Sergio Lombardo e Giovanni Frangi ad Arezzo, tra avanguardia e recupero

di - 23 Aprile 2024

Galleria aperta rappresenta ad Arezzo un esperimento stimabile e prezioso, nato e sostenuto economicamente da associazioni e realtà private che hanno concretizzato la loro volontà di aprire la Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo alla cittadinanza, coinvolgendo in diversi modi i visitatori, gli appassionati d’arte, le scuole e le associazioni culturali del territorio. Curata da Alessandro Sarteanesi e Marco Pierini, Galleria aperta è organizzata da Le Nuove Stanze, con il sostegno economico di Magonza, e ha ricevuto il patrocinio del Ministero della Cultura vista la portata innovativa all’interno del panorama culturale italiano.

Veduta della mostra alla Galleria Comunale di Arezzo.photo Alessandro Sarteanesi. Copyright Archivio Giovanni Frangi

Il progetto, co-organizzato dalla Fondazione Guido d’Arezzo che ha il pregio di aver saputo riconoscere la qualità di tutta l’iniziativa, prevede due mostre di caratura internazionale e dalla originale genesi – Sergio Lombardo. Una programmatica differenza e Giovanni Frangi. Le mille vite di Showboat – e cinque mostre di giovani artisti emergenti (Christian Cerrini, Luca Baldassari, Ivano Troisi, Bernardo Tirabosco, Enrico “Drigo” Salvi), con un calendario ricco di eventi, workshop, aperture serali, giornate studio, laboratori e visite didattiche, che si protrarranno sino al 2 giugno 2024.

Sergio Lombardo. L’artista-scienziato nei luoghi di Piero della Francesca

Già dal titolo, Una programmatica differenza, la mostra di Sergio Lombardo, al primo piano della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo, accanto alla Cappella Bacci di Piero della Francesca (pittore e matematico), trasporta il visitatore attraverso un viaggio di esperienze dissimili che toccano tutte le decadi del lavoro dell’artista, in una retrospettiva che lascia emergere una costante nel suo lavoro artistico d’avanguardia, rintracciabile nell’Eventualismo, teoria estetica totale che considera l’opera uno stimolo per produrre il maggior numero di interpretazioni possibili.

Una veduta della mostra di Sergio Lombardo, photo credit Alessandro Sarteanesi. Copyright Archivio Sergio Lombardo

Curata da Simone Zacchini, esperto dell’opera dell’artista, di cui ha seguito anche molte altre esposizioni e monografie, e da Moira Chiavarini, presidente dell’associazione culturale Le Nuove Stanze, la retrospettiva di Sergio Lombardo avvicina le grandi serie realizzate dagli anni Sessanta fino a oggi (con la presentazione anche di lavori inediti) con la figura di Lombardo in quanto teorico e scienziato. Come ricorda Zacchini, «A causa della sua complessità, il lavoro di Lombardo è stato spesso poco compreso … Uno degli elementi fondamentali per riportarlo al riscontro che merita è proprio quello di approfondirne il ricchissimo retroterra teorico da cui prende le basi». Così viene messa in risalto, della ricerca estetica dell’artista, anche la sua portata nell’ambito della scienza, della psicologia sperimentale e della matematica.

Il percorso espositivo si sviluppa attorno a tre libri curati da Simone Zacchini ed editi da Magonza: il primo volume della raccolta degli Scritti dell’artista (2023), con testi dal 1963 al 1999, Quilting (2019) e Faces (2023).

Una veduta della mostra di Sergio Lombardo, photo credit Alessandro Sarteanesi. Copyright Archivio Sergio Lombardo

Dai Monocromi, ai Gesti tipici, agli Uomini politici colorati, dai Superquadri alle opere che prevedono un’interazione fisica e una scelta estetica attiva da parte dell’osservatore (si veda lo Specchio Tachistoscopico con stimolazione a sognare restaurato per l’occasione), fino ai massimi esempi di Pittura Stocastica degli anni Ottanta e Novanta e alle ultime sperimentazioni con la serie delle Facce Stocastiche, Lombardo – che ha iniziato a sperimentare la creazione di forme senza senso attraverso dei calcoli algoritmici sin dagli anni Ottanta – ricorda come la grande e attuale sfida lanciata dall’utilizzo dell’Intelligenza artificiale non è poi così nuova e che sempre va congiunta alla creatività umana, all’apertura mentale e a uno sguardo ai grandi maestri, nella configurazione di una nuova, possibile, estetica.

Una veduta della mostra di Sergio Lombardo, photo credit Alessandro Sarteanesi. Copyright Archivio Sergio Lombardo

Giovanni Frangi. Da Vasari e Bartolomeo della Gatta

Si sale al secondo piano della Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea di Arezzo per la personale di Giovanni Frangi, curata da Giovanni Agosti, che relaziona incisioni – dove appaiono pesci e acque marine – e olii su tela con gabbiani e cigni in movimento, memori delle scritture di Konrad Lorenz. E ancora un inedito e luminoso lavoro su carta da lucido con boschi e civette nascoste, che si ispira paesaggisticamente alle rupi del Casentino e al celebre dipinto di Bartolomeo della Gatta conservato alla Pinacoteca di Castiglion Fiorentino.

Giovanni Frangi, Papeete 2020. Photo Credits Archivio Giovanni frangi

L’artista non si sottrae alla sperimentazione di nuovi linguaggi, come ben si vede nell’installazione con pallet, numerosi schermi e sculture in gommapiuma che costituisce, attraverso la proiezione di immagini abilmente disallineate, anche un’aggiornata riflessione sull’opera di Giorgio Vasari, di cui la città celebra quest’anno il 450° anniversario della morte.

La mostra di Giovanni Frangi, Le mille vite di Showboat (che a Milano aveva avuto una prima, diversa, composizione al Castello Sforzesco), dialoga anche con quella di Sergio Lombardo tramite una balconata aperta ai Superquadri e alla Pittura Stocastica dell’artista romano. In questo spazio, sospeso e intermedio, Frangi presenta un’installazione luminosa e intima, di memoria cinematografica, che gioca con le ombre dei visitatori e con i ricordi dell’artista.

Giovanni Frangi, Urpflanze 2022. Photo Credits Archivio Giovanni Frangi

La mostra prosegue negli spazi di Magonza (in via Mazzini 12, Arezzo), dove due nuovi lavori di grafica sono affiancati alle matrici della Stamperia d’arte Albicocco di Udine, realizzate con la raffinata tecnica del carborundum.

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