Oggi a Milano, alla Libreria Bocca, in Galleria Vittorio Emanuele II, la presentazione del lavoro di Fabio Giampietro, vincitore del Lumen Prize a Londra nel 2016, conosciuto al pubblico per aver fatto dialogare la pittura tradizionale con le nuove tecnologie e specificatamente con la realtà virtuale.
In passato il visitatore, dopo aver visto le opere esposte alle pareti delle gallerie, indossando un visore Oculus, poteva immergersi nella tela prendendo parte all’opera. Come catapultato sulla cima di un edificio, investito da un senso di vertigine reale, il protagonista vedeva la città animarsi attorno a sé: uccelli, gru, alberi ed ombre danzano in un delirio stupendo e vorticoso che è la città . Oggi invece, invece viene indagato e dato risalto al “passaggio”, il momento in cui la realtà analogia lascia il posto all’esperienza digitale. Un viaggio di mille miglia comincia con un primo passo e Giampietro inscena una mise en abyme, un avvicinamento progressivo verso l’opera d’arte, ma virtuale. Così il visitatore nei panni sia del flâneur che del situazionista una volta indossati gli occhiali potrà compiere qualche passo. Si avvicinerà alla tela fino a quando il suo naso sarà ad un millimetro dalla pelle della tela. E allora? Conosciamo tre dimensioni, ma qual è la quarta? Lucio Fontana la tela la tagliò per vedervi attraverso. Noi possiamo sporgerci e vedere ciò che sta al di là della superficie. Un nuovo modo di concepire l’arte e il senso di vertigine.
Del resto è così se si vuole fare un passo avanti bisogna perdere l’equilibrio anche solo per un attimo.
L’incontro è l’evento conclusivo della mostra “Scraping the Surface”, curata da Maria Vittoria Baravelli e promossa dalla Galleria Fabbrica Eos.
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