Sissel Tolaas, o la deriva olfattiva del contemporaneo

di - 26 Novembre 2021

Del profumo concepito da Rose Sélavy, Belle Haleine, che si consideri la versione originale di Marcel Duchamp o quel Greed di Francesco Vezzoli, con il suo remake glamour e iperconcettuale, l’unico elemento che sfugge é l’effluvio. Redigere una cronistoria delle prodezze olfattive (profumi inclusi) che hanno attraversato l’arte fino ai nostri giorni, equivale a percorrere la ricerca del fascino delle ricerche immateriali. Comunque le si annusi restano dei dispositivi, ed i loro display non sono così diversi dalla testa-naso di Giacometti.
Un arma sospesa in una struttura aerea, che oggi potrebbe somigliare alla sfera montepremi di Squid Game. Non lontana dall’aria di Parigi (Air de Paris) con la sua sinuosa ampolla o dalla gabbia di Why not sneeze, Rose Sélavy? del 1921, che prefigurarono già molti degli scenari del contemporaneo nel quale musei e gallerie sembrano decisamentedi essersi re-immersi.

Marcel Duchamp, Why not sneeze, Rose Sélavy?, 1921

“RE____” é anche il titolo dell’ultima mostra di Sissel Tolaas, un’artista con una formazione scientifica ed una storia legata alle esperienze olfattive. Respirare, inalare per riconnettere, rivelare, risuonare. Non dissimile é l’universo fluttuante di In Love with the world di Anicka Y, nella Turbine Hall della Tate, uno dei paesaggi olfattivi più mediatizzati delle ultime settimane. L’ambiente di Anicka Y è popolato di creature aerobiche che reagiscono alla nostra presenza. Un nuovo ecosistema, che somiglia a tutti quelli cari alla proliferzione dell’estetica relazionale che di volta in volta ci connette con la fiction di mondi virtuali per i quali é importante conoscere la qualità dell’aria. Occorrono informazioni sul contesto, per comprendere le pratiche degli artisti che si avvalgono di tecnologie sofisticate ma si affidano al capriccioso etere, in cui agiscono particelle e molecole profumate.

Wolfgang Laib al lavoro con il polline

Decenni orsono, ci furono polline (Wolfgang Laib), pigmenti (Anish Kapoor) ed altre polveri più o meno sottili e le tante sostanze poveriste come il caffé o l’alcool di Jannis Kounellis. Ma erano paesaggi interiori prima della teorizzazione dell’Antropocene, disegnati dalla fisicità dell’elemento. Lo stato gassoso prossimo all’immaterialità odierna passa per il giardinaggio, la biodiversita, la critica alla globalizzazione e potrebbe avere l’allure post-nucleare dell’ultima dimora di Derek Jarman, una condizione quasi monacale di ricerca. Strane rocce o resine o alambicchi popolano spazi che sono già geologia, sopra e sotto la pelle del mondo in cui odori, profumi e considerazioni circolano come radicali liberi. Fluttuano in fondo come la deriva dei continenti come alcune delle prime strutture di Hans Haacke. Disegnano movimenti prima che l’olfatto cominci ad occuparsi della relazione politica tra noi ed il mondo. La poverta ha probabilmente un odore, nella mente di chi associa alla ricchezza un profumo. Una nuova fruizione estetica ed un vocabolario da degustazione dove il naso sembra prendere il sopravvento. L’arte di punta nei musei non ha più paura di esporre questi dispositivi. La gabbietta di Why not sneeze, Rose Sélavy? ha cubetti di zucchero che sono in realtà di marmo, un termometro ed un osso di seppia. La prefigurazione di un esperimento, dove la relazione tra peso, odori, temperatura ed esperienza oggettuale non si lascia facilmente intrappolare dalla vista.

Tom Sachs, Exchange, courtesy Taddeus Ropac

Pesanti costruzioni concettuali sfiorano spesso l’ineffabile. È ciò che colpisce nella mostra di Sissel Tolaas all’Astrup Fearnley di Oslo. Il biglietto d’ingresso é una fialetta con il profumo del denaro e scompare nelle nostre tasche. La moneta, le banconote, si sono volatilizzate in altri sistemi di pagamento, fino alle valute immateriali. Una recente performace di Tom Sachs dal titolo Exchange alla galleria Thaddeus Ropac associava le dolciastre barrette di cioccolato Reese’s Peanut Butter ad un personalissimo mercato azionario. Chissà che non stia succedendo lo stesso per il valore, ultima garanzia di realtà dell’opera d’arte. È davvero strano trovarsi con l’odore del denaro in tasca. A quanto corrisponderà questa fialetta/ gadget che permette al pubblico di vedere e rivedere la mostra di Tolaas a piacimento. Oggi 30 grammi di merda d’artista in scatola e con relativo odore valgono all’incirca 250mila euro. Tuttavia il punto é un’altro: non abbiamo superato la fase scatologica sublimandola in fondo in quella tautologica.

Luca Vitone, Per l’eternità, courtesy Pinksummer, Genova

Ecco gli artisti sanno andare sempre più lontano. Ricordo l’odore dolciastro di amianto di cui Luca Vitone aveva impregnato la sua sala alla Biennale del 2013. Una scultura olfattiva di rabarbaro svizzero, rabarbaro belga, rabarbaro Francia (paesi di provenienza dei dirigenti di Eternit). Le macchine per la produzione del profumo, nascoste dietro a una parete. Un modo per rendere evidente la tragedia delle tante morti per tumore legate all’inalazione di questo materiale altamente tossico. Oggi non si nascondono più le macchine. Diverse queste mappature di aria, con il profumo dell’oceano qui a Oslo, non seguono un trend, piuttosto una serie di constatazioni.

Nello spazio rilavorato dal minimalismo di FormaFantasma, la navigazione del pubblico é guidata da mediatori culturali. Sarebbe impossibile comprendere la complessità dei temi. Si va dai blocchi di ghiaccio che sciogliendosi liberano semi e le relative molecole contenute in provette. Appartengono alle specie orticole conservate e stoccate nella banca della biodiversità delle Svalbard. Cambiamenti climatici, permafrost e rischio di estinzione se la temperatura non ne assicurerà la conservazione. Circolazione dell’aria collegata al monitoraggio delle coste a nord della penisola scandinava attraverso computer e ventilatori. Scopriamo così che le feci dell’allevamento intensivo dei salmoni e gli antibiotici modificano flora e fauna di paesaggi che credevamo da cartolina. Disegnata da un enorme dispositivo chimico non é la mostra, ma il nostro mondo. Respirando all’incirca 24mila volte al giorno inconsciamente rielaboriamo emozioni e memoria. Proprio come accade per il retinico, la nostra deriva olfattiva é un elemento di conoscenza ed uno strumento capitale di comunicazione. Ricordiamoci, del resto, che all’inizio della pandemia di Covid la perdita di gusto ed olfatto fu per tutti un pericoloso segnale.

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