07 marzo 2025

Sorelle d’Italia: la resistenza delle lavoratrici diventa pratica artistica e politica

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La determinazione e la sorellanza delle lavoratrici di La Perla ha dato vita a una serie fotografica di forte impatto simbolico, che in prossimità della Giornata Internazionale della Donna diventa un monito alla difesa dei diritti

Sorelle d'Italia
Sorelle d'Italia

Quando resistere è un lusso. La battaglia femminista per il lavoro e per la parità di opportunità nelle carriere non si limita alla lotta contro la disoccupazione, ma è anche un impegno per garantire giustizia economica e parità di trattamento per tutte le donne, in ogni settore e in ogni fase della loro vita lavorativa. Nella Biblioteca Salaborsa di Bologna, fino al prossimo 15 marzo, è esposta l’opera Sorelle d’Italia: il lusso di resistere delle fotografe Matilde Piazzi e Nadia Del Frate dell’associazione Culturale Grabinski Point APS, che si dedica alla promozione di attività culturali, artistiche e ricreative, in collaborazione con alcune lavoratrici de La Perla.

Sorelle d'Italia
Sorelle d’Italia, serie completa

Sorelle d’Italia: una storia di resistenza

L’opera nasce come esplorazione di temi sociali e politici attraverso una ricerca storico-filosofica e dalla personale esperienza delle due artiste che, lavorando nell’e-commerce, hanno direttamente vissuto il riflesso della crisi che ha investito La Perla. Lo stabilimento di Bologna, noto brand di lingerie di lusso fondato nel 1954, ha affrontato una situazione complessa negli ultimi anni, culminata in una crisi aziendale che ha avuto come esito la cassa integrazione straordinaria per oltre duecento dipendenti specializzati, in prevalenza donne, processo intrapreso con la speranza di una possibile vendita e rilancio dell’azienda.

sorelle d'Italia
Sorelle d’Italia, Salaborsa, Bologna ph. Nadia Del Frate

La stampa ha dato recentemente notizia di una nuova fase di vendita che non garantisce però sicurezza da un punto di vista occupazionale. La Regione Emilia-Romagna ha espresso il suo impegno nel sostenere le lavoratrici in cassa integrazione, cercando soluzioni per garantire continuità e protezione, in attesa di un rilancio dell’azienda. Le donne storicamente sono state più colpite da disoccupazione e precarietà, non solo per ragioni strutturali legate alla discriminazione di genere, ma anche per la divisione tradizionale del lavoro e la mancanza di supporti adeguati.

Storia della discriminazione lavorativa che colpisce le donne

Sono anche più spesso vittime di discriminazione salariale, in termini di compensi, accesso alle posizioni di leadership e promozioni. Nel corso della storia le femministe hanno combattuto su vari fronti per ottenere pari opportunità e affrontare le ingiustizie sociali, politiche ed economiche subìte, dal diritto di voto alla parità sul lavoro, dai diritti riproduttivi alla violenza di genere. La battaglia femminista per i posti di lavoro persi è un aspetto cruciale della lotta per l’uguaglianza di genere.

Sorelle d'Italia
Sorelle d’Italia, Salaborsa, Bologna ph. Nadia Del Frate

Malgrado la situazione dello stabilimento, un gruppo di ventiquattro ex lavoratrici, operaie specializzate nel settore con svariati anni di esperienza, ha avviato una lotta femminista e creativa per ribadire il proprio diritto al lavoro. Queste donne si sono sostenute a vicenda unendosi nell’associazione UnicheUnite, nata a seguito del blocco dell’azienda del 2023, con l’apertura di una tempestiva vertenza sindacale e l’obiettivo di difendere i propri diritti e contrastare la speculazione finanziaria che ha minacciato la chiusura dell’azienda. Le socie di UnicheUnite, nome che rimanda all’unicità del singolo e alla collettività, sono attivamente coinvolte in attività produttive e culturali, piccoli capi artigianali, magliette con il proprio logo, collane, gadget in grado di veicolare messaggi di solidarietà e resistenza.

Sorelle d’Italia: la mostra a Bologna

La mostra Sorelle d’Italia. Il lusso di resistere è costituita da un’imponente serie fotografica che ritrae donne dai volti fieri e combattivi, composta da dodici quadri sequenza su tessuto poliestere trasparente visibile su entrambi i lati, ispiratasi al logo dell’associazione, che vede bamboline tenersi per mano e, anche nelle dimensioni, all’ affresco corale seicentesco del bolognese Guido Reni L’Aurora, ultima opera realizzata a Roma prima di rientrare definitivamente a Bologna. L’iconografia di questi lavori anticamente veniva commissionata in palazzi privati come buon auspicio per la rinascita delle famiglie nobili. Nel nostro caso il luogo dove viene proposta l’opera è pubblico, la biblioteca Salaborsa, cuore attivo della città, di buon auspicio per la rinascita dello stabilimento e della tutela del lavoro.

 

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Le lavoratrici fotografate, eleganti e fluide, aggraziate e scultoree in pose neoclassiche, si muovono in uno spazio in movimento, che dialoga con il pubblico e con le singole stampe di dimensioni ridotte, icone intime e liriche, esposte su pannelli a rappresentare sei ritratti allegorici che esprimono individualità e unicità del singolo che diventa collettività nella lotta femminista. Tra esse spicca l’icona simbolo della mostra, Ritratto di Pierangela, una donna chiamata Piera, sul capo un pizzo de La Perla, richiamo alla sacralità e alla femminilità, un volto nascosto ma presente, immagine così potente da aver vinto un premio internazionale Female in Focus promosso da British Journal of Photography in collaborazione con Nikon, per celebrare il talento e la creatività delle fotografe di tutto il mondo.

Sorelle d’Italia in Inghilterra

La fotografia sarà esposta nei prossimi mesi in due mostre collettive a Londra e a Glasgow. A chiudere l’esposizione, prodotta grazie al sostegno delle comunità tramite crowdfunding su produzioni dal basso, sono il Manifesto delle lavoratrici e un video corale realizzato da loro, modelliste, tagliatrici, grafiche, responsabili di uffici, esempio per le nuove generazioni, mentre, accorate e passionali, parlano di esaltazione dell’amore per il lavoro, di valori come indipendenza e libertà, unione e solidarietà. L’operazione di sensibilizzazione e riflessione culminerà l’8 marzo con la distribuzione di cinquecento manifesti A3 della mostra, con il Ritratto di Pierangela da distribuire per la Giornata internazionale della donna, con la presenza delle lavoratrici, simbolo della lotta femminista (non un caso che all’esterno della Salaborsa primeggino i monumenti per la lotta partigiana, antiterrorista e antifascista). “Noi, lavoratrici de La Perla, Rivendichiamo il diritto al lavoro, all’indipendenza e alla giustizia sociale. Denunciamo le pratiche predatorie della finanza speculativa, Lottiamo per salvare dall’estinzione un mondo di saperi e tecniche che si tramanda da generazioni. La nostra protesta è pacifica ma determinata”.

 

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Arte come veicolo del dissenso

L’arte è stata, ed è tuttora, un mezzo potente per esprimere il dissenso, sensibilizzare l’opinione pubblica, incoraggiare il cambiamento sociale, rendere visibili le ingiustizie e sfidare le strutture di potere patriarcali.  Alcuni dei principali temi delle battaglie femministe nell’arte includono la rivendicazione della visibilità rifiutando l’idea che le donne fossero soggetti secondari o marginali nella cultura e nell’arte, un atto di autodeterminazione, come avvenuto già per Artemisia Gentileschi nel Barocco e proseguito con artiste come Frida Kahlo o Barbara Kruger.

 

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Molti movimenti artistici femministi hanno lavorato inoltre per de-costruire la rappresentazione tradizionale del corpo femminile, mettendo in discussione l’oggettivazione del corpo delle donne nell’arte e nella cultura popolare, come avvenuto nelle opere di Cindy Sherman o Valie Export. Le battaglie femministe in arte hanno anche indagato il tema del lavoro e della sostenibilità, collegando la lotta femminista con le questioni ecologiche e sociali. Sono state una forma di resistenza politica contro la discriminazione, la violenza e la marginalizzazione, osservando temi legati alla razza e all’identità culturale. Con l’emergere delle teorie queer e l’esplorazione dei ruoli di genere fluidi l’arte femminista ha ad esempio affermato l’identità e i diritti delle persone LGBTQ.

L’arte è stata ed è veicolo poi per sensibilizzare sulla violenza di genere, affrontando temi come la violenza domestica, lo stupro e le discriminazioni sessuali ed esplorando il trauma psicologico e fisico che ne deriva, come in Sophie Calle e Shirin Neshat. Le battaglie femministe attraverso l’arte hanno avuto un impatto duraturo nel ridefinire il ruolo delle donne nell’arte e nella società, e continuano a sfidare le convenzioni sociali, politiche ed estetiche. Diventa quindi uno strumento potente di critica politica per esprimere resistenza, riflettere sulle disuguaglianze, e porre nuove domande sulla condizione femminile, rendendo visibili storie, emozioni e lotte altrimenti silenziate. Oggi la lotta femminista delle lavoratrici de La Perla continua per una piena uguaglianza e per una società che riconosca e rispetti i diritti e la dignità delle donne.

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