Una sagoma di pietra di calcare, misteriosa, poetica, appena affiorante dalla terra: si tratta di Sotto l’albero del ginkgo, installazione site specific che Hidesotshi Nagasawa realizzò nel 2001, per il Parco di Sculture all’Aperto di Santa Sofia, Comune della provincia di Forlì-Cesena, nell’ambito della 45ma edizione del Premio Campigna. Il lavoro si trovava sotto il secolare ginkgo biloba situato nella parte inferiore del parco Giorgi ma, successivamente, è stato rimosso. E oggi, al termine di un progetto di restauro, coordinato e finanziato dal Comune di Santa Sofia e dal Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna, l’opera è tornata visibile al pubblico, in una sede definitiva. A individuarla, nel corso di un sopralluogo svoltosi nel dicembre del 2010, fu lo stesso artista, scomparso nel 2018 e considerato tra i maestri dell’arte concettuale di matrice orientale.
La scultura di Nagasawa adesso si trova in un piccolo pianoro appartato, nei pressi della biblioteca comunale e non lontano dalle grandi ruote di Mauro Staccioli, altro artista coinvolto nel progetto del Parco di Sculture, il cui itinerario si snoda dal centro di Santa Sofia, partendo dal Parco Giorgi, per scendere poi nell’alveo del fiume Bidente e raggiungere Capaccio. 12 le installazioni che scandiscono il percorso all’aperto: lo specchio spezzato di Chiara Pergola, gli interventi di Anne e Patrick Poirier, Giulio De Mitri, la scultura-panchina in legno di Cuoghi Corsello, il nido bronzeo di Giuseppe Maraniello, la torre in cancelli di ferro battuto di Flavio Favelli, le installazioni monumentali di Eliseo Mattiacci, Nicola Carrino e Luigi Mainolfi e, infine, le due steli di Francesco Somaini.
Nato nel 1940 a Tomei, in Manciuria, stabilitosi in Giappone e laureatosi in architettura a Tokyo, Nagasawa, a 26 anni, decise di dedicarsi esclusivamente all’attività artistica e intraprese un lungo viaggio in bicicletta. In un anno e mezzo attraversò Thailandia, Singapore, India, Pakistan, Iraq, Afghanistan e Siria, per giungere in Turchia, dove si imbarcò per la Grecia e, da lì, per l’Italia. Il viaggio proseguì quindi a Brindisi, Napoli, Roma, Firenze, Genova e Milano. Qui gli rubarono la bicicletta qui decise di fermarsi, nell’agosto del 1967. Vivacissima la sua attività in Italia: nel 1978 fondò, con Jole de Sanna e Luciano Fabro, la Casa degli artisti a Milano.
Nel 1988 gli fu dedicata una antologica al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, nel 1993 alla Villa Delle Rose di Bologna (qui trovate una nostra intervista in occasione di una mostra al MACRO di Roma, nel 2013). Nel 2018, anno della sua scomparsa, nell’ambito di ArtVerona fu presentato un progetto espositivo diffuso con diverse sue installazioni, mentre nel 2019 è stato ricordato da una retrospettiva a Palazzo Reale di Napoli. Tante anche le sue installazioni permanenti all’aperto, pensate in stretto dialogo con il contesto antropico e il paesaggio naturale, tra queste, la Stanza di barca d’oro, per la Fiumara d’arte di Tusa e, appunto, Sotto l’albero del ginkgo, per il Parco di Sculture di Santa Sofia.
I lavori di restauro hanno comportato la pulizia degli elementi – la maggior parte interrati – con acqua e spazzolatura delle superfici. Quindi, sono stati estratti tutti i perni con carotature e gli elementi spezzati sono stati riassemblati con stucchi, colle e nuovi perni in acciaio. Le fratture e le lacune delle superfici sono state prima stuccate con polvere di marmo e poi lucidate. «Dopo vent’anni dalla sua prima collocazione, l’opera è giunta alla sua sistemazione definitiva e ciò rappresenta per noi motivo d’orgoglio», ha commentato l’Assessora con delega alla Cultura Isabel Guidi. «Il Comune di Santa Sofia ha puntato molto sull’arricchimento, manutenzione e valorizzazione del Parco di Sculture all’aperto, pertanto il progetto vedrà importanti novità e nuovi interventi nelle prossime annualità: dalla conservazione preventiva, alla fruizione attraverso visite guidate e manifestazioni per gli adulti, per le famiglie e per i numerosi turisti che frequentano il nostro territorio».
In concomitanza con la presentazione dell’opera, alla Galleria Stoppioni è stata allestita una mostra con opere di Nagasawa concesse in prestito, per l’occasione, dalla Galleria Il Ponte di Firenze, visitabile fino al 6 febbraio. Si tratta, in particolare, di sei lavori a collage e rame databili fra il 2004 e il 2005, che arricchiscono un percorso espositivo da cui emerge il rapporto fra Nagasawa e Santa Sofia, attraverso bozzetti, progetti, articoli giornalistici, fotografie storiche, cataloghi e video.
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