palazzo delle Esposizioni, 1990) e danneggiate da un incendio nel 1992: una riflessione sul potere ipnotico della televisione attraverso sequenze di schermi, quasi una sorta di moodboard degli anni Novanta. Particolarmente forte la sala di Luciano Fabro, con un dialogo tra Italia all’asta (1994) e Enfasi (Baldacchino) (1982) esposto alla mostra Avanguardia Transavanguardia alle Mura Aureliane nello stesso anno: un baldacchino sospeso al soffitto in alluminio e rame, con 18 tondi metallici sui quali sono sbalzati volti umani, che ricorda un sudario o un drappo processionale bizantino, sospeso tra rito e quotidianità.

senzamargine, Mario Schifano

Una rarefatta leggerezza caratterizza la sala di Carla Accardi, dominata dalla presenza di Casa Labirinto (2000), un’architettura in perspex che l’artista ha dipinto con segni neri e grigi, quasi a simulare una calligrafia orientale. Coltelli e cappotti neri circoscrivono lo spazio nell’installazione Senza Titolo (2014) di Jannis Kounellis, che ricorda un antico patibolo, in forte contrasto con la sala seguente, che ospita Spiette (1991), un’opera ambientale di Paolo Icaro, che punteggia lo spazio con forme circolari in gesso bianco e vetro.

senzamargine, Claudio Parmiggiani

Claudio Parmiggiani presenta Senza titolo (1998-2020), una “delocazione” dove la presenza degli oggetti – in questo caso una biblioteca – è suggerita da sagome in fuliggine. La sala di Anna Maria Maiolino, artista italiana che vive in Brasile dai primi anni Sessanta, testimonia la varietà del suo lavoro che spazia tra sculture, fotografie e disegni, con un’attenzione specifica sull’evoluzione del ruolo sociale della donna nelle diverse società. Una narrazione polisemica caratterizza infine l’ultima sala, assegnata a Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, che si sono focalizzati sull’immagine in movimento: i due artisti presentano il ciclo di opere Dal Polo all’Equatore (1982-86) che riunisce un film, un rotolo disegnato ed altre opere. Al primo piano sono state allestite le 50 opere donate al Maxxi dalla gallerista Claudia Gianferrari, scelte da Anne Palopoli per documentare l’evoluzione del gusto della gallerista nel tempo. Una serie di sale di dimensioni medie ricordano le stanze della sua casa affacciata su Santa Maria Maggiore: alle pareti opere di Stefano Arienti, Pier Paolo Calzolari, Charles Avery, Anselm Kiefer, William Kentridge, Chen Zhen ed altri. Risulta particolarmente interessante il focus su Alberto Boatto, curato da Stefano Chiodi, in occasione della donazione dell’archivio e della biblioteca del critico (1929-2017), che figura tra gli studiosi di critica d’arte più originali e stimolanti della seconda metà del Ventesimo Secolo.

senzamargine, Carla Accardi, Bianco Argento

Una rigorosa time-line ricostruisce interessi e attività di Boatto, arricchita da lettere e documenti rari ed inediti: dalle avanguardie degli anni Sessanta – principalmente la Pop Art, della quale fu uno dei primi studiosi in Italia- alla direzione di riviste come Cartabianca e Senzamargine mentre l’ultimo tratto del suo percorso, avviato dal testo Lo Sguardo dal di fuori, pubblicato nel 1981, è caratterizzato da saggi legati a temi di carattere psicologico e simbolico. “La qualità essenziale della scrittura di Boatto-scrive Chiodi-è la “sinuosità”(…) una corrente che abbraccia immagini e idee e al tempo stesso mantiene una propria ostinata indipendenza”. Degna conclusione di una serie di mostre da non perdere.

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